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La tecnologia protagonista assoluta in Borsa: il boom dell’IA ridimensiona i rischi di fondo. Parla Matteo Ramenghi di Ubs

Imagoeconomica

Potremmo aspettarci una decelerazione dell’economia globale, ma sarà soft, perché ci sono alcuni semi che potrebbero crescere nel giro di pochi anni. Nonostante sul parterre ci siano presenze ingombranti che potrebbero creare non pochi rischi, l’impatto sugli investitori è limitato, mentre ad accendere gli interessi resta la tecnologia e l’intelligenza artificiale. Matteo Ramenghi, Chief investment officer di Ubs, in questa intervista spiega quali sono i rischi e i possibili effetti positivi sulle economie.

Matteo Ramenghi, come valuta l’andamento dei mercati nel corso dell’estate alla luce dell’ondata di dati trimestrali e di dati dell’inflazione meno preoccupanti delle attese?

“L’estate è stata positiva per i mercati azionari. Hanno infatti toccato nuovi record, sostenuti dai profitti delle società quotate e da un’inflazione statunitense inferiore alle attese, che alimenta aspettative di una politica monetaria più accomodante da parte della Federal Reserve. Le valutazioni sono continuate a salire e il rapporto prezzo/utili attesi dell’S&P 500 americano ha superato quota 22x, vicino ai massimi degli ultimi vent’anni”.

Eppure gli investitori hanno sott’occhio anche i numerosi rischi sullo sfondo: dall’indipendenza della Federal Reserve, alle tensioni geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente, fino alle tensioni sui dazi internazionali. Senza contare la crisi politica in atto in Francia, con il premier che attende lunedì il voto di fiducia. Come valuta il loro comportamento?

“È vero, sullo sfondo si agitano diversi rischi, che però hanno avuto un impatto limitato sulle decisioni degli investitori. Ad esempio, l’indipendenza della banca centrale statunitense resta un tema controverso: il mandato di Jerome Powell, presidente della Fed, scadrà tra dieci mesi, mentre Trump ha intensificato le critiche e potrebbero avvenire due cambiamenti nel comitato direttivo. Sul fronte geopolitico, nonostante l’incontro tra Trump e Putin in Alaska, la pace in Ucraina appare ancora lontana. Alcuni sondaggi di mercato attribuiscono solo il 35% di probabilità a un cessate il fuoco entro fine anno. Quando arriverà, potrebbe avere effetti economici positivi per l’Europa, tra esportazioni sbloccate e una ricostruzione stimata dal Fondo monetario internazionale in oltre 500 miliardi di dollari”.

E poi?

“Il forte aumento dei dazi americani comincia ad avere alcuni effetti, sia sull’inflazione che sulle esportazioni di alcuni settori e Paesi. L’atteggiamento di Trump è stato molto fermo nei confronti dell’Europa, mentre la Cina ha ottenuto un altro rinvio fino all’inizio di novembre. In Francia persistono tensioni politiche e finanziarie, con un nuovo voto di fiducia per il governo Bayrou previsto per l’8 settembre. Il Paese non riesce ad adottare misure per contenere il deficit, che resta sopra il 5%, mentre la spesa pubblica supera il 56% del Pil, ben al di sopra della media europea. Il rendimento dei titoli di Stato francesi, che ha sostanzialmente raggiunto quello italiano, potrebbe risentire ancora di possibili revisioni del rating”.

In questo quadro sembra essere la tecnologia ad avere la preferenza degli investitori

“La tecnologia si conferma protagonista assoluta delle borse: mai prima d’ora così tanti investitori avevano concentrato così tanti capitali su così pochi titoli. Oggi i primi dieci titoli dell’indice statunitense rappresentano circa il 40% della capitalizzazione complessiva. Dopo una forte performance, le aspettative su questo settore sono elevatissime e il margine di errore è limitato. Per esempio, il titolo di Nvidia è sceso del 3% immediatamente dopo che l’azienda ha pubblicato risultati sopra le attese, sia in termini di ricavi che di profitti, e ha confermato che potrà vendere i chip per l’intelligenza artificiale in Cina”.

Tuttavia sono emersi dubbi circa la reale redditività degli stellari investimenti fatti nell’Intelligenza Artificiale. Come ha riscontrato recentemente anche il Mit.

“Gli investimenti in conto capitale nell’intelligenza artificiale da parte delle quattro maggiori società (Meta, Microsoft, Alphabet e Amazon) superano i 200 miliardi di dollari l’anno. Tuttavia, la crescita dei ricavi non sta tenendo il passo con questi investimenti e l’entità degli ammortamenti mette sotto pressione i margini. Un recente sondaggio del Mit segnala che il 95% delle aziende intervistate non ha ancora ottenuto benefici quantificabili dagli investimenti in intelligenza artificiale. Un analogo invito alla cautela arriva dall’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman, che ha sottolineato come alcuni investitori mostrino un “entusiasmo eccessivo”.

Secondo alcuni, questi dati fanno ipotizzare la creazione di una bolla dei mercati e in particolare nel settore tecnologico. Che cosa ne pensa?

“Al momento i segnali sono contrastanti. Le valutazioni sono certamente molto elevate e storicamente le bolle coincidono con periodi di entusiasmo per nuove tecnologie. La Borsa americana presenta multipli elevati, ma è importante notare la differenza tra i Magnifici sette colossi tecnologici, che viaggiano a quasi 30x, e gli altri titoli che si fermano sotto le 20x”.

Ultimamente si è vista una crescita della presenza degli investitori retail ? Pensa che l’indebitamento sui mercati sia eccessivo ?

“Un altro elemento da monitorare è la partecipazione dei piccoli investitori, oggi molto più alta rispetto al periodo pre-pandemia e con un’attività tendenzialmente prociclica. Tuttavia, la leva finanziaria sugli investimenti in borsa si attesta all’1,8% della capitalizzazione, vicino alla media di lungo termine e ben lontana dai livelli della bolla dotcom del 2000. Non si rilevano quindi particolari eccessi di indebitamento sui mercati. Inoltre, una delle cause tipiche dello scoppio di una bolla è un rapido aumento dei tassi d’interesse. Al contrario, ci aspettiamo che la Fed tagli i tassi di un punto percentuale entro giugno, mentre i benefici economici delle recenti riduzioni dei tassi in Europa si faranno gradualmente sentire”.

In generale, come vede l’andamento dell’economia globale?

“Nel complesso ci aspettiamo che l’economia globale deceleri senza particolari shock, che i prossimi risultati societari siano buoni e che un calo dei tassi d’interesse sostenga i mercati nel prossimo anno, anche se qualche fase di volatilità è possibile o addirittura probabile. Nel breve termine esiste anche il rischio concreto di un’indigestione da investimenti in intelligenza artificiale”, ma nel medio-lungo periodo l’esposizione alla tecnologia resta importante per la performance dei portafogli”.

Qual è il suo consiglio per chi ha già investito sui mercati azionari ?

“Gli investitori già allineati alla propria asset allocation strategica in termini di esposizione azionaria potrebbero valutare di rimanere investiti, nonostante qualche vertigine a questi livelli”.

E per chi invece è sottoesposto ?

“Questi investitori possono sfruttare eventuali correzioni per incrementare le posizioni su temi di lungo periodo come intelligenza artificiale, elettrificazione e longevità. Il calo dei tassi americani tende a favorire i mercati emergenti e guardiamo con interesse al settore tecnologico cinese e all’India”.

Quanto alle obbligazioni investment grade che stanno offrendo buoni rendimenti, come prevede il trend?

“Nel campo obbligazionario, le emissioni con buoni rating continuano a offrire rendimenti interessanti rispetto all’inflazione attesa; i rendimenti dei titoli di Stato decennali potrebbero scendere ulteriormente nei prossimi mesi e continuiamo a preferire le scadenze intermedie (5-7 anni). Infine, rimaniamo cauti sul dollaro in considerazione dell’elevato deficit pubblico e di una politica monetaria più accomodante”.

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