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Risparmio bloccato, imprese a secco: Colombani (First Cisl) propone un Fondo per rilanciare l’economia reale

Riccardo Colombani - Segretario Generale First Cisl

Tanto risparmio, pochi investimenti. È questo, in estrema sintesi, il paradosso tutto italiano (e in parte europeo) denunciato da Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl, durante la tavola rotonda “Risparmi e investimenti – Le politiche utili per lo sviluppo del Paese”, che si è tenuta nella seconda giornata del Congresso nazionale First Cisl.

A fronte di un sistema bancario sempre più concentrato, l’accesso al credito per le imprese è in calo costante. “Nel 2011 il credito diretto verso le imprese non finanziarie ammontava a 995 miliardi di euro, nel 2024 siamo scesi a 665. I primi cinque gruppi bancari hanno ridotto il credito per 10 trimestri consecutivi”, ha spiegato Colombani. Un dato che fotografa un problema più ampio: “L’intermediazione creditizia non riesce a spingere il risparmio verso l’economia reale. Eppure, è solo attraverso il risparmio che possiamo innescare lo shock da investimenti di cui la nostra economia ha bisogno per crescere a ritmi sostenuti”, ha sottolineato Colombani.

Non bastano quindi le fusioni bancarie o le operazioni di mercato. Serve un disegno strategico più ampio: un Fondo per rilanciare l’economia reale.

Concentrare le banche non basta, servono investimenti

Per superare questa impasse, è necessario un cambio di paradigma, prosegue Colombani. Non una fusione dietro l’altra – il cosiddetto “risiko bancario” – ma una strategia strutturata che metta in contatto risparmio e tessuto produttivo. Colombani ha richiamato anche le parole del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle sue Considerazioni finali: “La concentrazione del sistema bancario deve creare valore per le imprese e le famiglie. Creare valore significa erogare finanziamenti in misura adeguata per quantità e costi all’economia reale e disporre di prodotti di risparmio che siano efficaci, trasparenti e a condizioni eque”. Ma, ad oggi, questa missione sembra ancora lontana. “Non credo si possa dire che queste condizioni oggi siano soddisfatte”, ha affermato Colombani.

Borsa italiana piccola, Europa in affanno

Altro tema caldo: la dimensione ridotta del mercato azionario italiano, che penalizza l’accesso delle imprese ai capitali. “Borsa Italiana capitalizzava a fine marzo appena 907 miliardi. Le prime sette aziende tech americane valgono da sole circa 15mila miliardi di dollari”, ha evidenziato Colombani.

Il risultato è una fuga di capitali europei verso gli Stati Uniti e una crescente dipendenza da asset manager americani, come BlackRock, che investe nelle banche italiane, ma poco nell’industria “dal momento che solo 413 aziende italiane sono quotate a Piazza Affari”, specifica il segretario.

E il problema non è solo italiano. Anche l’Europa sconta una debolezza strutturale. Il progetto dell’Unione dei risparmi e degli investimenti è un segnale positivo, ma non basta. “Va completato con strumenti su misura, definiti su base nazionale, come il nostro Fondo per l’economia reale”, ha concluso Colombani.

La proposta di First Cisl: il Fondo nazionale per l’economia reale

Una piattaforma con governance pubblico-privata, che coinvolga Cassa Depositi e Prestiti, banche e assicurazioni. “Soggetti questi ultimi in grado di porre in relazione il risparmio con le esigenze del tessuto produttivo”, ha spiegato Colombani.

Agli investitori che decidano di partecipare devono essere garantite alcune certezze: “la protezione dei loro risparmi, la garanzia integrale del capitale e, al tempo stesso, limiti temporali e di ammontare definiti per evitare qualsiasi forma di speculazione”.

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Categories: Finanza e Mercati