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La Borsa festeggia il Mes e non teme Moody’s

Imagoeconomica

L’Europa compie passi avanti e i mercati sembrano crederci. Piazza Affari chiude in rialzo dell’1,13% (17.439 punti) e lo spread scende a 231 punti base (-5,24%), mentre il rendimento del decennale italiano arretra all’1,78%. Un andamento che fa ben sperare, nel giorno del giudizio sull’Italia da parte di Moody’s, che fortunatamente ha poi confermato il rating a mercati chiusi. Intanto però i mercati hanno incassato l’accordo raggiunto all’Eurogruppo per il tanto atteso Mes: stando a fonti europee riportate dalle agenzie, sarà aperta una linea di credito destinata alle spese sanitarie ma con un’interpretazione larga, una maturità dei prestiti a 10 anni e un tasso d’interesse bassissimo, poco sopra lo 0,1% annuo. La linea di credito potrà essere usata per le spese sanitarie fino al 2% del Pil. Il fondo “sarà pienamente operativo a metà maggio”, ha detto il presidente Eurogruppo Mario Centeno.

Un generale clima di fiducia premia Francoforte +1,37%; Parigi +1,07%; Madrid +0,76%. Londra è chiusa per festività. A New York i principali listini sono in netto progresso, nonostante il Covid 19 abbia affondato i suoi artigli nel mercato del lavoro e lasciato un segno profondo. In aprile gli Stati Uniti hanno registrato un tasso di disoccupazione che non si era mai visto prima: 14,7% dal 4,4% di marzo, con la perdita di oltre 20,5 milioni posti di lavoro. Le previsioni erano persino peggiori e il presidente Donald Trump promette che “quei posti di lavoro torneranno, e torneranno presto”. Gli investitori si sono in effetti concentrati sulla possibile ripresa, anche grazie a un allentamento delle tensioni fra Stati Uni e Cina e al riaffacciarsi del dialogo sui dazi, sospeso per pandemia.

Con un comunicato diramato da Pechino si è venuti a sapere che il vice premier Liu He, che aveva guidato i negoziati per conto della Cina, ha telefonato al rappresentante commerciale statunitense, Robert Lighthizer e al segretario al Tesoro Steven Mnuchin ed “entrambe le parti hanno affermato che dovrebbero rafforzare la cooperazione macroeconomica e sulla sanità pubblica, sforzandosi di creare un’atmosfera e condizioni favorevoli per l’attuazione dell’accordo economico-commerciale di Fase uno tra Cina e Stati Uniti, promuovendo risultati positivi”. Questo ha determinato una buona intonazione dei mercati fin dalla mattinata e favorito il petrolio: Brent +2,6% a 30,23 dollari al barile. Il dato sula disoccupazione sta pesando invece sul dollaro. L’euro si apprezza leggermente e scambia a 1,087.

L’Europa compie passi avanti anche su altri fronti: la Corte di giustizia Ue, commentando la sentenza della Corte costituzionale tedesca, ha affermato di avere giurisdizione unica sulle azioni delle istituzioni comunitarie, mentre il commissario Paolo Gentiloni ha detto che il progetto Ue è a rischio se non viene concordata una forte risposta comune. D’altra parte le presidente della Bce Christine Lagarde è tornata a chiedere una “risposta di bilancio europea” alla pandemia per “favorire la ripresa come Unione”. Messaggi interpretati come stimolo ad aprire i portafogli degli Stati e che fanno respirare l’Italia e i suoi titoli di Stato, in attesa dei nuovi verdetti sul debito. 

Questi aspetti, unitamente ai risultati trimestrali, hanno influito sull’andamento dei titoli di Piazza Affari, in particolare sulle banche, che, dopo una fase contrastata, archiviano una seduta intonata. In cima al listino è Banco Bpm, +5,03%, che ha presentato risultati trimestrali migliori delle attese: utile netto 151,64 milioni di euro, -2,4% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno. Per l’ad Giuseppe Castagna, questo trimestre sarà il peggiore del 2020 a causa dell’epidemia dovuta al coronavirus, anche se è ancora troppo presto per fare previsioni e gli obiettivi del piano strategico 2020-2023, annunciati all’inizio di marzo, non sono più attuali. Secondo il broker Equita “l’utile è stato sopra le attese grazie a componenti one-off non cash, ma aumenta la volatilità nella performance del trimestre”. 

Bene anche Ubi, +1,27%, che ha visto un boom dell’utile netto, +12% a 93,6 milioni, nonostante sia radicata nei territori più colpiti dall’epidemia di Covid 19. Le minori tensioni con la Cina e la ripresa del traffico con la Fase 2 favoriscono, fra gli altri, Atlantia +4,81%; Prysmian, +4,16%; Cnh +4,05%. Bene Leonardo, +1,84%, dopo i risultati del trimestre sotto le attese relativamente ai ricavi e all’Ebita, ma con una raccolta ordini oltre le aspettative del mercato. Le vendite penalizzano solo tre blue chip: Moncler -1,53%; Pirelli -0,84%; Amplifon -0,4%.

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