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Donnet: “Generali nella storia, siamo una start up di 200 anni”

“La Storia siamo noi” e nulla è più vero di questa affermazione come nel caso di Generali. Così vero che Philippe Donnet, Group Ceo del Leone, nel presentare i due volumi di Marsilio dedicati ai 190 anni di vita del colosso assicurativo – “Generali nella storia” – parte proprio da qui: “La storia è un’opera collettiva e noi che ci confrontiamo oggi con le nuove sfide dei tassi d’interesse zero, della regolamentazione sempre più stringente, della sfida climatica e tecnologica in costante evoluzione, vogliamo reinventare il gruppo per tenerlo al passo con l’innovazione ma restando fedeli alla nostra lunga storia. Siamo una start up di quasi 200 anni”.

Se dietro le spalle di Generali c’è l’enorme archivio che ha alimentato i due volumi, uno dedicato all’800, l’altro al ‘900 in un percorso che parte grosso modo dal Congresso di Vienna e arriva alle soglie del nuovo millennio, davanti – spiega ancora Donnet – c’è sempre e ancora l’Europa con la quale Generali ha intrecciato i suoi destini tanto che è sempre in cima alle strategie del gruppo.

“L’Europa – afferma il top manager – è importante per Generali: qui abbiamo 50 milioni di clienti, 100 mila distributori e da qui viene il 95% del nostro fatturato”. Proprio mentre il gruppo annuncia la cessione delle attività in Olanda, Donnet conferma che Italia, Francia e Germania sono strategiche, che altre aree sono – appunto – marginali e rientrano nel pacchetto di dismissioni. “Vogliamo crescere in Europa ma diversificando anche in Asia (Cina), America Latina (Argentina) e Cuba. Donnet si conferma un europeista convinto e lo è tanto più ora che “la crescita sta tornando e cominciamo a vederne i segnali. E’ un illusione – prosegue – pensare che ci sia una strada al di fuori dall’Europa, serve invece più integrazione. Un ministro delle Finanze unitario è una figura ormai necessaria così come è necessario allargare il motore europeo: l’asse Francia-Germania non basta più, c’è bisogno di più Italia in Europa”.

Parole che si integrano bene con l’intervento del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, che ha colto nella ripresa economica in corso, la spinta per rilanciare l’integrazione politica e il superministro dell’Eurozona. Ma mentre Juncker ha parlato oggi mercoledì a Strasburgo, Generali ha chiamato martedì sera a Roma manager, banchieri, azionisti alla presentazione del suo volume storico: da Salvatore Rossi di Bankitalia a Francesco Gaetano Caltagirone, da Fabio Cerchiai (vice presidente UnipolSai) a Umberto Quadrino (presidente Tages), a Giuseppe De Rita e Luigi Abete. A chiudere la presentazione – cui hanno partecipato, oltre allo stesso Donnet, Marta Dassù, Paolo Magri e Paolo Mieli – il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.

Un parterre che dimostra l’attenzione per una pubblicazione che Cesare De Michelis, presidente di Marsilio Editore, descrive come “un’esperienza straordinaria: 15 chilometri di archivio per raccontare la storia di un’impresa di successo che diventa un capitolo della storia sociale, culturale e civile europea e che affonda le radici sin dall’inizio in un’area di confine multiculturale, tra Italia e impero austro-ungarico, in anticipo sui nostri tempi”.

Il curriculum autografo di Franz Kafka che lavorò un anno con Generali, l’assicurazione per l’esploratore Umberto Nobile, la polizza di papa San Pio X, l’incendio del teatro La Fenice che Generali ha risarcito due volte: nel 1836 con 250 mila lire austriache e nel 1996 quando bruciò e venne quasi completamente distrutta. Sono alcune delle storie racchiuse nei due volumi di “Generali nella Storia”, realizzati grazie a un patrimonio documentale del gruppo costituito da migliaia di volumi, relazioni, rapporti, verbali, contratti, fotografie, e che riporta profili storici generali e una rassegna di brevi notizie sulle varie epoche che aiutano a contestualizzare la storia della Compagnia nel panorama economico-politico di riferimento. Dall’assicurazione contro la guerra a quella, innovativa per l’epoca, contro la grandine. Un work in progress o, come dice Donnet, “una start up di 200 anni”.

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Categories: Cultura