Il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, parlando al simposio annuale della Banca centrale staunitense a Jackson Hole, nel Wyoming, ha finalmente ammesso che le condizioni “potrebbero giustificare tagli dei tassi di interesse” e ha quindi aperto le porte per una sforbiciata nella prossima riunione, in calendario a settembre. “Con la politica monetaria in territorio restrittivo – ha detto -, le prospettive di base e il mutevole equilibrio dei rischi potrebbero giustificare un adeguamento del nostro orientamento di politica monetaria”. “I rischi al ribasso per l’occupazione stanno aumentando”, ha aggiunto, spiegando anche che gli effetti dei dazi sui prezzi al consumo sono visibili, tanto che le tariffe hanno iniziato a spingere al rialzo i prezzi in alcune categorie di prodotto. “La crescita del Pil Usa – ha proseguito Powell – ha subito un notevole rallentamento nella prima metà di quest’anno, attestandosi a un ritmo dell’1,2%, circa la metà della crescita del 2,5% registrata nel 2024”.
“Il calo della crescita – ha infine aggiunto il presidente della Fed – riflette in gran parte un rallentamento della spesa al consumo. Come per il mercato del lavoro, parte del rallentamento del Pil riflette probabilmente una crescita più lenta dell’offerta o del prodotto potenziale”. Dunque ci sono le condizioni per intervenire. La presa di posizione era attesa dai mercati, e infatti prima delle parole di Powell Wall Street aveva già aperto in territorio positivo, mostrandosi fiduciosa, ma poi ha decisamente accelerato: mentre il presidente dell’istituziona finanziaria parlava, sia il Dow Jones che il Nasdaq che l’S&P 500 hanno iniziato a guadagnare l’1,5% e anche oltre.
Prima del vertice di Jackson Hole, i futures sui Fed funds indicavano circa l’80% di possibilità di un taglio di 25 punti base, e pare dunque che il presidente dela Federal Reserve non abbia stroncato questa percentuale, anzi la probabilità adesso potrebbe decisamente aumentare, considerando che se fino alla vigilia la mossa di Powell era sul filo, dato che l’inflazione sta comunque al di sopra dell’obiettivo del 2%, ora il banchiere centrale ha ammesso che i segnali di stanchezza del mercato del lavoro impongono più di una riflessione. E difatti poco dop l’intervento di Powell è arrivato l’aggiornamento: gli operatori finanziari ora stimano una probabilità di quasi il 90% di un taglio dei tassi da parte della Fed a settembre.
Il taglio dei tassi inoltre era da tempo sollecitato, anche con modi non convenzionali e irrispettosi dell’autonomia della Fed, dal presidente statunitense Donald Trump, che ha più volte messo sotto pressione Powell, minacciando di silurarlo. Tra l’altro in questi giorni il tycoon ha preso di mira un altro membro della Federal Reserve, la governatrice Lisa Cook, chiedendone le dimissioni attraverso un post sul social Truth. La banchiera è accusata di aver falsificato documenti per spuntare condizioni migliori su un mutuo, ed è proprio l’entourage politico di Trump ad aver fatto girare il sospetto e ad aver sollecitato l’intervento della magistratura.