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Napoli e Inter: doppia vittoria e la corsa scudetto resta aperta. Bologna-Juve e Roma-Fiorentina al centro della corsa Champions

FIRSTonline

Stessa distanza, ma con una partita in meno. La corsa scudetto non ha subito nessuno scossone, il che va indubbiamente a vantaggio del Napoli. Il successo di Lecce (0-1), per quanto stentato, avvicina Conte all’obiettivo, visto che toglie uno degli ostacoli più duri rimasti in calendario. Il tecnico azzurro, per essere sicuro del tricolore, dovrà fare 7 punti tra Genoa, Parma e Cagliari, a meno che l’Inter non rallenti ancora. Ma i nerazzurri non hanno nessuna intenzione di mollare, come si è visto ieri sera contro il Verona: Inzaghi è riuscito a vincere nonostante il maxi-turnover finalizzato alla sfida col Barcellona di martedì, restando così in scia al Napoli capolista. Archiviata la corsa scudetto, è tempo di concentrarsi su quella Champions, pronta a entrare nel vivo con le sfide odierne: Bologna-Juventus (ore 20.45) e Roma-Fiorentina (18) promettono spettacolo, con la Lazio pronta ad approfittarne, a patto di sbancare Empoli nel lunch-match delle 12.30.

Lecce – Napoli 0-1: Conte resta a +3 sull’Inter grazie a una punizione di Raspadori

Al Via del Mare è andato in scena l’incrocio tra il sogno scudetto azzurro e la corsa salvezza giallorossa, in una sfida ad altissimo tasso di tensione. Dopo il toccante omaggio a Graziano Fiorita, il Napoli ha subito preso in mano le redini del gioco, facendo girare palla e cercando ampiezza. Il primo brivido è arrivato dopo appena due minuti, con Lukaku che ha insaccato su assist di Politano, ma la gioia è durata poco: il Var ha annullato tutto per fuorigioco millimetrico. Un episodio che, insieme a qualche minuto di stop per petardi e fumogeni in campo, ha subito delineato il copione tattico, con il Napoli padrone del possesso e il Lecce chiuso e pronto a ripartire. Gli azzurri hanno costruito dal basso con pazienza, spingendo sugli esterni e portando tanti uomini in avanti, mentre i salentini hanno serrato le linee e cercato le punte in verticale. Guilbert ha disturbato McTominay su un cross di Politano, Raspadori ha mancato il tap-in su una respinta corta, mentre dall’altra parte Krstovic ha sfiorato il palo con un destro dal limite. Il muro giallorosso ha retto fino al 24’, poi Raspadori ha rotto l’equilibrio con una punizione velenosa che ha beffato Falcone. La gara si è accesa: Gaspar ha centrato la traversa di testa su corner, il Lecce ha protestato per un sospetto tocco di mano di Spinazzola, Raspadori ha sfiorato il bis su invito perfetto di McTominay e Pierotti non ha trovato il pallone a centro area su un cross di Gallo. Dopo otto minuti di recupero, le squadre sono andate al riposo sul 1-0. Nella ripresa Giampaolo ha cambiato le carte inserendo Morente e Helgason per Kaba e Karlsson, cercando più spinta e un baricentro più alto. Conte ha risposto con sangue freddo, puntando sul possesso per abbassare il ritmo e controllare la gara. Olivera ha trovato il gol di testa su corner, ma Massa ha annullato per un fallo di McTominay su Falcone. Spinta dalla voglia di pareggiare, la squadra di casa ha aumentato l’intensità e ha provato ad attaccare in massa, mentre il Napoli ha faticato in uscita, chiudendosi per proteggere il vantaggio. Nel finale Coulibaly ha calciato alto da fuori, Ngonge ha visto la sua conclusione murata dalla difesa leccese e Falcone ha sventato un cross insidioso di Billing. Gli azzurri hanno stretto i denti, tenuto alta la concentrazione nei duelli e portato a casa tre punti d’oro nella corsa scudetto.

Conte: “Vinta una gara importantissima, la temevo molto”

“Col Lecce è arrivata una vittoria importante in un momento d’emergenza – ha spiegato Conte -. Era una partita che temevo tantissimo per diversi motivi. Abbiamo fatto la nostra gara per cercare di vincere, fare un passo importante e dare un segnale positivo a tutto l’ambiente. Era una tappa importante, non voglio mentire: pareggiare o vincere ci cambiava la vita. Ho l’esperienza giusta per far capire ai ragazzi l’importanza delle gare, chi vince scrive la storia, gli altri la vanno a leggere. Non interesserà a nessuno se arriveremo secondi, siamo sul pezzo e vogliamo arrivare fino alla fine. Questa squadra è cresciuta rispetto all’esordio in cui abbiamo fatto 0-0 col Modena e poi abbiamo perso in campionato. Ho detto ai ragazzi che è stata una tappa importante, ma non la più importante. Nel finale ero stressato, queste sono gare che ti sfiniscono perché sai che sono importanti e quanto pesano. Dopo il triplice fischio sono rientrato subito nello spogliatoio per scaricare l’adrenalina che avevo, poi ho ringraziato i ragazzi”

Inter – Verona 1-0: a Inzaghi basta un rigore di Asllani per restare in scia al Napoli

Inzaghi ha stravolto la formazione rispetto a Barcellona, cambiando dieci uomini e lasciando solo Bisseck come superstite dell’undici anti-blaugrana. Senza Lautaro, out per infortunio, e Calhanoglu squalificato (come lo stesso tecnico, sostituito in panchina dal vice Farris), l’Inter è scesa in campo con Arnautovic e Correa in attacco. Il Verona di Zanetti ha risposto con un centrocampo muscolare grazie all’inserimento di Niasse e con Suslov alle spalle di Sarr. L’Inter ha spinto forte fin dai primi minuti, mentre il Verona ha atteso per colpire in ripartenza. La svolta è arrivata al 7’, quando Arnautovic ha colpito il pallone in area e Valentini ci ha messo la mano: dopo il check del VAR, Manganiello ha indicato il dischetto e Asllani ha spiazzato Montipò con freddezza, portando avanti i suoi (9’). Il Verona ha cercato subito la risposta con Sarr, che ha costretto Martinez a respingere un diagonale velenoso. I nerazzurri hanno risposto colpo su colpo, prima sfiorando il raddoppio con Correa, poi con Arnautovic. Prima dell’intervallo, Asllani ha fatto tremare tutto San Siro con un missile da fuori area che ha dato l’illusione del gol, accarezzando il palo e spegnendosi sul fondo. La ripresa è ripartita senza cambi ma con un Verona più aggressivo, spinto da Zanetti alla ricerca del pari. Tuttavia, è stata ancora l’Inter a partire meglio: al 56’ Correa ha avuto sui piedi la palla del 2-0, ma non ha trovato la zampata giusta. Il Verona ha avuto le sue chance con Suslov e Duda, ma la difesa nerazzurra ha retto bene l’urto. Zanetti ha provato a dare la scossa inserendo Kastanos e Mosquera, mentre Farris (in costante contatto con Inzaghi) ha risposto pescando dalla panchina Dimarco, Mkhitaryan e Taremi per blindare la vittoria. L’esterno ha subito messo paura a Montipò con una gran volée mancina su cross di Zalewski, che però è finita alta. Nel finale l’Inter ha gestito con mestiere, abbassando i ritmi e blindando la vittoria nei quattro minuti di recupero con un lungo possesso palla. Così i nerazzurri hanno ritrovato il sorriso e i tre punti che mancavano dal 12 aprile, restando in piena corsa per il campionato.

Farris (vice Inzaghi): “Lo scudetto non dipende più da noi, ma vogliamo la finale di Champions”

“È stata una partita seria, serviva fare il nostro e vincere, se il Napoli dovesse lasciare qualcosa noi non dovremo avere nessun tipo di rammarico – il pensiero di Farris, presentatosi in conferenza stampa al posto dello squalificato Inzaghi -. Oltre alla vittoria mi è piaciuta l’intensità, la voglia di fare la partita. Non abbiamo rischiato quasi niente, con l’atteggiamento giusto. Al momento, purtroppo, lo scudetto non dipende più da noi, ma se il Napoli ci lascerà qualcosa proveremo a prenderlo. Ora possiamo pensare alla Champions, siamo convinti che San Siro possa darci una mano, l’approccio sarà di grande concentrazione. L’idea è quella di provare a togliere palleggio per subire meno pressione, ma dobbiamo cercare di vincere per passare il turno. C’è grande consapevolezza, a Barcellona abbiamo cercato di fare la nostra partita cercando di sfruttare alcune problematiche della squadra avversaria. Siamo consapevoli della loro forza, ma anche solo essere arrivati fino in semifinale è motivo di grande orgoglio. Ora però faremo di tutto per arrivare in finale”.

Bologna – Juventus (ore 20.45, Dazn)

Una domenica da dentro o fuori per Bologna e Juventus, ma anche per Roma e Fiorentina, impegnate nell’altro big match di giornata. Insomma, un weekend che promette di riscrivere la mappa della Champions, e non solo. Al Dall’Ara l’aria è elettrica: in palio non ci sono solo tre punti pesantissimi, ma un possibile sorpasso storico. Sì, storico, perché mai il Bologna si è trovato davanti ai bianconeri a tre giornate dalla fine in un campionato a venti squadre. E pensare che questa data, quando uscirono i calendari, era stata cerchiata in rosso per un altro motivo, ovvero il ritorno da “nemico” di Thiago Motta sotto le Due Torri. Invece, il destino ha mescolato le carte e sulla panchina bianconera siede adesso Igor Tudor, uno che contro i rossoblù non ha mai sbagliato un colpo (tre vittorie su tre). Il suo mantra? Pragmatismo assoluto, pochi fronzoli e tanta sostanza per salvare il salvabile in questa stagione tormentata. I problemi però non mancano nemmeno a lui, costretto a fare a meno di Vlahovic, Yildiz e Koopmeiners. In difesa, inoltre, si fa la conta: solo due centrali di ruolo (Kalulu e Veiga) e la necessità di adattare un terzino (Savona). Anche Italiano deve fare i conti con le assenze, ma qualche spiraglio di ottimismo c’è. Casale torna almeno in panchina, mentre per Holm e Ndoye il recupero procede spedito e salgono le chance di vederli protagonisti nella finale di Coppa Italia (già polverizzati 16mila biglietti dai tifosi rossoblù). In attacco, Dallinga resta favorito per partire dal primo minuto, ma attenzione a Castro: la sua condizione migliora e c’è chi sussurra che potrebbe ritrovare una maglia da titolare proprio contro la Juve, la squadra a cui segnò il suo primo gol italiano in quel pirotecnico 3-3 di un anno fa. Quella era stata una serata di festa per entrambe, con Thiago Motta e Montero a complimentarsi a vicenda per la Champions raggiunta in precedenza. Questa volta, invece, la posta in palio è decisamente più alta, ma soprattutto solo una, a meno di clamorosi colpi di scena, potrà staccare il pass per l’Europa più importante.

Tudor: “A Bologna per vincere, non mi accontento del pareggio”

“Non si può giocare per il pareggio, non l’ho mai fatto nella mia vita – ha sottolineato Tudor -. Abbiamo preparato la partita per andare a vincere e sicuramente il risultato deciderà tanto in chiave Champions. Il Bologna ha dietro un lavoro di anni, è una squadra difficile da affrontare, fatta di corsa, grinta e duelli. Se non vai alla stessa intensità la qualità superiore non viene fuori, ma penso che sarà una bella gara da giocare. Da quando sono arrivato la squadra ha fatto una partita importante contro la Roma, ma nella fase finale della stagione lo sono tutte. Le gare rimaste sono poche ed è chiaro che hanno un grande peso. Bisogna fare bene tutte le partite, abbiamo preparato questa sfida tutta la settimana. I giocatori devono andarsi a prendere il loro destino, perché nessuno potrà regalarglielo. Quando la squadra prepara la gara bene, poi riesce a ottenere tutto”.

Bologna – Juventus, le probabili formazioni

Bologna (4-2-3-1): Skorupski; Calabria, Beukema, Lucumì, Miranda; Freuler, Aebischer; Orsolini, Odgaard, Cambiaghi; Dallinga

In panchina: Ravaglia, Bagnolini, De Silvestri, Lykogiannis, Erlic, Moro, Casale, Ferguson, El Azzouzi, Fabbian, Pobega, Castro, Dominguez

Allenatore: Italiano

Indisponibili: Holm, Ndoye, Pedrola

Squalificati: Nessuno

Juventus (3-4-2-1): Di Gregorio; Savona, Veiga, Kalulu; McKennie, Locatelli, Thuram, Cambiaso; Conceiçao, Nico Gonzalez; Kolo Muani

In panchina: Perin, Pinsoglio, Costa, Rouhi, Weah, Douglas Luiz, Mbangula, Adzic

Allenatore: Tudor

Indisponibili: Milik, Bremer, Cabal, Gatti, Koopmeiners, Kelly, Vlahovic

Squalificati: Yildiz

Roma – Fiorentina (ore 18, Dazn e Sky)

Uno spareggio per continuare a sognare. Roma e Fiorentina non si giocano il biglietto per la prossima Champions League, ma la possibilità di restare agganciate al treno che porta in paradiso. Entrambe inseguono, senza avere il destino nelle proprie mani, ma chi uscirà vincente dall’Olimpico vedrà le sue chance lievitare, complice un calendario non proprio agevole per la Juve, attesa da Bologna e Lazio nel giro di pochi giorni. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni: l’Olimpico sarà sold out per la dodicesima volta in stagione, la sessantanovesima da quando c’è Friedkin al timone. E non è un caso. La piazza avverte che questa può davvero essere la volta buona. Ranieri lo sa bene e, dopo aver fatto il pieno di fiducia con il blitz di San Siro, non può più nascondersi: la Roma ci crede eccome. Il tecnico giallorosso, che aveva predicato calma fino a qualche settimana fa, ora parla apertamente di sogno Champions. E per inseguirlo si affiderà alla formula già collaudata a Milano, ovvero il tandem d’attacco Shomurodov-Dovbyk, con l’immancabile Soulé a rifinire. I numeri parlano chiaro: la Roma non perde in campionato dal 15 dicembre (2-0 contro il Como), mentre tra le mura amiche l’ultimo ko risale addirittura al 2 dicembre, quando l’Atalanta di Gasperini espugnò l’Olimpico. Da allora, diciotto partite utili di fila che raccontano di una squadra solida, affamata e sempre più consapevole. Di fronte ci sarà però una Fiorentina che non ha nessuna intenzione di recitare il ruolo di comparsa. Servirà una Viola concreta, compatta e cattiva al punto giusto per provare a frenare la corsa dei capitolini. Le notizie dall’infermeria non sono incoraggianti: c’è pessimismo sulle condizioni di Cataldi, uscito malconcio dal match di due giorni fa contro il Betis. Palladino, realisticamente, si affiderà ancora ai suoi uomini più rodati, tra necessità e strategia, nonostante assenze (mancherà anche lo squalificato Ranieri) e l’inevitabile stanchezza post-Conference. Buone nuove, invece, per quanto riguarda Kean: dopo il rodaggio di Siviglia, stavolta è pronto a scendere in campo dal primo minuto. E la sua presenza pesa eccome, perché anche la Fiorentina sa bene che qui si decide un pezzo importante di stagione e la presenza del bomber diventa addirittura fondamentale.

Ranieri: “Daremo tutto, non voglio rimpianti. Il nuovo allenatore? Lo annuncerà Friedkin”

“Più dell’impresa di Leicester non c’è niente, ma la qualificazione alla Champions sarebbe un altro tassello dentro il mio cuore – ha puntualizzato Ranieri -. Lottiamo, non dobbiamo avere recriminazione, giochiamo queste quattro partite con il coltello tra i denti. Non mi piace promettere, ma sono una persona positiva e ambiziosa, incontriamo una signora squadra che ha tutte le carte in regola per andare in finale di Conference. Nelle ultime dieci hanno perso solo col Betis, hanno buonissimi giocatori, grandi qualità, dovremo fare una super partita. Dovbyk? Non è un acquisto sbagliato, se uno prende il capocannoniere della Liga non sbaglia. Deve migliorare, ha i mezzi, io ci credo ancora. Noi pensiamo solo all’oggi, non ci vogliamo distrarre. Vale per Dovbyk, vale per tutti. Il prossimo allenatore? Il nome verrà annunciato quando il presidente lo deciderà e lo riterrà opportuno. Nulla mi può far cambiare idea, io amo la Roma, tutto quello che egoisticamente mi porterebbe a fare un altro anno sarebbe uno sbaglio per il club. Io aiuterò il nuovo allenatore in tutto e per tutto”.

Roma – Fiorentina, le probabili formazioni

Roma (3-5-2): Svilar; Celik, Mancini, Ndicka; Soulé, Cristante, Koné, Pellegrini, Angelino; Dovbyk, Shomurodov

In panchina: Gollini, De Marzi, Rensch, Hummels, Nelsson, Salah-Eddine, Abdulhamid, Paredes, Pisilli, Sangaré, El Shaarawy, Saelemaekers, Gourna-Douath, Baldanzi

Allenatore: Ranieri

Indisponibili: Dybala

Squalificati: Nessuno

Fiorentina (3-5-2): De Gea; Pongracic, Pablo Marì, Comuzzo; Folorunsho, Mandragora, Adli, Fagioli, Gosens; Gudmundsson, Kean

In panchina: Terracciano, Martinelli, Moreno, Parisi, Richardson, Ndour, Colpani, Zaniolo, Beltran

Allenatore: Palladino

Indisponibili: Bove, Dodò, Cataldi

Squalificati: Ranieri

Empoli – Lazio (ore 12.30, Dazn)

Pranzo di fuoco per la Lazio, che oggi fa visita all’Empoli al Castellani, un campo che negli ultimi tempi le ha portato piuttosto bene, come dimostra la serie di cinque vittorie consecutive ancora in corso. E non è un caso isolato: lontano dall’Olimpico, infatti, la squadra di Baroni ha mostrato un piglio decisamente più brillante, raccogliendo 16 punti nelle ultime 7 trasferte, il doppio di quelli messi insieme nelle gare casalinghe nello stesso arco di tempo. I numeri parlano chiaro: 29 punti conquistati in casa su 17 giornate, contro i 31 ottenuti in trasferta (già 10 successi esterni, a un passo dal record storico di 12). Insomma, in Toscana la Lazio ha l’occasione di agganciare (e superare) la concorrenza, portandosi momentaneamente al quarto posto e mettendo pressione a Roma-Fiorentina e Bologna-Juventus, impegnate in scontri diretti che somigliano tanto a degli spareggi. Ma se da un lato la Lazio può mettere fiato sul collo alle rivali, dall’altro sa bene di avere una pressione enorme addosso. Oggi è settima e rischia seriamente di restare fuori dall’Europa dopo anni di presenza fissa (l’ultima assenza risale alla stagione 2015-16). L’unica scappatoia? Che il Bologna, ora tra le prime sei, vinca la Coppa Italia, garantendo così un posto in Europa League anche ai biancocelesti. Non proprio uno scenario su cui fare troppo affidamento. E la posta in gioco è altissima non solo per il prestigio, ma anche per le casse del club: le entrate europee sono ossigeno puro, specie considerando che da due anni la maglia è orfana di sponsor e la caccia a nuove partnership è ancora a secco. Queste ultime quattro gare, poi, peseranno come macigni sul futuro di Baroni e di parecchi giocatori chiave. Sulla carta, la trasferta di oggi è un’occasione da non fallire: l’Empoli, in casa, ha vinto solo due volte in tutta la stagione (contro Catanzaro in Coppa Italia e Como a novembre), per il resto solo 4 pareggi in 11 partite. Insomma, mai come stavolta il calendario sembra sorridere alla Lazio, chiamata a sfruttarlo per non buttare via un’intera stagione.

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Empoli – Lazio, le probabili formazioni

Empoli (3-4-2-1): Vasquez; Goglichidze, Ismajli, Viti; Gyasi, Marinucci, Fazzini, Pezzella; Esposito, Cacace; Colombo

In panchina: Silvestri, Seghetti, De Sciglio, Sambia, Tosto, Bacci, Solbakken, Konaté, Campaniello

Allenatore: D’Aversa

Indisponibili: Maleh, Kouamé, Sazonov, Zurkowski, Haas, Pellegri, Ebuehi, Anjorin, Kovalenko

Squalificati: Henderson, Grassi

Lazio (4-2-3-1): Mandas; Marusic, Gila, Romagnoli, Pellegrini; Guendouzi, Rovella; Isaksen, Dia, Zaccagni; Castellanos

In panchina: Provedel, Furlanetto, Provstgaard, Gigot, Hysaj, Tchaouna, Belahyane, Vecino, Basic, Dele-Bashiru, Ibrahimovic, Noslin, Pedro

Allenatore: Baroni

Indisponibili: Patric, Tavares, Lazzari

Squalificati: Nessuno

Categories: Sport