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La Fed snobba Trump e alza i tassi, Wall Street piange

“Le considerazioni politiche non hanno avuto la minima influenza sulle nostre decisioni”. Così il presidente della Fed, Jerome Powell, ha liquidato gli appelli di Donald Trump ad evitare un nuovo aumento dei tassi. Al contrario, la Banca centrale Usa ha tirato dritto. I tassi sono stati ritoccati all’insù al 2,25-2,50% per la quarta volta nel 2018. Per il 2019 sono previste altre due strette, una in meno di quanto annunciato a settembre.

Non cambia invece la politica di riduzione del bilancio della Banca centrale: si andrà avanti per ora al ritmo già previsto senza tener conto degli effetti sulla liquidità. Par di capire che la Banca si prepari all’arrivo di una recessione.

La Fed mantiene la rotta già prevista nonostante siano state corrette al ribasso le stime di crescita: il Pil 2019 salirà del 2,3% rispetto al 2,5% precedentemente stimato. Ritoccata al ribasso anche l’inflazione, attesa all’1,9% contro il 2% previsto. Invariata invece la disoccupazione, che resta confermata al 3,5% a fine 2019.

WALL STREET AI MINIMI DA 15 MESI, TBOND AI MASSIMI

Gli indici di Wall Street sono scesi ai minimi da 15 mesi: Dow Jones -1,49%, S&P 500 -1,54%, Nasdaq -2,17%. Occorre risalire al 1994 per ritrovare una risposta così negativa dei mercati agli annunci della Banca centrale. Rispetto a gennaio sono ormai in rosso tutti i settori, salvo utilities e salute.

Precipita Facebook (-7,3%), sotto il peso di nuove accuse sula violazione della privacy. Perdite superiori al 3% per Apple e gli altri Big della tecnologia.

Tracolla Fedex (-12,2%), il peggior calo da 12 anni. La società dei trasporti è considerata da sempre come un termometro fedele dell’andamento dell’economia reale Usa.

Crescono gli acquisti sulle obbligazioni. Il rendimento del decennale governativo (Treasury Note) è sceso a 2,75%, minimo da marzo. La distanza tra il decennale ed il biennale è sempre più piccola, per effetto del movimento di stanotte, siamo arrivati a 10 punti base. La curva dei tassi invertita è un fenomeno che storicamente anticipa l’arrivo della recessione.

Il dollaro perde terreno solo nei confronti dello yen, ma si rafforza nei confronti delle principali valute dell’Asia, depresse dalla revisione al ribasso delle stime di crescita degli Stati Uniti. Cross dollaro Yuan cinese +0,3% a 6,91. Cross dollaro rupia indonesiana +0,4% a 14,5.

SCENDE TOKYIO, LA BOJ LASCIA INVARIATO IL COSTO DEL DENARO

La pressione delle vendite è proseguita stamane in Asia. In forte ribasso Tokyo: l’indice Nikkei scende del 3% il Topix il 2,5%, nonostante la banca del Giappone abbia confermato i tassi negativi ed il rendimento del bond decennale allo 0%.

In rosso anche le altre piazze: il coreano Kospi -1,4%, Hong Komg -1,1%. Tiene meglio la Cina: la Banca centrale cinese ha varato misure urgenti a supporto delle imprese tra cui un’immissione di liquidità di circa 100 miliardi di Yuan (15 miliardi di dollari).

PETORLIO CONTRASTATO, COMMESSA RECORD PER SAIPEM

Contrastato il petrolio. Ieri in salita (+1,1% a 56,87 dollari il barile il brent), stamane arretra del 2% (56,2 dollari).

In grande evidenza ieri Saipem (+4%). In cordata con Renaissance, società turca di servizi nell’oil&gas, si è aggiudicata un nuovo contratto nel territorio della Federazione Russa per un valore complessivo di circa 2,2 miliardi di euro. La quota di Saipem, che detiene una partecipazione del 50% della joint venture, è pari a circa 1,1 miliardi.

AVVIO ORSO PER L’EUROPA, LA MANOVRA SOTTO LA LENTE

La zampata dell’Orso è destinata a colpire anche l’Europa. I futures sulla Borsa di Londra segnalano un’apertura in ribasso del 2,1%, a poche ore dal meeting della Bank of England.

Per l’Italia è l’ora della riflessione dopo l’approvazione della Manovra a Bruxelles. Più una tregua condizionata che un sì, per la verità. Ma l’Italia può trarre un sospiro di sollievo: l’iceberg della procedura di infrazione è stato evitato. In sintesi, la Manovra bis si restringe a 31 miliardi (dai 38 precedenti) e prevede tagli per 9 miliardi di minori spese e 1,2 miliardi di entrate aggiuntive. Ridotti gli investimenti, attivate clausole Iva per 52 miliardi relative al biennio 2020/21, ed è previsto un accantonamento aggiuntivo di 2 miliardi come salvaguardia aggiuntiva. Infine, il governo ha rivisto a +1% (da 1,5%) la crescita prevista del Pil, una previsione ottimistica: proprio ieri S&P global rating ha tagliato la stima per il 2019 al +0,7% contro il +1,1% di ottobre. Ma i mercati hanno festeggiato lo scampato pericolo.

PIAZZA AFFARI GUIDA I LISTINI EUROPEI

Milano ha guidato fin dalle prime battute la corsa al rialzo: +1,59% a 18.941 punti.

Seduta positiva anche per gli altri listini europei: Francoforte +0,19%; Parigi +0,49%; Madrid +0,82%; Londra +1,02%.

SI RESTRINGE LO SPREAD, VOLANO LE BANCHE

In festa fin dalle prime battute il secondario italiano. Lo spread tra il decennale italiano e quello tedesco si restringe a 254.40 punti (-5,81%), dopo aver toccato il minimo a 252 punti base, dai 270 della vigilia.
Il rendimento del Btp decennale è calato al 2,79%.

Cala il rischio Italia: i credit default swap sul debito italiano a 5 anni sono scesi a 205 punti base, il minimo dal 23 luglio, da 217 punti base della chiusura precedente, secondo dati Markit. Questo significa che occorrono 205.000 euro per assicurare 10 milioni di euro di debito italiano dal rischio default a 5 anni.

SCHIZZA CARIGE (+30,77%), RIPARTE POSTE

Il recupero dei Btp ha reso possibile il rimbalzo delle banche sul listino azionario.
Unicredit guadagna il 2,67%. L’istituto ha raggiunto un accordo definitivo sulla controversia relativa ai ‘cashes’ con Caius Capital che ha versato “un importo omnicomprensivo” a favore di UniCredit.

In grande evidenza Banco Bpm (+2,69%), davanti ad Ubi e Bper (rispettivamente +2,07% e 2,03%). Intesa San Paolo +1,71%.

Schizza Carige (+30,77%), in ripresa dopo i cali di martedì (-13,33% in chiusura). Sabato 22 dicembre si terrà l’assemblea dei soci: il socio di riferimento, Malacalza Investimenti, si è iscritto all’assise, ma non ha ancora deciso se sottoscrivere o meno l’aumento di 400 milioni.

L’effetto Btp si fa sentire anche su Poste Italiane +3,31% che amplifica il recupero (+12%). Bene anche Generali +2,09%.

DELLA VALLE DÀ UNA SCOSSA A TOD’S

In grande evidenza Tod’s (+10%, -40% negli ultimi 12 mesi). Diego Della Valle ha siglato un contratto con Credit Agricole per acquistare fino a un massimo di 1,7 milioni di azioni, pari a circa il 5% del capitale.

Scatta Piaggio (+6,68%) dopo le novità relative alla legge di Bilancio. Nell’emendamento sull’ecotassa è stato infatti inserito il bonus per gli scooter elettrici o ibridi con potenza fino a 11 kW. Un vantaggio di cui potrà beneficiare chi compra la nuova Vespa elettrica che ha un motore da 4 kW.

Recupera anche l’automotive: Fiat Chrysler +1,57%, ma, secondo un’analisi di Fim-Cisl, l’ecotassa è destinata a penalizzare 8 modelli a benzina e 7 versioni diesel prodotte negli stabilimenti italiani di Fca. Molto bene Brembo +3,96% e Ferrari +3,3%.

SOFFRE ANCORA AZIMUT

Tra i titoli in terreno negativo soffre Azimut Holding (-0,94%) dopo l’annuncio dell’addio dell’ad Sergio Albarelli per ragioni personali. Già ieri il titolo, sulla scia dell’annuncio, aveva perso oltre 6%.

Limita nel finale i danni Stmicrolectronics (-0,74%) dimezzando le vendite sulle stime, peggiori delle attese, annunciate da Micron Technology (-7,9% al Nasdaq).

TAMBURI SCOMMETTE SU OVS, CDP CRESCE IN TREVI

Ovs inverte la rotta e vola in rialzo del 17%: Tamburi ha superato il 3% del capitale in data 18 dicembre.
Safilo +3%, ha firmato un accordo di licenza con Missoni per 5 anni, rinnovabile fino a 2029. Le nuove collezioni eyewear a marchio Missoni e M Missoni saranno presentate al mercato nel gennaio 2020.
Trevi Finanziaria +12%. Secondo Il Sole 24 Ore Cdp e Polaris Capital potrebbero sottoscrivere circa 80 milioni di un aumento di capitale da 130 milioni aumentando le rispettive quote a scapito di quella di Trevi Holding destinata a diluirsi.

Techedge +7% nel giorno del debutto in Borsa. Negativa Exprivia (-5,04%) dopo aver annunciato che la marginalità per il 2018 è attesa inferiore del 15% agli obiettivi del piano 2018-23.

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