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L’auto a idrogeno arriva sul mercato (a prezzi abbordabili)

Erano gli anni Ottanta, quelli di Ritorno al futuro e delle mirabolanti auto che viaggiano nel tempo a colpi di plutonio. In quell’era fatta di mirabolanti fantasie futuristiche, in Giappone un gruppo di ingegneri aveva appena annunciato l’arrivo – a breve – di veicoli a pila di combustibile, in inglese fuel cell, un dispositivo elettrochimico capace di ottenere elettricità direttamente dall’idrogeno, senza che avvenga una combustione termica.

Da quel momento in poi, trent’anni di delusioni e nuove promesse mancate. Ma oggi Toyota dovrebbe finalmente confermare, nella cornice del Salone di Tokyo, l’ingresso nel mercato di una piccola berlina a idrogeno.

La casa giapponese si vuole imporre come leader di questa tecnologia, che fa reagire idrogeno e ossigeno ottenendo energia e acqua, senza rilascio di anidride carbonica. 

L’altra grande concorrente nel settore, la sudcoreana Hyundai, parla di una commercializzazione della Tucson a idrogeno nel 2014. Da parte sua Honda, che ha già piazzato una piccola flotta di questo tipo di auto negli Stati Uniti, assicura l’arrivo – entro due anni – del nuovo FCX Clarity.

Dopo anni di rinvii, le case automobilistiche sono convinte che ora il mercato ci sia, soprattutto dopo l’inasprimento delle norme antiinquinamento, in particolare in California. E assicurano che l’idrogeno sarà più conveniente rispetto all’elettrico a batteria.

La nuova Toyota può fare un pieno di idrogeno in 3 minuti, con un’autonomia di almeno 500 chilometri. E i prezzi, ora, sono scesi. “Dieci anni fa, una vettura a idrogeno costava milioni di dollari. Nel giro di due anni, Toyota ne offrirà una a 50 mila dollari”, spiega Toru Hatano, analista di IHS sentito da Les Echos.

Tuttavia, nonostante i progressi, gli esperti restano cauti. “I prezzi sono ancora alti e la mancanza di stazioni di rifornimento è un problema”, sottolina Toru Hatano. Tokyo, che vuole incoraggiare i produttori, ha promesso 100 stazioni a idrogeno da qui al 2015 in quattro grandi città e lungo le autostrade che le collegano. Ma c’è ancora molto da fare.

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