Un milione di dollari in azioni per rassicurare gli investitori: è la mossa dell’amministratore delegato di Eli Lilly, David Ricks, dopo il brusco calo del titolo della multinazionale farmaceutica, indebolito dai risultati non esattamente da record di una sperimentazione su un nuovo farmaco anti-obesità. Nel frattempo, la compagnia è finita sotto inchiesta in Texas: il procuratore generale Ken Paxton accusa Eli Lilly di aver corrotto medici per aumentare le prescrizioni dei suoi farmaci più redditizi, tra cui i GLP-1 Mounjaro e Zepbound, utilizzati per la perdita di peso e il trattamento del diabete.
Il titolo a Wall Street ha chiuso in rialzo del 3,29%.
LEGGI ANCHE Farmaci dimagranti, la battaglia tra Eli Lilly e Novo Nordisk
Eli Lilly: top manager all’acquisto per dare fiducia
Secondo i documenti depositati alla Sec, Ricks ha comprato 1.632 azioni a un prezzo medio di 644,77 dollari il 12 agosto. Ricks non acquistava azioni del colosso farmaceutico dal 2019, secondo i dati Bloomberg, ma questa volta è sceso in campo insieme ad altri dirigenti, tra cui il vicepresidente esecutivo Daniel Skovronsky. L’obiettivo è far capire agli investitori che il management crede ancora nel futuro dell’azienda, nonostante il tonfo del titolo del 14% registrato l’8 agosto, giorno del bilancio di metà anno.
Il mercato era rimasto deluso dai risultati della sperimentazione del nuovo farmaco anti-obesità Orforglipon: la dose più alta ha mostrato una perdita di peso di circa il 12%, inferiore rispetto al concorrente Wegovy di Novo Nordisk, e alcuni pazienti hanno avuto problemi di tollerabilità. Il risultato? Azioni in calo del 30% negli ultimi 12 mesi, nonostante la performance finanziaria positiva del gruppo.
Il Texas accusa Eli Lilly: “Ha corrotto i medici”
Secondo l’ufficio del procuratore Paxton, Eli Lilly avrebbe offerto “piccoli incentivi” ai medici in cambio della prescrizione dei farmaci più profittevoli. Paxton non usa mezzi termini: “Big Pharma ha compromesso le decisioni mediche partecipando a uno schema illegale di tangenti”.
Non è la prima volta che Paxton punta il dito contro le grandi case farmaceutiche: lo scorso anno aveva citato diversi produttori di insulina e gestori di benefici farmaceutici (Pbm), accusandoli di aver gonfiato i prezzi dell’insulina per poi restituire una parte consistente ai Pbm in modo poco trasparente.
Eli Lilly respinge le accuse e annuncia battaglia legale: secondo l’azienda, le denunce provengono dallo stesso informatore le cui accuse erano già state respinte da diversi tribunali e dal governo federale. “Difenderemo vigorosamente la nostra posizione”, ha dichiarato un portavoce.