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Guerra dei dazi Usa-Ue e test dei mercati al Governo Conte

FIRSTonline - Giuseppe Baselice

“Fare di nuovo grande l’America non vuol dire fare di nuovo il ‘29”. Così il senatore repubblicano Ben Sasse ha interpretato ieri sera lo stato d’animo di una parte rilevante di Wall Street e dell’industria dopo l’iniziativa senza precedenti presa da Donald Trump che ha motivato i dazi contro l’Unione Europea con la “difesa dell’interesse nazionale”.

Bruxelles ha già annunciato una reazione proporzionale al danno (le prime misure valgono 2,8 miliardi di euro). Saranno senz’altro colpiti Harley Davidson (-2,17%) e i produttori di bourbon. Il Messico ha messo nel mirino le minestre Campbell (-2,5% in Borsa) e le salse Mc Cormick (-3%).

Ma Wall Street è convinta che sfida sia appena agli inizi.  Il Dow Jones ha lasciato sul terreno l’1%. S&P 500 lo 0,66%. Nasdq -0,27%.

Hanno sofferto i Big dell’industria: Boeing -1,7%, Caterpillar -2,2%.

La debolezza del greggio ha penalizzato Saipem (-0,33%); Eni invariata e Tenaris-3,25%, quest’ultima affossata soprattutto dai dazi al Messico, dove il gruppo guidato da Paolo Rocca ha degli impianti.

L’Italia, forse, oggi non occupa più il titolo di testa nell’agenda delle preoccupazioni dei mercati. Si rischia, nel giorno della presentazione del nuovo governo italiano, l’apertura di una delicata crisi politica in Spagna, che s’intreccia con il nodo delle autonomie, Catalogna e Paesi Baschi in testa.

Non meno caldo, come abbiamo già visto, il tema della guerra commerciale tra gli Usa ed il resto del mondo compresa la Cina, la grande rivale, al centro di un negoziato nel prossimo week end su cui peserà l’imminente vertice a Singapore tra Kim ed il presidente Usa.

OGGI PRIMO TEST PER IL GOVERNO CONTE

Ma il test più urgente ed impegnativo per l’Europa riguarda ancora l’Italia, attesa al test della fiducia al nuovo governo.

Alla fine, dopo il conclave più lungo ed incerto della storia repubblicana, è infatti arrivata la fumata bianca per il premier Giuseppe Conte. È legittimo aver dubbi sulla solidità della formula e sulla durata dell’esecutivo. O su quanto riuscirà a realizzare questo governo dalla maggioranza risicata accolto da frasi volutamente ingiuriose da Jean-Claude Juncker (“gli italiani lavorino di più e siano meno corrotti”).

Ma i mercati, che come ci avverte Alessandro Fugnoli “non hanno sempre un’anima sola”, probabilmente oggi festeggeranno l’interruzione (se non la fine) di un incubo che è costato più di 200 miliardi in termini di capitalizzazione di Borsa ( da gennaio si registra un calo dello 0,316% contro un guadagno del 10% circa attorno al 4 marzo) e circa 150 miliardi di maggiori rendimenti sui titoli di Stato.

SOTTO I RIFLETTORI OGGI ANCHE MADRID

Scende, seppur di poco, la febbre sull’Italia. I riflettori dell’Eurozona si spostano su Madrid, teatro oggi di una drammatica seduta parlamentare da cui potrebbero scaturire le dimissioni di Mariano Rajoy con successivo, probabile, nuovo voto anticipato. Intanto non è stato scongiurato, come si è sperato fino all’ultimo, l’aumento dei dazi Usa sulle importazioni di acciaio e alluminio dall’Unione europea, in vigore da oggi. Insomma, il fronte geopolitico presenta non pochi problemi per l’Eurozona, a poche settimane dal direttivo della Bce che dovrà affrontare sia la frenata della congiuntura che la ripresa, più rapida del previsto, dei prezzi.

MILANO IN PARITÀ, DEUTSCHE BANK SPROFONDA

La Borsa di Milano ha chiuso quasi piatta una seduta quasi “normale”, in attesa dello sblocco della crisi politica. Alla fine l’indice Ftse Mib ha chiuso con un lievissimo calo dello 0,06% a 21.784 punti con un volume di scambi ai massimi della settimana a 5,8 miliardi di euro consolidando la lieve risalita dopo aver toccato due giorni fa i minimi dall’11 luglio 2017. Nel mese di maggio il listino ha lasciato sul terreno il 9,154%

La Borsa peggiore è stata quella di Francoforte -1,4%. Oltre al calo dei titoli automotive, colpiti dai dazi Usa, ha pesato la frana di Deutsche Bank (-6,93%) punita dalla Federal Reserve perché la sua divisione Usa presenta “criticità in grado di mettere a repentaglio la sua stabilità”.

In rosso anche Madrid (-1,05%) in attesa del verdetto delle Cortes sul governo. Nonostante il no alla fiducia annunciato dal partito basco, il premier non si presenterà dimissionario. Parigi -0,53%, Londra -0,15%.

SPREAD A 253. I GIAPPONESI COMPRANO I TITOLI A BREVE

Anche ieri ci sono state ampie oscillazioni sul secondario, con i principali benchmark che hanno registrato significativi rialzi dopo le turbolenze che hanno caratterizzato le ultime sedute.

Il rendimento del decennale ha chiuso al 2,88% e lo spread con il Bund è 253.70 punti base (-7,48%).

Sul mercato, oltre alla CDP e altri investitori italiani, hanno operato anche grossi investitori giapponesi. Il funzionario a capo degli investimenti della Japan Post Insurance ha detto a Reuters che l’azienda, nota anche come Kampo, si è mossa per acquistare titoli di stato italiani a breve termine dopo che i recenti cali li hanno resi più interessanti.

Forte è stato il balzo del future sul decennale Btp, che è arrivato a guadagnare 428 punti base, salendo fino a 129,12 dopo una chiusura ieri a 124,84. Un fenomeno condizionato dalla scarsa liquidità che non si è ripetuto sul cash.

Il rendimento del 2 anni dopo aver toccato un minimo a 0,89% è balzato fino ai massimi di seduta di 1,40% e attorno alla chiusura 1,26%. Alla stessa ora il differenziale sul tratto a 2 anni quota 198 punti base dopo un’oscillazione fra 157 e 218.

FCA, CRESCE L’ATTESA PER LO SHOW

Sul fronte azionario i timori sulla volontà di Trump di negare l’accesso al mercato americano delle marche tedesche di alta gamma hanno pesato sul settore in Europa (il paniere ha ceduto lo 0,84%), ma Fiat Chrysler +2,05% ha potuto sfruttare l’effetto attesa per la presentazione oggi del piano industriale. In scia Exor+1,81%. Bene anche Brembo: +0,33%. Staccate Cnh Industrial (-0,84%) e Ferrari (-0,46%).

Tra gli industriali salgono anche Leonardo (+1,94%) e Prysmian (+1,23%).

LE CARTOLARIZZAZIONI DANNO LA CARICA A BPM

Tra le banche si è fatta notare Banco Bpm (+2,4%). La società ha annunciato la cessione, tramite cartolarizzazione, di un portafoglio di sofferenze per un valore nominale lordo di 5,1 miliardi.

I guai di Deutsche Bank hanno spento anche il rimbalzo delle banche registrato in mattinata: il paniere ha terminato le contrattazioni con un calo dello 0,13%. Unicredit-0,2%, Intesa Sanpaolo-1%, Mediobanca -1,5%.

RECUPERA IL GESTITO, SALE GENERALI

Prosegue il recupero del risparmio gestito, colpito da vendite massicce in corrispondenza del tracollo di Piazza Affari. Banca Mediolanum +1,1%, FinecoBank +1%, Poste Italiane +0,22%. Brusca caduta di UnipolSai (-4,42%) e Ugf (-2,52%). In rialzo Generali (+2,32%).

LUSSO OK, ROBUSTO IL MATTONE

In un contesto di vendite generalizzate di asset italiani, gli investitori mostrano la tendenza a premiare gli esportatori, soprattutto il lusso: Salvatore Ferragamo+2,02%, Moncler +1,87% e, tra le mid cap, Brunello Cucinelli (+4,74%).

Non accenna a placarsi l’ondata di vendite delle utilities e i business regolamentati: Enel -1,03%, Snam -1,87%, Terna -1,29%. Sale A2A (+1,18).

Fuori dal paniere principale colpisce la riscoperta del settore immobiliare: Risanamento +13,96%, Nova Re +9,86%, Bastogi +4,04%.

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