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Giro d’Italia, Cavendish si conferma re dei velocisti

Dopo una Sanremo del tutto opaca aveva fatto quasi perdere le tracce di sè. Più che alle corse Mark Cavendish, il re dello sprint, si era dedicato a fare per la prima volta il papà attendendo e poi accudendo la piccola Delilah Grace avuta dalla compagna, la bellissima modella Peta Todd. A tutti aveva dato appuntamento al Giro. Ed è stato di parola. Alla prima occasione, rintuzzato qualche allungo nel finale degli uomini della Saxo Bank che correvano in casa, il ventiseienne campione del mondo, nello splendore della sua maglia iridata, è tornato prepotente al successo, pugno alzato al cielo, sul traguardo della seconda tappa danese del Giro, 260 km nel vento, per lo più piatti come un tavolo da biliardo, da Herning a Herning; una sontuosa volata preceduta dal brivido di una caduta che ha coinvolto non pochi corridori all’ultima curva prima della dirittura d’arrivo.

Una tappa su misura per esaltare la forza propulsiva dello sprinter britannico, una frazione da cui non ci si attendeva alcun scossone alla classifica che vede sempre al primo posto l’americano Taylor Phinney. Una maglia rosa tanto emozionata da ammettere alla partenza, in un italiano perfetto appreso nei tre anni passati a Marostica, di non essere riuscito a prendere sonno per la gioia dell’impresa realizzata, terzo yankee a indossare il simbolo del primato dopo Hampsten (vincitore del Giro 1988) e Vandevelde. Sembrava, quella di Taylor, una difesa di routine della maglia rosa quando a 8 chilometri dall’arrivo un salto della catena obbligava l’atleta della Bmc, fermatosi per una trentina di secondi, a una rincorsa furiosa per rientrare nel gruppo, aiutato da tre compagni di squadra e dalla sua naturale vocazione di pistard campione dell’inseguimento.

E’ stata questa performance oltre allo sprint di Cavendish, nuova maglia rossa della classifica a punti, l’unica nota tecnica degna di essere ricordata in una tappa caratterizzata da una fuga iniziale di corridori senza pretese che passerà agli annali del Giro solo per aver condotto i girini, nel vento della penisola dello Jutland, al punto più vicino al Polo Nord mai toccato da una grande corsa a tappe. Per Cavendish, che ha preceduto Matthew Goss e il francese Soupe, è l’ottava vittoria di tappa al Giro. La tre giorni danese si concluderà con la terza tappa, da Horsens a Horsens: altri 190 km per il festival dei velocisti. Frazione che sarà dedicata alla memoria di Wouters Weylandt, il belga morto il 9 maggio dell’anno scorso, nella discesa del Passo del Bocco e del sindaco di Horsens, Jan Trojborg, scomparso in mattinata per un infarto mentre partecipava a una pedalata in attesa del Giro. In serata inizierà il trasferimento in aereo della carovana per Verona, dove mercoledì, primo atto in terra italiana, ci sarà l’attesa prova della cronometro a squadre.

 

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