X

Inflazione: tutti i modi per affrontarla con successo, ecco i consigli degli esperti

Pixabay

Siamo alla vigilia della svolta storica per l’Europa, con la Bce che dovrà alzare i tassi di interesse per la prima volta in 10 anni per cercare di contrastare l’inflazione, il 21 luglio. La settimana prossima, il 26 luglio, sarà invece la volta della Fed che ha già iniziato da tempo la stretta monetaria per frenare la corsa dei prezzi Usa ancora più forte.

Il dilemma è sempre lo stesso: colpire a morte l’inflazione, con il rischio di colpire anche l’economia e provocare una recessione?

Dalla storia arriva il modo di procedere voluto dal presidente della Fed Paul Volcker negli anni 80 di alzare i tassi vorticosamente, il che ha provocato una importante recessione negli Stati Uniti, con un tasso di disoccupazione salito al 10%.

“Bce e Fed si dovranno necessariamente muovere in modo diverso, perché diverse sono le inflazioni che stanno affrontando i due paesi” dice Andrea Pescatori, Ad di VerCapital. “Da noi c’è un’inflazione da offerta, mentre negli Usa è più importante la componente della domanda. Le risposte devono quindi essere diverse: su una inflazione da domanda si incide molto efficacemente con il rialzo dei tassi, su una inflazione da offerta anche con i tassi si fa poco. Tuttavia la Bce è con le spalle al muro e comunque dovrà alzare il suo tasso”. Le attese sono per un rialzo dalla Bce dello 0,25% dall’attuale -0,50%.

In questa situazione come ci si può orientare negli investimenti ? In generale, è probabilmente il momento di rivedere complessivamente l’asset allocation e diversificare il più possibile, dicono gli strategist, con un mix di azioni, obbligazioni, ETF.Alcuni strumenti sono però più indicati di altri nella lotta all’inflazione. Ecco alcuni suggerimenti dagli esperti.

I titoli ancorati all’andamento dell’inflazione: Btp Italia, Btpei, Tips

La scorsa settimana l’Istat ha reso noti i dati definitivi sull’inflazione di giugno, salita su base annua all’8%, dal +6,8% di maggio confermando la stima preliminare. In Italia il Tesoro emette regolarmente il Btp Italia, l’unico Btp indicizzato al tasso di inflazione italiana (Indice Foi, senza tabacchi, dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi). Ogni sei mesi pagano interessi a tasso fisso sul capitale rivalutato all’inflazione del semestre di riferimento, sulla base dell’indice Istat. In più, chi detiene il titolo fino alla sua scadenza naturale godrà anche del cosiddetto “premio fedeltà” pari all’1% del capitale investito. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato che nel terzo trimestre 2022 emetterà un nuovo BTP 5 anni (scadenza 01/12/2027), con un ammontare minimo dell’intera emissione pari a 10 miliardi di euro. Se si vogliono invece strumenti indicizzati all’inflazione europea, il Mef emette regolarmente i Btpei, con scadenze da 18 mesi a 3, 5, 7, 10, 15, 20 e 30 anni.

Ci sarebbero anche i Buoni fruttiferi postali emessi da Cassa depositi e prestiti, distribuiti tramite le filiali di Poste Italiane, che hanno rendimenti inferiori. Secondo alcune fonti di mercato, Cdp sta studiando un aumento dei tassi di interesse Buoni fruttiferi postali. I nuovi titoli 3×4 e 4×4 offrono rispettivamente l’1% e l’1,25% lordo all’anno, nel caso in cui fossero detenuti per il periodo massimo previsto dalle due emissioni.

Anche dall’altra parte dell’Atlantico ci sono strumenti analoghi: i titoli del Tesoro americano indicizzati all’inflazione (TIPS) “che offrono una copertura a prezzo ragionevole rispetto a sorprese al rialzo dell’inflazione” dice un rapporto di Pimco. I TIPS americani attualmente scontano un ritorno dell’inflazione sul target della Fed del 2% in 12 -18 mesi. Inoltre ci sono gli Etf (Exchange Traded Fund) il cui sottostante raccoglie proprio le obbligazioni indicizzate all’inflazione

Le alternative: corporate bond con rendimenti a due cifre, private debt e infrastrutture

“Occorre pensare a rendimenti in termini reali superiori ai livelli di inflazione, cosa non facile e a cui non siamo più abituati” dice ancora Pescatori. “Per esempio ci sono, subito disponibili sui mercati obbligazionari più liquidi, le emissioni corporate: le scadenze inferiori a un anno hanno un rendimento del 7%, mentre quelle superiori ai 2 anni il rendimento è già sopra il 10%. Inoltre ci sono i mercati reali, tra cui il mercato del private debt, mercato più staccato dal mercato inflattivo perché non mark to market, peraltro tendenzialmente floating. Ovviamente trattandosi di società medio-piccole, occorre stare attenti perchè, se oltre all’inflazione dovesse affacciarsi anche la deflazione, sono le più esposte a una curva economica negativa. A proposito di investimenti di tipo reale, ci sono anche quelli infrastrutturali, visto che l’inflazione è dovuta soprattutto al supply side dell’energia: stiamo partendo con un fondo di transizione energetica che investe proprio sui programmi di efficentamento energetico degli grandi edifici pubblici.

Mercato delle materie prime: anticipatore dell’inflazione?

Un altro modo per combattere potenzialmente l’inflazione può essere quello di investire in prodotti di base. Il prezzo delle materie prime ha una connessione relativamente forte con l’inflazione. Si tratta però di un mercato volatile e quindi da manovrare con cura. Ma può anche essere letto come un anticipatore dell’andamento dell’inflazione.Nelle ultime settimane si è assistito a un calo dai picchi delle quotazioni, perché i mercati stanno scontando anche un rallentamento dell’economia.

Secondo Edoardo Fusco, fondatore di LD capital, “La flessione delle quotazioni delle materie prime può anticipare l’andamento dell’inflazione, e un loro calo può portare un po’ di respiro all’economia. Ma non dobbiamo pensare che con ciò ci possa essere un cambiamento di rotta delle due banche centrali nei prossimi due mesi almeno” ha detto a Tie- Intermont. “Per altro sia il mercato delle materie prime in generale, sia quello dell’oro in particolare, sono molto volatili e quindi è necessaria un’allocazione molto prudente”.

Lombard Odier, gruppo bancario svizzero indipendente, che prende in considerazione anche gli investimenti diretti in immobili residenziali europei come strumento per ridurre la volatilità del portafoglio e combattere l’impatto dell’inflazione, distingue però tra materie prime e oro. “Rimaniamo underweight sull’oro, troppo influenzato e trascinato dall’inflazione, dall’incertezza del mercato, aumento dei tassi e forza del dollaro” dice in un suo rapporto. Invece privilegia l’esposizione a un pacchetto diversificato di materie prime. “A differenza degli ultimi 20 anni, i mercati delle materie prime sono ora più guidati dall’offerta, il che significa che i prezzi potrebbero rimanere sostenuti anche se la domanda rallenta” dice il rapporto. “In particolare, apprezziamo i metalli industriali, che continuano a beneficiare degli investimenti dei governi nello sviluppo di progetti infrastrutturali e della transizione economica verso la decarbonizzazione delle fonti energetiche, una tendenza pluriennale. Anche la riapertura dell’economia cinese dovrebbe sostenere la domanda”.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati