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Energia: Sardegna banco di prova per il Governo

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La contrarietà del M5S per nuove infrastrutture rischia di vanificare i progetti energetici della Sardegna. L’Enel in Commissione attività produttive della Camera ha chiesto al Governo un cronoprogramma serio e definito per il phase out del carbone e la rete di metanizzazione. A stretto giro il Partito democratico con una interrogazione chiede ai Ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture di fare chiarezza sull’uso del gas naturale nell’isola. Una vicenda complessa attorno alla quale girano investimenti miliardari e la speranza che anche la Sardegna possa partecipare all’evoluzione energetica nazionale ed europea.

Aziende del settore sono già impegnate a far sì che ciò avvenga, non solo per il proprio business, anche per sanare un debito storico. Del metano sull’isola se ne parla dagli anni ’90. In diversi Comuni i lavori per le reti gas sono iniziati e gli investimenti sono elevati. Ma il deputato di Sassari Gavino Manca ed altri suoi colleghi, chiedono notizie circostanziate. Non solo. Il Pd si muove sullo scenario energetico-ambientale per contrastare anche le polemiche di alcune associazioni ambientaliste che dicono lo stesso no al metano, alle basi militari, a certi traffici mercantili. 

I deputati Pd nell’interrogare il governo mettano insieme l’altro grande tema energetico dell’isola: l’abbandono del carbone. Tutto all’interno di una strategia nazionale ampia nell’ambito di quella eccezionalità evidenziata dai rappresentanti Enel nel recente confronto in Parlamento. Sia come sia, la questione politica è intrecciata con quella industriale. Più precisamente con un’idea di sviluppo. Con la capacità di ascoltare chi – ora sono i sardi – finora è stato escluso da benefici e godimenti riservati ad altri. Il carbone, solo per ricordare, è nella storia dell’isola, ma bisogna uscirne e nessuno osa dubitarne. 

Il futuro energetico sardo ha anche altre sfumature, non ultima quella dei costi. I parlamentari Pd vogliono sapere da Di Maio, Toninelli, Costa se ci sono condizioni per dare a cittadini sardi il gas naturale liquefatto ad un prezzo in linea con quello del gas italiano. Un’auspicio, più che un semplice quesito e solo per contenere eventuali costi a carico dei futuri utenti. I tempi? Devono essere rapidi perché le scelte devono convergere con le opzioni industriali. Manca e i suoi colleghi sono molto espliciti e per questo sollecitano un tavolo istituzionale di confronto “per chiarire se e come si intenda procedere nel supportare adeguatamente il phase out dal carbone al 2025, evitando di generare distorsioni sul mercato”.   

Nella partita c’è anche l‘Arera, orientata a prevedere uno specifico e ulteriore ambito tariffario per la Sardegna e favorire la diffusione del metano. Tutta l’operazione industriale ricadrebbe sull’isola per un certo numero di anni. La cosa non convince gli industriali che sono sul chi va lá. Il Presidente Alberto Scanu è stato esplicito. Pensa che con questo indirizzo, verrà meno la consolidata solidarietà nazionale per le grandi opere. Un warning all’orecchio del M5S che ha in mano i tre Ministeri maggiormente coinvolti e la faccia di Di Maio. Se infrastrutture si devono fare i costi siano ben distribuiti. Le agenzie hanno riportato dichiarazioni ancora più dure di Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Sud Sardegna.

È assurdo, che qualcuno pensi di scaricare sulle famiglie e sulle imprese sarde i costi della rete di distribuzione. Siamo di fronte a una discriminazione palese verso la Sardegna“. In soldoni, dice il manager, oltre 3 miliardi di euro da prelevare dalle tasche degli abitanti in Sardegna. Tanti attori che non lasciano intravedere giorni facili. Con colossi energetici con ottime risorse finanziarie (per giunta partecipati dallo Stato) che non perdono l’ottimismo per vedere superato un gap storico e nuove infrastrutture da Nord a Sud dell’isola.

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Categories: Economia e Imprese