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Renzi a Bruxelles: “Cambiare l’Europa per salvarla”

“Ecco il Matador!”. Può darsi che abbia confuso gli idiomi, ma è con questo appellativo che Angela Merkel ha accolto ieri a Bruexelles Matteo Renzi. Dopo un colloquio al Quirinale con Giorgio Napolitano, infatti, il Premier italiano è volato in Belgio per prendere parte alla cena informale fra i 28 big del continente che tradizionalmente precede il Consiglio europeo. Si è presentato forte del recente trionfo alle europee, che con 31 deputati ha fatto del Pd il partito più rappresentato nel Pse (davanti alla Spd tedesca) e il secondo in assoluto all’interno del Parlamento europeo, alle spalle proprio della Cdu-Csu guidata dalla cancelliera tedesca. Un risultato storico, che ora il Presidente del Consiglio intende far pesare.

“Se vogliamo salvare l’Europa, dobbiamo cambiarla –ha detto Renzi ai colleghi capi di Stato e di governo –. Con questa forza vi dico che anche chi ha votato per noi ha chiesto di cambiare l’Europa”. Quanto alle nomine dei commissari, il Premier ha sfoggiato una citazione latina: “Nomina sunt consequentia rerum, dicevano gli antichi. Prima dobbiamo essere d’accordo su cosa fare, poi decidiamo chi lo fa”. Infine, una manifestazione di orgoglio: “In Italia il nostro partito ha avuto 11 milioni di voti e il nostro Paese è stato quello con la maggiore affluenza alle urne di tutta l’Ue. Abbiamo sconfitto il populismo”. 

Oltre alla scelta dei nuovi commissari, che molto probabilmente arriverà dopo la costituzione di una maggioranza di larghe intese, a Bruxelles rimane da decidere anche chi sarà il nuovo presidente della Commissione europea. In prima fila, per il momento, c’è Jean Claude Junker, candidato del Partito popolare europeo, lo schieramento che ha ricevuto il maggior numero di voti a livello continentale. Tuttavia, se né lui né il candidato del Pse Martin Schulz dovessero farcela, l’Italia potrebbe sfidare i candidati alternativi che si sono già proposti (il polacco Tusk, il finlandese Katainen e l’irlandese Kenny), arrivando forse a giocare la carta Enrico Letta.

Sul versante delle politiche da intraprendere, François Hollande ha sottolineato che “dalla Francia arriva la domanda di più crescita e più lavoro, quindi vogliamo un riorientamento della costruzione europea. Il fatto che il 25% degli elettori francesi abbia votato l’estrema destra non è un problema solo della Francia, ma di tutta l’Europa. Io sono europeista, ma voglio che l’Europa cambi”. 

Il Consiglio europeo, tuttavia, non potrà ignorare l’euroscettica Marine Le Pen, leader del Front National, che, dopo la vittoria schiacciante alle europee, ha chiesto al Presidente della Repubblica francese di convocare elezioni anticipate, promettendo che se sarà eletta presidente entro sei mesi presenterà un referendum per chiedere ai francesi se vogliano uscire dall’Unione europea. 

Sul fronte internazionale, Le Pen chiede di fermare il negoziato per il trattato di libero scambio Ue-Usa, che Parigi impedisca l’ingresso della Turchia nell’Ue e che il governo francese, violando le regole comunitarie, nazionalizzi Alstom, gigante industriale finito recentemente nel mirino di Siemens e soprattutto di General Motors. 

Un appello per il cambiamento è arrivato anche da David Cameron: “L’Unione europea non può ignorare i risultati delle elezioni e andare avanti come prima – ha detto il premier britannico –. Abbiamo bisogno di cambiare e rispondere alla domanda su quello che conta: crescita e lavoro. Si deve riconoscere che Bruxelles interviene troppo, la soluzione dovrebbe essere data dagli Stati dove possibile, e dalla Ue solo dove necessario”. 

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Categories: Politica