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Eni in correzione su timori Libia

FIRSTonline

Eni in correzione fin dalle prime battute in Borsa. I realizzi dopo il +6% segnato da inizio febbraio e i timori per i bombardamenti a infrastrutture petrolifere in Libia sono alla base delle vendite sul titolo. Il petrolio invece è in frazionale aumento (il Wti + 0,09% a 53,7 dollari, il Brent +0,98% a 62,1 dollari)

A metà mattina le Eni scendono dello 0,88% a 15,7 euro. Nel fine settimana l’avanzata dell’Isis in Libia ha portato a bombardamenti a condotte e oleodotti, in particolare nel campo di Al-Sarir (che però non è operato dall’Eni) a sud di Sirte, con conseguente riduzione della produzione di petrolio scesa a 180mila barili al giorno rispetto ai 300-350mila di gennaio.

Il timore è che in caso di nuovi incidenti la National Oil Corporation decida ulteriori stop alla produzione in Libia dove Eni ha prodotto circa 200mila barili di olio equivalente al giorno (ultimo dato disponibile). Il gruppo si è limitato a far sapere in questi giorni che la produzione è “abbastanza vicina al potenziale” di 280.000 barili ma i dati aggiornati saranno resi pubblici giovedì con la pubblicazione dei conti Eni 2014.

Eni è rimasto in Libia e non risulta vi sia personale del gruppo tra gli italiani, un centinaio circa, sbarcati stanotte a Ragusa. Il personale italiano, ridotto all’osso si trova sulle piattaforme off shore di Bahr Essalam e Bouri, in mezzo al mare, che inviano gas all’Italia attraverso lo snodo strategico di Mellitah e il gasdotto Greenstream. Altri due impianti sono attivi (Wafa produce petrolio e gas e Elefant solo petrolio) e sono operati con personale libico. Eni ha fatto sapere che tutto il personale opera in sicurezza e che è in corso un monitoraggio attento della situazione.

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