La presidente Claudia Sheinbaum lo aveva detto: il Messico non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa dagli Stati Uniti di Trump né sulla questione dei dazi, né su quella dei migranti né tantomeno su quelle geografiche e territoriali. E così, dopo aver denunciato nientemeno che Google perché per volontà del presidente statunitense lo scorso febbraio ha cambiato la denominazione del Golfo del Messico in Golfo d’America sulle mappe, adesso è il turno di Elon Musk, ormai ex braccio destro del tycoon ma pur sempre tra gli uomini più ricchi ed influenti del pianeta, oltre che simbolo della potenza a stelle e strisce almeno quanto la big tech di Mountain View. Il governo messicano ha annunciatoche farà causa a SpaceX, l’ormai notissimo progetto spaziale di Musk, a causa dell’inquinamento generato sul territorio messicano dai lanci dei suoi razzi.
I lanci di Starbase mettono in pericolo la fauna costiera
Starbase, il principale centro operativo di SpaceX, si trova infatti al Sud del Texas, a pochi chilometri dallo stato di Tamaulipas, al confine nord-orientale del Paese ispanofono. In quell’area alcuni gruppo do ambientalisti – sia messicani che statunitensi – hanno segnalato la contaminazione delle fonti d’acqua e la presenza di detriti di razzi, il che starebbe mettendo in pericolo la fauna costiera, in particolare tartarughe marine e varie specie di uccelli. Musk negli ultimi tempi si è un po’ allontanato dalla scena pubblica e ha ripreso ad occuparsi delle sue aziende, soprattutto Tesla che sta attraversando un preoccupante periodo di crisi delle vendite: perciò non ha nell’immediato alla notizia della denuncia del governo messicano, ma non è difficile immaginare che non considererà la questione di importanza vitale e che non avrà problemi ad affrontare eventuali processi e sanzioni.
L’ultima esplosione a 100 metri dal confine
“Stiamo esaminando tutto ciò che riguarda i lanci dei razzi, che avvengono molto vicino al nostro confine, l’impatto che hanno sull’area. Nel quadro del diritto internazionale, stiamo avanzando le richieste necessarie”, ha invece dichiarato la presidente Sheinbaum, agguerrita come sempre. L’annuncio peraltro è arrivato una settimana dopo l’esplosione di un razzo SpaceX Starship durante un test di routine a terra, l’ennesimo fiasco dell’azienda del miliardario statunitense nella ambiziosa corsa a portare gli esseri umani su Marte. Il razzo SpaceX Starship 36 è esploso a soli 100 metri dal territorio messicano, sparpagliando frammenti di metallo, plastica e componenti nel Rio Grande, nonché nei terreni agricoli e nei pascoli del comune di Matamoros, nel Nord-Est dello stato di Tamaulipas, al confine appunto con il Texas.
Secondo l’azienda di Musk tutto sarebbe avvenuto secondo le regole e nei luoghi stabiliti, ma altre fonti sostengono che davvero il lancio contestato sia stato effettuato ancora più vicino alla frontiera che divide i due Paesi e sulla quale Washington ha più volte sostenuto di voler costruire un muro per non far passare nessun migrante. In ogni caso la presidente Claudia Sheinbaum ha affermato che la decisione di intentare causa non è specificamente legata a quell’esplosione, ma piuttosto più in generale agli “impatti sulla sicurezza e sull’ambiente” che l’attività di SpaceX rappresenta per il Tamaulipas. “Avvieremo un procedimento perché effettivamente c’è contaminazione”, ha precisato in conferenza stampa.