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Mps: il piano lascia aperta la porta alle aggregazioni

Wikimedia Commons - Herbert Frank

Montepaschi ha approvato un piano strategico stand-alone che manifesta un fabbisogno patrimoniale tra i 2 e 2,5 miliardi. Al contempo, però, la Banca senese lascia aperta la porta all’aggregazione, soluzione ineludibile secondo il Tesoro, che si è impegnato con l’Europa a riprivatizzare l’istituto entro il 2021 e da mesi cerca di trovare un accordo con Unicredit. La strada della soluzione esterna è anche la preferita della presidente, Patrizia Grieco, e dell’advisor Mediobanca.

Contro la fusione con Unicredit, che potrebbe costare al Tesoro fino a 5 miliardi di dote, si è schierato il Movimento 5 Stelle, che chiede di rinviare l’uscita dello Stato dal capitale. Polemiche anche da parte dei sindacati, preoccupati per gli impatti occupazionali che la fusione porterebbe con sé.

Ma, al di là degli accordi con la Ue che non possono essere disinvoltamente disattesi, quanto costerebbe allo Stato e dunque a tutti i cittadini mantenere il Monte dei Paschi nelle mani del Tesoro?

Il nuovo piano strategico 2021-2025 prevede una riduzione di personale pari a 2.670 unità, tenendo conto anche delle uscite tramite il ricorso al fondo di solidarietà, del turnover naturale e dei nuovi ingressi.

Inoltre, Mps prevede il pareggio nel 2022 e un ritorno all’utile nel 2023, mentre stima di chiudere in perdita sia quest’anno che il prossimo.

Mps è impegnata a predisporre un nuovo capital plan da sottoporre alla Banca Centrale Europea entro il 31 gennaio 2021. Il capital plan conterrà un’indicazione dei fabbisogni di capitale (di medio termine e non limitati al CET1), che al momento, come detto, sono quantificati tra 2 miliardi e 2,5 miliardi. Nel piano dovranno essere indicate anche le modalità con cui s’intende coprire questo fabbisogno.

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Categories: Finanza e Mercati