Nel mese di luglio le percentuali dei promossi agli esami di Stato registrano, come al solito, percentuali altissime ma un esame più severo della qualità della scuola italiana e della reale preparazione degli studenti italiani racconta altro e segnala che in materia di formazione l’Italia è il quinto peggior Paese d’Europa. Sono i pur controversi test Invalsi a ricordarcelo. Nell’ultimo anno delle scuole superiori peggiorano le performance degli studenti in matematica, in italiano e inglese: si salvano solo le competenze digitali. Sconfortanti sono soprattutto le differenze territoriali se è vero che, in base ai test Invalsi, nel centro-sud più della metà dei diciottenni ha difficoltà a comprendere un testo scritto e che nel Lazio, in Campania, in Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiunge un livello accettabile di conoscenza della matematica. In queste condizioni anche un diploma di scuola superiore rischia di essere carta straccia. Ma la politica sembra girare la testa dall’altra parte ed è incredibile come la riforma della scuola sia da tempo uscita dal radar del Governo, del Parlamento e dei sindacati. Non stupiamoci allora se larga parte dei cittadini non vota, se le aziende faticano a trovare personale qualificato e se la produttività zoppica. Forse il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, dovrebbe chiedersi il perchè.
La scuola italiana bocciata ai test Invalsi: se le conoscenze restano così scadenti i diplomi diventano carta straccia ma la politica dorme
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