Quando si parla di ferie, molti le immaginano come una spiaggia, un cocktail o un’uscita dal lavoro. Ma per molti dipendenti pubblici, le vacanze rimangono solo un miraggio: accumulate, mai godute, e spesso dimenticate, fino a quando non si trasformano in un vero e proprio tesoretto.
Secondo l’analisi di Consulcesi & Partners, nei primi sei mesi del 2025 sono state 425 le sentenze relative alle ferie non godute, di cui 412 hanno premiato i lavoratori. Il totale riconosciuto tra risarcimenti e spese legali supera i 3 milioni di euro, senza contare le transazioni stragiudiziali, sempre più frequenti.
Chi ha diritto all’indennizzo per ferie non godute
A livello europeo, il diritto alle ferie retribuite è garantito dalla direttiva 2003/88/CE, che stabilisce che il riposo è irrinunciabile. La monetizzazione delle ferie è ammessa solo al termine del rapporto di lavoro e non può essere ostacolata dalle leggi nazionali. Nel 2024, la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha ribadito questi principi in due sentenze storiche, confermando che le giornate residue devono essere compensate economicamente. Ma chi può effettivamente beneficiare di questo diritto?
La monetizzazione delle ferie non godute riguarda tutti i dipendenti pubblici – statali, regionali, comunali, sanitari e scolastici – che abbiano cessato il rapporto di lavoro per pensionamento, dimissioni, trasferimento o licenziamento. Non serve dimostrare di aver richiesto le ferie o che siano state negate: la Cassazione ha stabilito che l’onere della prova spetta al datore di lavoro. Anche chi ricopre ruoli apicali, come i direttori di Unità Ospedaliera Complessa, non è escluso dal diritto all’indennità: l’autonomia gestionale non annulla il rimborso.
Quanto valgono le ferie non godute
L’indennità si calcola in base alle giornate residue e alla retribuzione giornaliera, comprensiva di accessori. Nel 2025, le cifre più rilevanti riconosciute dai tribunali sono state:
- 72.000 euro per dirigenti medici
- 50.000 euro per funzionari di enti locali
- Oltre 12.700 euro per docenti precari
Le sanzioni massime per i datori di lavoro che non garantiscono il godimento delle ferie arrivano a 5.400 euro. Questi importi riguardano solo le sentenze giudiziali: aggiungendo le transazioni stragiudiziali, il tesoretto cresce ancora. Ma perché così spesso le ferie restano non godute?
Perché le ferie rimangono spesso non godute
Il problema è strutturale: il mancato turnover nella Pubblica amministrazione lascia molti settori sotto organico. I dipendenti accumulano giorni di ferie che non riescono a sfruttare durante l’anno. Quando il rapporto di lavoro termina, i giorni residui diventano terreno di contenzioso. Situazioni analoghe si verificano anche nelle scuole e negli ospedali, dove docenti e medici sono spesso costretti a “smaltire” le ferie residue negli ultimi giorni di incarico. Una pratica giudicata illegittima dai tribunali.
Il fenomeno non riguarda solo il settore pubblico: anche nel privato, in particolare nelle piccole e medie imprese, le assenze sono difficili da gestire perché spesso un solo addetto copre interi reparti. In questo contesto, le ferie non vengono percepite come un diritto, ma come un vincolo organizzativo da pianificare con attenzione.
Ferie: Italia e confronto internazionale
Il confronto internazionale mostra differenze significative: in Europa il riposo minimo garantito è di 20 giorni all’anno, ma alcuni Paesi sono più generosi, come la Scandinavia (25 giorni) e la Francia (30 giorni). Negli Stati Uniti, invece, le ferie non sono previste per legge e dipendono dai benefit aziendali, spesso limitati. In Italia il minimo garantito è di quattro settimane, che possono aumentare in base al contratto collettivo e all’anzianità di servizio.
Le ferie non sono solo un diritto legale: rappresentano un momento fondamentale per rigenerare corpo e mente, aumentare produttività e ridurre stress, trasformando il riposo non goduto in un vero e proprio investimento sulla salute e sulla qualità della vita dei lavoratori.