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Il discorso del 9 maggio di Putin: “Evitare una guerra globale”. Il grande annuncio non c’è e neanche il nucleare

Imagoeconomica

Il tanto atteso discorso di Vladimir Putin in occasione della Festa della Vittoria, la ricorrenza che in Russia celebra la resa della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale, è arrivato. Ma a differenza delle aspettative scivola liscio senza alcun colpo di scena. Un discorso dove primeggia la cautela e la solita retorica nazionalista, dove sono più importanti le parole non dette di quelle pronunciate. Sul palco allestito nella Piazza Rossa, il presidente russo non ha fatto alcun riferimento al nucleare, nessuna dichiarazione di guerra, nessuna mobilitazione generale. Non sono volati neppure gli aerei Mig per formare nel cielo moscovita la lettera Z bloccati “dalle condizioni meteo avverse”, come ha detto il portavoce Dmitry Peskov.

Quest’anno, in occasione del 77esimo anniversario, l’evento assume un significato diverso visto il conflitto in corso. Sebbene molti si aspettavano dichiarazioni più forti o grandi annunci, il presidente russo “ha deluso” le attese rimanendo invece calmo, moderato senza pronunciarsi troppo “sull’operazione speciale” in Ucraina o su possibili escalation. Anzi lui stesso mette in guardia di fronte al rischio di una guerra globale, che si estenda ad altre parti del continente e del pianeta.

Non solo, per la prima volta ha riconosciuto le perdite (in termini di vite umane) della Russia. “La morte di ognuno dei nostri soldati e dei nostri ufficiali è un dolore che grava su tutti noi” ha detto Putin, aggiungendo che “lo Stato farà di tutto per aiutare le famiglie, e darà un supporto speciale ai bambini delle vittime e ai nostri compagni feriti”. Poi il leader russo ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime “dei martiri di Odessa bruciati vivi nella Casa dei sindacati nel maggio 2014, dei residenti del Donbass e dei partecipanti all’operazione militare speciale”, oltre che per i caduti della Seconda Guerra Mondiale.

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Putin: “La Nato non ci ha voluto ascoltare”

Putin ha iniziato il suo discorso facendo un parallelo tra i veterani del 1941-1945 che sedevano dietro di lui e i soldati che stanno combattendo nella regione del Donbass. “La milizia del Donbass e l’esercito russo stanno combattendo per la loro terra, che gli eroi della Grande Guerra Patriottica hanno difeso fino alla morte. È nostro dovere conservare la memoria di coloro che hanno schiacciato il nazismo, che ci hanno lasciato in eredità a essere vigili e fare di tutto affinché l’orrore di una guerra globale non si ripeta”.

Poi passa ai motivi che hanno spinto ad invadere l’Ucraina, sebbene non lo abbia mai menzionata direttamente. “Nonostante tutte le divergenze nei rapporti internazionali, la Russia si è sempre battuta per creare un sistema di sicurezza equo e paritario, un sistema di vitale necessità per tutta la comunità mondiale. Nel dicembre scorso abbiamo proposto di concludere un accordo sulle garanzie di sicurezza. La Russia esortava l’Occidente ad un dialogo onesto, alla ricerca di soluzioni ragionevoli e di compromesso, alla considerazione dei reciproci interessi. Tutto invano. I paesi della Nato non ci hanno voluto ascoltare e ciò significa che avevano ben altri piani. Ci si preparava a una ennesima aggressione nel Donbass, all’invasione nelle nostre terre storiche, inclusa la Crimea. A Kiev intanto veniva dichiarata possibile l’acquisizione dell’arma nucleare. Siccome esisteva una minaccia immediata ai nostri confini, la Russia ha fermato preventivamente l’aggressione. Era l’unica decisione corretta e tempestiva da prendere. La decisione di un Paese sovrano, forte, indipendente”, ha aggiunto.

Nel suo discorso Putin rimarca il degrado morale dell’Occidente

Frontale invece è l’attacco agli Usa. “Gli Stati Uniti d’America, soprattutto dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, hanno curato solo la loro esclusività, umiliando così non solo tutto il mondo ma anche i propri Paesi satelliti che sono costretti a far finta di non accorgersi di nulla e a inghiottire tutto questo docilmente. Ma noi siamo un Paese diverso. La Russia ha un altro carattere. Non rinunceremo mai all’amore per la Patria, alla fede e ai valori tradizionali, alle usanze degli antenati, al rispetto verso tutti i popoli e le culture. Mentre in Occidente, a quanto pare, hanno deciso di abolire questi valori millenari. Un degrado morale che è diventato la base di ciniche falsificazioni della storia della Seconda guerra mondiale, della fomentazione della russofobia, dell’esaltazione dei traditori, arrivando a cancellare il coraggio di coloro che ottennero tra le sofferenze la vittoria”. 

Putin ha concluso sottolineando come “altre volte i nemici della Russia tentarono di usare contro di noi bande di terroristi internazionali cercando di seminare ostilità etnica e religiosa per indebolirci dall’interno, senza mai giungere ad alcun risultato”.

Anche se alla fine non c’è stata alcun roboante annuncio, ma solo un riepilogo delle ragioni russe e una lettura della storia diversa, il presidente russo ha volato basso, con un discorso anche troppo difensivo. Ma l’esperienza ci ha insegnato a diffidare delle parole di Putin perché le azioni poi sono opposte alle sue parole.

La replica di Zelensky al discorso di Putin

“Stiamo lottando per la libertà dei nostri figli, e quindi vinceremo. Non dimenticheremo mai cosa hanno fatto i nostri antenati durante la Seconda guerra mondiale, in cui morirono più di otto milioni di ucraini. Molto presto ci saranno due Giorni della Vittoria in Ucraina. E qualcuno non ne avrà nessuno”. Sono invece le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel video girato in occasione del Giorno della Vittoria sul nazismo mentre cammina nel centro di Kiev, senza però mai nominare direttamente il leader russo.

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