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Lettera aperta di 34 ex ambasciatori a Meloni: “Riconosca lo Stato di Palestina, è un atto urgente e politico”

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“L’iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt’altro che meramente simbolica, è l’immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina“. Con queste parole, 34 ex ambasciatori italiani – tra cui spiccano nomi come Pasquale Ferrara, Ferdinando Nelli Feroci, Pasquale Quito Terracciano e Carlo Trezza – si rivolgono alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, attraverso una lettera aperta in cui chiedono un deciso cambio di rotta nella politica estera italiana in Medio Oriente.

Nel documento, i firmatari, ex rappresentanti diplomatici in sedi strategiche come Bruxelles, Londra, Mosca, Pechino e presso la Nato, denunciano la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e sollecitano il governo a intraprendere azioni concrete e incisive, a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina, considerato il primo passo per rilanciare con serietà la soluzione dei due Stati.

“Ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza”, scrivono i diplomatici, motivando il loro intervento con “i lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione”.

“Violazioni gravi, operazioni senza giustificazioni”

Il testo contiene un’accusa esplicita contro la condotta israeliana nella Striscia. “Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane”, affermano i firmatari. E aggiungono che non è “affatto improprio” parlare di pulizia etnica, ricordando che la Corte Internazionale di Giustizia è chiamata a valutare gli estremi del genocidio.

Pur riconoscendo la gravità degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, i 34 ambasciatori sottolineano che tali atti non possono giustificare l’orrore inflitto alla popolazione civile palestinese: “Atti che non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con quanto sta avvenendo a Gaza”.

Nel testo si denuncia inoltre il blocco umanitario: “Le inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inaccettabili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria, stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti”.

Le richieste: stop alla cooperazione militare e sanzioni Ue

Oltre al riconoscimento dello Stato di Palestina, la lettera elenca una serie di richieste indirizzate al governo italiano. I firmatari propongono:

  • la sospensione di ogni cooperazione militare e nel settore della difesa con Israele
  • il sostegno, in sede Ue, a misure sanzionatorie individuali, come il congelamento dei beni e restrizioni agli spostamenti internazionali, contro i ministri israeliani che appoggiano la colonizzazione della Cisgiordania;
  • l’adesione al consenso europeo per la sospensione temporanea dell’Accordo di associazione tra Israele e Unione europea.

Tutte misure volte a fare pressione su Tel Aviv affinché rispetti il diritto internazionale e si riapra alla prospettiva negoziale.

“Due popoli, due Stati”

Nel cuore della lettera c’è l’auspicio che la storica formula dei “due popoli, due Stati” non rimanga un semplice slogan. “Questa decisione – si legge – confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di ‘due popoli, due Stati’ non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente”.

Il riconoscimento dello Stato di Palestina, spiegano gli ex diplomatici, rappresenterebbe un segnale politico forte in vista della Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione dei due Stati. Le relazioni con Israele, concludono, devono essere “strettamente condizionate a questa prospettiva”.

Nel passo conclusivo della lettera, gli ambasciatori spiegano le ragioni profonde del loro appello, richiamandosi alla propria esperienza al servizio dello Stato: “i lunghi anni trascorsi nella diplomazia italiana, al fianco della causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione, ci impongono di parlare. Non possiamo restare in silenzio o inerti di fronte alla sistematica negazione, da parte del governo israeliano, di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica”.

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Categories: Politica