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Il Tesoro paga alti rendimenti all’asta Btp, Borsa in altalena

Milano si risolleva leggermente dai minimi di giornata e lo spread si raffredda a quota 364. Il Ftse Mib viaggia comunque in calo a -0,85% a quota 14.570,13 punti dopo l’asta dei Btp. Le altre principali piazze europee viaggiano contrastate e con cali più contenuti: Londra cede lo 0,11% e Parigi lo 0,25% mentre il Dax sale dello 0,60%. In rosso i listini di Spagna -1,5% e Portogallo -1,8%. A Lisbona sono le banche a crollare dopo l’annuncio dell’aumento di capitale del Banco Espirito Santo che ha alimentato le tensioni sul debito periferico. Penalizzate le banche anche a Piazza Affari: Mps cede il 3,4%, Ubi Banca il 1,5% e Unicredit il 1,5%. A Piazza Cordusio oggi è attesa la decisione sul nuovo presidente dell’istituto: in lizza sarebbero rimasti Giuseppe Vita e Gian Maria Gros Pietro. Pesante anche Finmeccanica che cede il 3,3%, Telecom Italia -2,18%, Eni -2,13% e A2A -1,9%. In forte calo anche Premafin -3,80%. Le azioni Pramac invece sono sospese in attesa di comunicato.

I listini dei Paesi periferici sono appesantiti dal risultati del’asta Btp e dal bollettino mensile della Bce. Da un lato l’asta Btp ha avuto un forte rialzo del rendimento dei titoli a tre anni salito al 3,89% dal 2,76% dell’asta precedente. Sono stati piazzati 2,884 miliardi contro i 3 miliardi previsti ma comunque la domanda è stata buona. I risultati dell’asta di oggi sono “nelle aspettative – ha commentato il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli – abbiamo avuto una forte domanda e l’andamento dei tassi deve rispondere alle condizioni del mercato che ci sono adesso. Le aste riflettono le condizioni del mercato”. Spiegando che: “Abbiamo scelto di non prendere tutta la domanda che c’era perché non avevamo l’urgenza di fare funding a tassi che non siano secondo noi quelli giusti”.

Dall’altro lato, dopo il beige book della Fed di ieri, che ha confermato una lenta ripresa per gli Usa, il bollettino Bce ha certificato i timori sulla crescita: la nuova fiammata degli spread non dipende dalle misure di austerity ma dalle attese sul pil. “L’aumento degli spread di Italia e Spagna nelle ultime settimane si è verificato sullo sfondo di una riconsiderazione delle prospettive per la crescita nell’area dell’euro”, ha scritto infatti la Bce notando “che nel complesso la fiducia dei mercati obbligazionari non ha recuperato completamente”. Per la Bce, inoltre, è atteso un nuovo peggioramento del mercato del lavoro nella Ue a 17, l’inflazione si manterrà sopra il 2% nel 2012 mentre la ripresa dell’Eurozona sarà graduale e con rischi al ribasso che riguardano in particolare il rinnovato intensificarsi delle tensioni nei mercati del debito”.

Non solo. L’Italia, ma anche la Francia, il Belgio, la Grecia, l’Olanda, il Portogallo e la Spagna, presentano per il 2012 un fabbisogno di rifinanziamento pubblico ”particolarmente rilevante” e superiore al 20% del Pil. Il tutto alla luce di un quadro dove aumentano le vulnerabilità dovute “a un clima di fiducia negativo e a effetti di propagazione avversi”. Un timido segnale di ripresa dell’economia è arrivato comunque in mattinata: a febbraio la produzione industriale è salita dello 0,5% dopo la stagnazione di gennaio, battendo le attese del mercati. Su base annua si registra comunque un calo dell’1,8%.

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Categories: Finanza e Mercati