Il 16 luglio 2025, Israele ha colpito il cuore del potere siriano. In pieno giorno, tre raid dell’aviazione israeliana hanno colpito il “Palazzo del Popolo”, residenza ufficiale del presidente Ahmed al-Shara, situata nel centro di Damasco. Le esplosioni, riprese in diretta dalla Tv di Stato, hanno fatto il giro del mondo: almeno 18 feriti e un morto, secondo le fonti ufficiali siriane, mentre l’agenzia filo-iraniana Sabrin parla di decine di vittime tra le forze del regime.
L’immagine simbolo dell’attacco è già diventata virale: una conduttrice televisiva sorpresa in diretta dalle esplosioni, costretta a fuggire mentre dietro di lei si scatenava l’inferno. A rilanciarla è stato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, con un messaggio inequivocabile: “I colpi più duri sono iniziati”.
Ma il palazzo presidenziale non è stato l’unico obiettivo. Le Idf hanno confermato di aver colpito anche l’ingresso del quartier generale dell’esercito siriano a Damasco e altri obiettivi militari nel sud del Paese, in particolare nella regione di Sweida, a maggioranza drusa. L’operazione – ha dichiarato l’esercito israeliano – rientra in una campagna mirata a fermare la repressione contro i civili drusi, sotto assedio da giorni da parte delle forze governative siriane e delle milizie alleate.
Sweida, la linea rossa: 248 morti tra drusi e forze governative
Nel sud della Siria, la città di Sweida – a maggioranza drusa – è teatro da giorni di scontri violentissimi tra gruppi drusi e milizie sunnite sostenute dal regime di Damasco. Il bilancio parla di 248 morti. Israele, che rivendica una storica alleanza con la comunità drusa, ha lanciato una serie di raid contro obiettivi militari siriani nella zona.
L’escalation è alimentata dal sostegno aperto di Tel Aviv ai drusi siriani. Il capo di Stato Maggiore israeliano Eyal Zamir ha ordinato il rafforzamento del fronte con nuove unità e capacità offensive, dichiarando che l’esercito “è impegnato in una profonda alleanza con i fratelli drusi”. “Le Idf sono impegnate a proteggere i nostri fratelli drusi in Siria”, si legge in una dichiarazione ufficiale.
A Sweida si combatte casa per casa, mentre bandiere israeliane sono apparse sui tetti di edifici drusi. Testimoni oculari riferiscono di droni israeliani in azione, e di un camion militare siriano colpito all’ingresso della città. Il quartier generale dell’esercito siriano nella regione è stato anch’esso bersaglio di un raid.
Drusi israeliani pronti ad attraversare
La tensione ha travolto anche le Alture del Golan. Centinaia di membri della comunità drusa israeliana si sono radunati al confine con la Siria per attraversare e “soccorrere i fratelli massacrati”. Alcuni sarebbero riusciti a superare la recinzione. Dall’altra parte, drusi siriani sventolano bandiere e cercano anch’essi di passare in Israele. L’IDF ha risposto con gas lacrimogeni.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha lanciato un appello drammatico ai cittadini drusi: “Non oltrepassate il confine, state rischiando la vita. Stiamo lavorando per salvare i nostri fratelli drusi e per eliminare le bande del regime”. Ma la comunità drusa accusa il governo di “non aver fatto abbastanza” e proclama giorni di lutto e sciopero generale.
Le reazioni internazionali: monito dagli Usa, Ue e Turchia
La reazione globale non si è fatta attendere. Washington, per voce del Segretario di Stato Marco Rubio, ha espresso “profonda preoccupazione” e chiesto “l’immediata fine dei combattimenti”. “Siamo molto preoccupati. Stiamo parlando con tutte le parti coinvolte. Vogliamo che i combattimenti cessino” ha commentato Rubio. L’inviato speciale americano per la Siria, Tom Barrack, ha condannato “la violenza contro i civili a Sweida” e invocato un “cessate il fuoco duraturo”. Secondo Axios, gli Stati Uniti avrebbero chiesto a Israele di sospendere i raid contro le forze militari siriane, ma Tel Aviv avrebbe ignorato la richiesta.
Anche l’Unione Europea ha espresso “profonda preoccupazione” per gli scontri a Sweida e per i raid israeliani. In una nota ufficiale, Bruxelles ha condannato le violenze contro i civili e ha esortato tutti gli attori internazionali a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della Siria, chiedendo l’attuazione immediata del cessate il fuoco. L’Ue si è detta pronta a offrire assistenza per una transizione politica inclusiva.
Durissima anche la Turchia, che ha definito l’attacco israeliano a Damasco “un sabotaggio agli sforzi di pace in Siria”. L’Unione europea ha chiesto a tutte le parti di rispettare la sovranità siriana e di “porre fine all’incitamento all’odio e al settarismo”.
Intanto, secondo fonti siriane, è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco a Sweida, con l’installazione di posti di blocco e il dispiegamento di forze di sicurezza. Ma sul campo la situazione resta fuori controllo.