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Dopo il voto l’Orso spaventa la Borsa e lo spread: riflettori sul caso Italia. Milano inizia male

“Faremo quanto necessario per far uscire il Giappone da 15 anni di depressione”. Haruhiko Kuroda, prossimo governatore della Banca del Giappone, ha usato stamane in Parlamento quasi le stesse parole di Mario Draghi a luglio a difesa dell’euro. Tiepida però la reazione dei mercati: Tokyo +0,16%. In ribasso gli altri listini asiatici (Hong Kong -1,56%) dopo la decisione cinese di stringere sui requisiti per i mutui immobiliari.

Ma le attenzioni stamane saranno concentrate sull’Europa. Oggi i ministri finanziari dell’eurogruppo affronteranno la questione degli aiuti a Cipro, la scintilla che potrebbe far deflagrare la polveriera del vecchio Continente. Sulla riunione, infatti, aleggerà il caso Italia, al pari delle tensioni crescenti nell’Europa del Sud, confermate dalla gigantesca manifestazione di ieri a Lisbona contro il governo filo Merkel. 

L’appuntamento più atteso della settimana sarà il direttorio della Bce , in programma giovedì 7. La diga degli Omt finora non è stata messa alla prova. I mercati si guardano bene dallo sfidare la banca centrale di Francoforte. Ma fino a quando? Dalle urne italiane è uscito un non alla politica dell’austerità. Difficile perciò pensare che un eventuale nuovo governo possa sottoscrivere un memorandum of understanding, comunque richiesto per dare il via agli acquisti di titoli, in linea con le indicazioni della banca centrale. Il rischio, insomma, è che la moral suasion di Draghi possa non bastare più. A meno che dal cilindro del governatore non salti fuori un altro coniglio bianco. 

IL CASO ITALIA IN CIFRE

Dopo lo stupore e l’ironia, intanto , si fa strada la paura. Da stamane l’Italia senza rete politica rischia davvero grosso, come già si è intuito venerdì scorso. L’indice FtseMib ha perduto l’1,5%, assai di più delle altre Borse europee, che hanno accusato ben più lievi cali: Parigi -0,6%, Francoforte -0,4%, Madrid -0,2%. Londra ha chiuso in rialzo dello 0,2%. Nel complesso, nella prima settimana del dopo elezioni la Borsa di Milano è scesa del 3,4%, portando a -3,5% la performance dall’inizio dell’anno. Dopo essere salita del 7,1% a gennaio, a febbraio è scesa dell’8,7%. 

L’intera Borsa italiana capitalizza 322 miliardi, 17 in meno della settimana prima e assai meno delle emissioni complessive del debito pubblico previste per il 2013 (410 miliardi). Il settore più penalizzato è stato quello bancario -7,8%.  Sul mercato dei titoli di Stato il rendimento del Btp a 10 anni è salito al 4,77% e lo spread si è allargato a quota 335 (+9 punti base). Sensibile il peggioramento anche nei confronti dei Bono spagnoli: lo spread a favore dell’Italia si è ridotto a 31 punti, la metà dell’ultimo valore preelettorale. Tra il 12 e il 27 marzo scadono emissioni di Stato per 30 miliardi circa, per lo più Bot a breve e titoli a 3 anni. 

RESTO DEL MONDO BATTE EUROPA 

Per ora, tuttavia, l’azione delle banche centrali ha consentito ai mercati finanziari un decollo positivo del 2013: dietro Tokyo +11,7%spiccano le performances di Zurigo +11,4%, Londra + 8,15%, dello Standard & Poors americano + 6,45%. L’indice S&P inizia la settimana a quota 1565, ad un passo (il 3%) dal primato assoluto stabilito nel 2007. Il Dow Jones è sotto dello 0,5% dalla vetta di sempre. Ma per battere il record occorre superare l’effetto sequester, ovvero l’avvio da stamane dei tagli automatici alla spesa pubblica americana in assenza di un accordo sul budget.

BONUS, LA SVIZZERA PUNISCE I GATTI GRASSI 

L’ottimo risultato della Svizzera non ha impedito che ieri i cittadini della Confederazione approvassero con una maggioranza schiacciante, il 68%, un freno alle paghe dei “gatti grossi”, ovvero i manager delle aziende rossocrociate. D’ora i saranno vietati i bonus su performances sotto un certo numero d’anni, gli incentivi in caso di fusioni ed acquisizioni ed altre forme di benefits. Lo stipendio dovrà essere approvato dall’assemblea degli azionisti. Per i trasgressori è prevista la prigione fino a tre anni. 

INSIDE PIAZZA AFFARI

Dovrebbe essere il giorno della fumata bianca per la cessione de La7. Oggi il Cda di Telecom Italia affronterà l’esame dell’offerta di Urbano Cairo. I nodi da sciogliere sono ancora molti, cosa che, almeno in teoria, potrebbe favorire un rientro in corsa del private Clessidra, con il possibile apporto di Diego Della Valle. Ma l’offerta di Claudio Sposito sui multiplex è ritenuta troppo bassa,cosa che dovrebbe spingere Telecom ad accogliere, senza entusiasmo, l’offerta del patron del Torino a coronamento di un processo lungo e tormentato che è partito lo scorso luglio e che va avanti dallo scorso 6 dicembre.

Si riparte dopo la pioggia di vendite di fine settimana. Il titolo più colpito è stato Mediaset, rotolata in ribasso dell’8%. Mediolanum, società nell’orbita di Fininvest, ha perso il 2,7%. Perdite superiori al 4% per A2A ed Enel Green Power. Enel è scesa dell’1,8%, Eni-1,3%, Telecom Italia -3,5%. Perdite pesanti per i titoli industriali: Fiat -2,3%, Fiat Industrial -4,1%, Pirelli -3,7%. Finmeccanica è caduta in ribasso del 4,6%. Fra le banche, i ribassi maggiori sono del Banco Popolare-3,4% e di Mediobanca -3,5%. MontePaschi -2,2%, Intesa-0,1%, Unicredit -1,9%. Fra i pochi titoli in rialzo, spicca Parmalat +3% sostenuta dall’ipotesi di delisting con Opa da parte di Lactalis e Luxottica +1,7%, galvanizzata dagli ottimi risultati. 

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