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La galassia Agnelli spinge la Borsa ma Unicredit e Mps pagano pegno

Imagoeconomica

Avvio di settimana positivo per Piazza Affari (+0,92%), che aggiorna i suoi massimi annuali a 26.815 punti base e svetta in Europa, dopo la promozione del debito sovrano da parte di S&P e in attesa di entrare nel vivo della stagione delle trimestrali. L’opening bell è intonato anche a Wall Street nel giorno dei conti di giganti tech come Facebook, mentre Tesla procede a passo spedito verso una capitalizzazione di mille miliardi di dollari, a seguito del fatto che Hertz ha ordinato centomila automobili della casa americana per la propria flotta.

Brilla il settore auto anche sul Ftse MIb, con la galassia Agnelli in grande spolvero. Regina di giornata è Exor (+5,81%), dopo notizie stampa sulla riapertura del dossier per arrivare a vendere PartnerRe ai francesi di Covea. Sono in pole position anche Stellantis +3,94% e Ferrari +4,1%. Bene Pirelli +2,65%. Si confermano in denaro i titoli petroliferi, in particolare Eni +1,66% Tenaris +2,06% con l’oro nero che non mostra segni di stanchezza. Il Brent guadagna circa un punto percentuale e tratta oltre gli 86 dollari al barile.

In fondo al listino milanese atterra invece Unicredit, -1,72%, al termine di una seduta volatile, in scia all’interruzione delle trattative con il Tesoro per l’acquisto di Mps(-2,38%). È quest’ultima a pagare il prezzo più alto (soprattutto sui bond subordinati) per il mancato accordo che riporta al centro della scena il problema sul futuro della più antica banca del mondo. Per la portavoce dell’Antitrust europea “è responsabilità dello Stato membro rispettare gli impegni presi e proporre modi per farlo. Sta quindi all’Italia decidere come uscire dalla proprietà di Mps, tenendo conto degli impegni assunti nel 2017”.

Sono caute le altre banche. Banco Bpm, dopo un avvio effervescente, limita i guadagni allo 0,34%. Per molti osservatori è la banca guidata da Castagna la possibile candidata a un’unione con la banca guidata da Andrea Orcel. Ma l’ad di quest’ultima, parlando ai dipendenti ha detto che obiettivo primario dell’istituto “non è quello di fare fusioni e acquisizioni: queste operazioni possono diventare degli acceleratori della nostra strategia, se ci sono i giusti presupposti. Ma la nostra priorità è, ed è sempre stata, costruire delle fondamenta solide per il nostro futuro, facendo emergere tutto il valore e il potenziale che abbiamo all’interno”.

Perdono quota le utility, reduci da una serie di guadagni recenti: A2a -1,09%; Hera -1,03%; Enel -0,93%.

Chiude in verde il secondario, tonificato dal giudizio di S&P, che ha confermato BBB ma migliorato l’outloook da “stabile” a “positivo”. Lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata scende a 103 punti base (-2,72%) e il tasso del Btp arretra a +0,92% (da +0,96% di venerdì), mentre quello del Bund resta a -0,11%.

La Germania, d’altra parte, sta facendo i conti con una risalita dei contagi da coronavirus che solleva qualche preoccupazione sul futuro proprio mentre cala la fiducia degli imprenditori tedeschi. A ottobre, l’indice Ifo si è attestato a 97,7, in calo rispetto ai 98,8 punti del precedente mese di agosto. Si tratta del terzo calo consecutivo. L’indice che misura le sole condizioni correnti inoltre è 100,1, in calo dai 100,4 punti del precedente mese di settembre. Un sentimento che trova riscontro nelle previsioni della Bundesbank, secondo cui l’economia tedesca è destinata a subire una brusca battuta d’arresto negli ultimi tre mesi dell’anno, in cui saranno in crisi il settore produzione per la carenza di forniture e quello dei servizi per la frenata della domanda.

In questo contesto Francoforte si apprezza comunque dello 0,4%; sono tiepide Amsterdam +0,01% e Madrid +0,15%; scende Parigi -0,3%. Londra segna un progresso dello 0,26%.

Sul mercato valutario riprende quota il dollaro, in una settimana che sarà contrassegnata dai dati sulla crescita Usa nel terzo trimestre e dalle decisioni di politica monetaria della banca centrale europea, giapponese e canadese. L’euro tratta in ribasso dello 0,3% circa contro il biglietto verde a 1,161.

Sotto i riflettori resta la lira turca che per il terzo giorno di seguito ha aggiornato il suo minimo storico contro dollaro dopo che sabato il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dato il benservito agli ambasciatori di una decina di paesi, tra cui Usa, Francia e Germania.

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