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Elezioni, ballottaggi: le 6 rimonte che ribaltarono il voto

La prima storica remontada fu quella di Valentino Castellani del Pds che nel 1993 alle elezioni comunali di Torino perse il primo turno con un distacco, che sembrava incolmabile, dall’ex sindaco Diego Novelli, che aveva raccolto 295 mila voti (pari al 36,1%) contro i 121 mila di Castellani (pari al 20,3%). Ma al ballottaggio cambiò tutto: Castellani raccolse 280 mila voti (pari al 57,3%) stracciando Novelli, che si fermò a 208 mila voti scendendo al 42,7%. E così Castellani diventò sindaco di Torino per la prima volta. Ma non fu l’unica volta che rimontò al ballottaggio: lo fece anche alle elezioni successive perdendo al primo turno contro l’avversario del centrodestra (43,35% per Costa e 35,4% per Castellani) e vincendo al fotofinish il ballottaggio con il 50,4% contro il 49,6% del rivale per soli 4.700 voti di vantaggio.

Con l’aiuto del cofondatore di Youdem, Lorenzo Pegliasco, “la Repubblica” ha ricostruito la storia dei ballottaggi incredibili, da cui si evince che in effetti il secondo turno delle elezioni amministrative comunali è tutta un’altra storia rispetto al primo. All’inizio il voto esalta l’identità della lista e del candidato, nel ballottaggio vince invece chi sa tessere meglio le alleanze. E se un candidato ha fatto il pieno dei voti al primo turno, non c’è da meravigliarsi che inciampi al ballottaggio. Chi vincerà, dunque, tra la Raggi e Giachetti a Roma? E a Torino tra Fassino e la Appendino? E a Milano tra Sala e Parisi? E a Bologna, a Trieste, a Napoli e negli altri comuni dove domenica prossima si voterà per il ballottaggio?

Naturalmente non basta sfogliare le pagine della storia elettorale per capire chi vincerà, ma la riflessione sulle votazioni passate aiuta a capire. Intanto vale la pena di ricordare i risultati più clamorosi usciti dai ballottaggi e poi le ragioni che spostano voti.

Oltre al doppio successo del sindaco Castellani a Torino, esiti imprevedibili ebbero quattro altri ballottaggi che ribaltarono completamente il risultato del primo turno elettorale. Clamorosa fu la vittoria sul filo di lana di Guazzaloca che espugnò Bologna la rossa e diventò sindaco nel 1999 scavalcando al ballottaggio per meno di 3mila voti la candidata dei Ds, Bartolini, che ne uscì con le ossa rotte e provocò un’umiliante sconfitta della sinistra nel capoluogo emiliano, malgrado il successo al primo turno (46,6% per la Bartolini e 41,5% per Guazzaloca che poi salì al 50,7%).

Non meno clamoroso fu il ribaltone di Roma del 2008 quando l’ex fascio Alemanno interruppe una lunga serie di amministrazioni di centrosinistra sconfiggendo al ballottaggio l’ex sindaco Francesco Rutelli che aveva vinto il primo turno con il 45,8% contro il 40,7%. Rutelli, che era convinto di avere la vittoria in mano, perse oltre 80 mila voti al secondo turno e pur, incrementando la sua percentuale (46,3%), venne inesorabilmente superato dall’incredulo Alemanno che guadagnò al ballottaggio più di 100 mila voti e arrivò al 53,6% espugnando il Campidoglio e diventando sindaco di Roma. Ora Raggi e Giachetti farebbero bene a incrociare le dita.

Gli altri due ribaltoni celebri furono quelli di Napoli nel 2011 e di Venezia nel 2015. A Napoli al primo turno vinse nettamente Lettieri del Pdl con il 38,5% e oltre 179 mila voti contro De Magistris (allora Idv) che si fermò al 27,5% con 128 mila voti. Ma al ballottaggio la musica cambiò del tutto: De Magistris ottenne più del doppio dei voti del primo turno (783.725) e diventò sindaco con il 65,3% dei consensi umiliando Lettieri, sceso al 34,7%. Domenica De Magistris, che stavolta ha vinto il primo turno, e Lettieri si ritroveranno sul ring elettorale: come andrà a finire?

Il sesto clamoroso ribaltone avvenne l’anno scorso a Venezia dove l’ex magistrato Casson del Pd vinse con quasi 10 percentuali il primo turno ma fu scavalcato al ballottaggio da Brugnaro di Forza Italia che conquistò 20 mila nuovi voti e vinse con il 53,2%.

Come si spiegano rimonte così sensazionali? Conta la personalità del candidato e la sua capacità di conquistare consensi fuori dal giardino di casa del primo turno. Ma, come spiega Pegliasco, sono determinanti anche altri fattori, come il cosiddetto “sgambetto della zia”, per cui i candidati che hanno molte liste a sostegno e che si sono avvalsi del voto di parenti e amici dei tanti candidati non possono più sperare nello stesso effetto al secondo turno. Un altro elemento che può influire sul ballottaggio è il calo dell’affluenza. Ma più intriganti sono i tradimenti, per cui un elettore cambia il suo voto tra un turno e l’altro. Fu il caso della sconfitta di Rutelli nel 2008 quando, secondo l’ex sindaco di Roma, “ci fu anche nel centrosinistra qualcuno che tradì”.

Infine, bisogna fare i conti, secondo “la Repubblica”, con la cosiddetta “sindrome del pescecane” quando molti elettori, “come fa lo squalo quando vede il sangue, si sveglia dal torpore e addenta la preda” e corre a votare o si sposta sul candidato che inizialmente sembrava fuori gioco e che ora sembra avere buone chances di successo. E’ buona regola però non dimenticare mai che ogni ballottaggio fa storia a se e che sola la combinazione di molti fattori può spiegare l’esito finale di un voto che, in molti casi, resterà fino a domenica prossima appeso a un filo.  Ma questa è la democrazia, bellezza.

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Categories: Politica