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I mercati non vanno in vacanza: privilegiare le Borse ma occhio alle correzioni

I mercati non vanno in vacanza, ma attendono un settembre importante su diversi fronti. Il tema delle banche centrali non ha mai smesso di essere dominante, ma lo è particolarmente in questa fase di normalizzazione delle politiche monetarie. Nel corso del mese di giugno, si era parlato di come la perdita di momentum dei dati macro, sia sul lato della crescita sia dell’inflazione, e la retorica accomodante delle banche centrali avessero alimentato un calo dei tassi.

A luglio la situazione è totalmente cambiata: lo spartiacque rispetto alla situazione precedente può essere identificato nel forum organizzato dalla Bce il 26 giugno a Sintra, in Portogallo, che ha fornito importanti spunti per i mercati. Nel giro di un paio di settimane, infatti, il rendimento del Bund a 10 anni è aumentato di circa 30 punti base e oggi si muove fra 0,50-0,60.

Il presidente della Bce Mario Draghi, durante questo summit, ha fornito un quadro nettamente meno prudenziale rispetto a quello atteso e scontato dai mercati, in particolare obbligazionari. Secondo il governatore dell’istituto centrale europeo i rischi di deflazione sono sostanzialmente svaniti, ci troviamo in un contesto reflazionistico e la debolezza dei dati d’inflazione è di carattere transitorio.

Un messaggio più restrittivo, quindi, rispetto a ciò che i mercati prezzavano, tanto più che le parole di Draghi si sono inserite in un contesto di altre dichiarazioni simili di altri banchieri centrali, come il governatore della BoE, Mark Carney. Tutto questo ha prodotto un rialzo dei rendimenti obbligazionari. Il messaggio chiave, quindi, è questo: ci troviamo in una fase reflazionistica, l’inflazione è destinata a ritornare e, anche se le banche centrali saranno caute e graduali, il sentiero è quello di una normalizzazione delle politiche monetarie.

Questo ha una valenza molto significativa in area euro, dato che si tratta di un messaggio recente. Negli Stati Uniti, invece, la Fed ha già intrapreso questo percorso da tempo. Per quanto riguarda il presidente americano Donald Trump, il tentativo di riformare la riforma sanitaria di Obama è fallito. È l’ennesima dimostrazione della distanza che c’è tra Trump e il partito repubblicano. Le conseguenze più importanti riguarderanno i tempi della riforma fiscale. Il Congresso, ora si può concentrare su questo tema: la riforma fiscale entra in primo piano e non deve più seguire temporalmente e concettualmente quello della riforma sanitaria.

La seconda conseguenza riguarda il clima politico, diventato più teso: cresce il rischio di qualche incidente di percorso, come qualche misura protezionistica o la strumentalizzazione degli appuntamenti delicati di settembre. In quel mese ci sarà da approvare un nuovo budget, da affrontare il tema del limite del debito pubblico americano, che deve essere alzato tramite un voto del Congresso. Trump potrebbe usare questi appuntamenti per forzare la mano con il partito repubblicano, ricompattandolo e aumentando la disciplina interna.

In questo contesto, dal punto di vista strategico, la view di ANIMA non è cambiata. Manteniamo una visione cauta, o negativa, sui tassi e, quindi, sulla componente obbligazionaria, specialmente core; resta positivo il giudizio sulle classi di attivi rischiose, in particolare le azioni. Le ragioni di questo sono date da un contesto macro solido e da utili societari in crescita. La fine dell’estate potrebbe essere, però, una fase nella quale assistere a una correzione sui mercati, essenzialmente per queste ragioni: alcune asset class hanno registrato performance molto positive e le valutazioni non sono più così a buon mercato, con una volatilità molto bassa può bastare poco per provocare una correzione sugli indici.

Dato questo avvertimento, la view strategica sull’equity resta intatta e positiva. Si tratterebbe, nel caso, di un’opportunità d’acquisto o incremento di posizioni sull’azionario. In ambito obbligazionario, manteniamo una view moderatamente positiva sui segmenti a più alto spread, quindi emergenti e high yield.

MERCATI OBBLIGAZIONARI E VALUTE – Prevale la cautela

Per quanto riguarda il mercato obbligazionario nel suo complesso, continuiamo a raccomandare cautela. La nostra view è negativa, specialmente sui governativi a più alto merito di credito. A tutt’oggi, il 26% dei titoli obbligazionari governativi globali ha rendimento negativo, mentre solo l’1% ha un rendimento superiore al 3%. Queste statistiche diventano ancora più inclementi se si parla di Europa. A nostro avviso, diventa molto difficile trovare valore a questi livelli. Per gli stessi motivi, la view è negativa anche sulle obbligazioni corporate e investment grade. View moderatamente positiva, invece, su emergenti e high yield. Sul fronte delle valute, manteniamo un
giudizio costruttivo sull’euro, soprattutto nel rapporto con il dollaro.

La direzione della politica monetaria della Bce e la forza dell’economia dell’Eurozona sono i due motori alla base di questa visione positiva. Strategicamente, o comunque con un orizzonte temporale da qui alla fine dell’anno, siamo convinti che ci sia ulteriore spazio di
apprezzamento dell’euro contro dollaro (Grafico 3) e si possa raggiungere o avvicinarsi alla soglia di 1,20. Visione negativa, invece, sulla sterlina.

MERCATI AZIONARI – Europa: dati solidi e volatilità contenuta

La view sul mercato azionario europeo resta costruttiva. Nelle ultime settimane l’asset class ha mostrato un trend laterale, caratterizzato da una volatilità inferiore rispetto a quanto registrato nella prima metà dell’anno. Rimaniamo positivi nel breve termine, grazie alla crescita globale che rimane sostenuta e ai buoni dati macroeconomici pubblicati dai paesi europei e dai paesi Emergenti (in particolare dalla Cina). Settembre sarà un mese importante per il destino dei listini azionari, con i meeting in programma della Banca Centrale Europea e della Fed.

Ci aspettiamo che Draghi possa annunciare una riduzione dell’ammontare mensile di acquisti dei titoli a partire dall’inizio del nuovo anno. Tuttavia, il processo di normalizzazione dei tassi di interesse verrà monitorato con attenzione dalle banche centrali e verrà eseguito, nei prossimi anni, con misure moderate per non impattare troppo aggressivamente i mercati azionari e obbligazionari. Dal punto di vista dei settori, siamo positivi su IT, beni di consumo discrezionali, bancari e costruzioni. Neutrale la view sugli industriali, negativa sull’energia.

Italia: segnali di miglioramento

I mercati azionari dell’Eurozona, e dell’Italia, continuano a beneficiare del miglioramento della situazione economica. Gli analisti si aspettano una crescita del PIL dell’1,9% per l’Eurozona (era l’1,3% a inizio anno) e 1,2% per l’Italia (era lo 0,8% a inizio anno). Nelle ultime settimane il progressivo apprezzamento dell’euro nei confronti delle principali valute ha tuttavia determinato modeste revisioni al ribasso delle stime sulla crescita degli utili (chiaramente concentrato su settori/titoli più esposti alla domanda internazionale).

Per il mercato italiano da segnalare, relativamente al settore bancario, l’intervento dello Stato che ha consentito di risolvere le situazioni di maggiore criticità garantendo la stabilità del sistema e la significativa riduzione del rischio sistemico. Il contesto politico appare, invece, estremamente incerto e rimangono evidenti le difficoltà di intraprendere un virtuoso percorso riformatore e di riduzione del debito pubblico. Sul fronte della crescita interna siamo fiduciosi che il graduale recupero del PIL possa proseguire: la ripresa appare piuttosto strutturale e sostenuta da tutte le principali componenti: consumi interni, investimenti (in particolare macchinari) ed esportazioni.

Alcuni elementi ci portano a giustificare un atteggiamento sempre costruttivo: dati macro che confermano il graduale percorso di recupero del PIL; Eurozona uscita rafforzata dall’elezione di Macron alle presidenziali francesi (un’Eurozona più forte ha implicazioni positive per il mercato Italiano); il settore bancario, nonostante l’irrisolto problema dello smaltimento dei crediti deteriorati, sembra avere superato il momento più acuto della crisi e appaiono risolte, anche con l’intervento dello Stato, le situazioni di maggiore criticità.

Borse emergenti: segnali positivi

La view e le prospettive per quest’area restano buone per diverse ragioni. La prima è la solidità del quadro macro in Cina. I timori riguardo a una banca centrale cinese restrittiva non si sono rivelati fondati e fino a ottobre novembre, quando dovranno essere rinnovate alcune principali cariche del Partito, ci aspettiamo che i dati continuino a essere buoni. Un altro fattore di supporto è il dollaro: finché la valuta americana resta debole e i tassi non si alzano, lo scenario può considerarsi favorevole per i mercati emergenti, i quali stanno godendo di una crescita degli utili di oltre il 15% a/a. Nonostante sia vero che quest’area rappresenta il miglior mercato azionario da inizio anno (+16%), riteniamo che ci possa ancora essere margine di crescita.

Borse asiatiche: giudizio resta costruttivo

Il giudizio su queste borse resta positivo e ci aspettiamo che il trend di apprezzamento prosegua nel medio periodo. Le società asiatiche, a livello di fondamentali, hanno riportato ottimi risultati, mentre a livello settoriale, energia, tecnologia e finanza hanno registrato le sorprese più positive. Le revisioni sulle aspettative degli utili continuano ad avere un trend positivo, con i settori ciclici favoriti su quelli difensivi (in particolare il settore finanziario e quello dell’energia). La Cina continua a trainare questa revisione al rialzo: solide aspettative sulla crescita, indici PMI migliori del previsto, margini e generazione di cassa in miglioramento hanno portato gli utili attesi per il 2017 in rialzo dell’1,3% nel primo trimestre.

Anche in Giappone i segnali sono positivi, soprattutto dopo i meeting annuali che hanno dimostrato come le riforme dello stewardship code possano considerarsi serie e il mercato azionario giapponese può davvero beneficiare di questo trend.

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Tags: BorseEstate