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Enel vende tutte le attività in Russia per 137 milioni. Erg: gli australiani pagano un miliardo per il 22%

Foto di bertrand71 da Pixabay

Grandi manovre per i gruppi energetici italiani: da una parte Enel cede in blocco le attività di generazione elettrica in Russia; dall’altra Erg apre il proprio capitale a un fondo australiano.

Enel lascia la Russia e incassa 137 milioni

Iniziamo dalla società guidata da Francesco Starace, che giovedì ha annunciato di aver venduto l’intera partecipazione detenuta in Enel Russia, pari al 56,43% del capitale sociale, per un corrispettivo totale pari a circa 137 milioni di euro che sarà corrisposto al closing. Nel dettaglio, sono stati firmati due accordi: uno con PJSC Lukoil e uno con il Closed Combined Mutual Investment Fund “Gazprombank-Frezia”.

Con questa operazione, si legge in una nota, Enel conclude la cessione degli asset di generazione elettrica in Russia (iniziata nel 2019 con la prima cessione degli asset alimentati a carbone), che includono circa 5,6 GW di capacità convenzionale e circa 300 MW di capacità eolica in diverse fasi di sviluppo. La cessione è in linea con l’obiettivo strategico del gruppo di concentrare le proprie attività principalmente nei Paesi in cui una posizione integrata lungo la catena del valore può guidare la crescita e migliorare la creazione di valore facendo leva sulle opportunità offerte dalla transizione energetica.

Enel, segnala la società, “ha comunque già adottato o promosso alcune misure che hanno comportato la cessazione della direzione e coordinamento nei confronti di Enel Russia”.

A livello contabile, l’effetto della perdita di controllo su Enel Russia dovrebbe produrre un effetto positivo sull’indebitamento finanziario netto consolidato del gruppo Enel per circa 550 milioni di euro e un impatto negativo sull’utile netto di gruppo reported di circa 1,3 miliardi di euro, principalmente dovuto al rilascio della riserva di conversione cambi, per circa 1,1 miliardi di euro al 31 maggio 2022. Questo effetto contabile non avrà alcun impatto sui risultati economici ordinari.

Il perfezionamento dell’operazione, previsto entro il terzo trimestre di quest’anno, è soggetto all’avveramento di alcune condizioni sospensive, tra cui il rilascio dell’autorizzazione da parte della Commissione governativa russa per il monitoraggio degli investimenti esteri e del Servizio federale antimonopoli russo.

Erg: gli australiani pagano un miliardo per il 22%

Quanto a Erg, il fondo australiano Ifm entrerà con il 35% in una nuova holding con la famiglia Garrone, holding che deterrà a sua volta circa 62,5% di Erg. L’investimento di Ifm supera il miliardo di euro e prevede un’opzione per ulteriori 500 milioni di capitale a sostegno della crescita di Erg, secondo gli obiettivi strategici annunciati dalla società a marzo.

Una volta conclusa questa operazione, San Quirico, holding della famiglia Garrone-Mondini, manterrà il controllo Erg e quindi non sono previste Opa né il delisting della società. La partnership “consentirà alla società di sbloccare un ulteriore potenziale di crescita sulla base degli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati da governi e istituzioni a livello globale”, spiega la nota.

San Quirico e Ifm “sono fortemente allineati agli obiettivi strategici delineati nel piano industriale di Erg presentato a marzo 2022 e supporteranno l’amministratore delegato di Erg e il suo più ampio team dirigenziale per garantire il raggiungimento di tali obiettivi”.

“Ifm porterà un’impronta vasta internazionale che va ben oltre l’Europa così come il suo forte supporto finanziario a lungo termine, per consentire a Erg di perseguire una crescita più rapida, più ampia e diversificata”, commenta Edoardo Garrone, presidente di San Quirico e di Erg.

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