La settimana che porta all’ultima giornata di campionato è un microcosmo di emozioni contrastanti, tensioni sottili e nervi logorati. Antonio Conte e Simone Inzaghi ci arrivano da prospettive opposte, ma con lo stesso peso sul cuore: lo scudetto è lì, ancora possibile, ma mai così maledettamente complicato da afferrare.
Conte, l’uomo stremato che non si arrende (ma medita l’addio)
Conte guida il Napoli da lontano, con le braccia incrociate e la mascella serrata. La tempesta di Parma-Napoli, con la testa della classifica mantenuta non per meriti propri, bensì per il rigore di Pedro in Inter-Lazio, gli ha tolto il fiato. “Siamo al limite delle forze”, ha ammesso senza troppi giri di parole. La sua stagione è stata un’odissea: infortuni a catena, emergenze continue, silenzi e voci di addii. Ma è ancora lì, primo, e deciso a giocarsela fino in fondo. Non sarà in panchina contro il Cagliari (l’espulsione del Tardini lo costringerà a traslocare sugli spalti del Maradona), ma comanderà i suoi lo stesso, a distanza, con tutta la forza del suo carisma. La comunicazione non verbale è un romanzo a parte: si tocca i gomiti, fissa il vuoto, sorride amaro. Ha perso pezzi fondamentali della squadra (Lobotka, Buongiorno e Neres, passando ovviamente per Kvaratskhelia) e nessuno, dice, ha avuto il coraggio di raccontarlo. Lui lo fa solo ora, senza alibi ma con amarezza: “Si vince, ma si soffre – ha sospirato nella pancia del Tardini -. E quest’anno si è sofferto tanto, troppo”. Il suo futuro è un’incognita. Il contratto dice 2026, ma chi conosce Antonio sa che la firma non basta a legare un uomo che se non crede più nel progetto, se ne va. Lo ha fatto prima, potrebbe rifarlo. Il confronto con De Laurentiis è imminente, ma l’ultima notte al Maradona potrebbe essere anche quella dell’addio.
Inzaghi deluso e arrabbiato, ma con il jolly della finale di Monaco
Sul fronte opposto, Simone Inzaghi è l’uomo del silenzio. Letteralmente. Dopo Inter-Lazio, ha scelto di non parlare. Un gesto forte, che racconta la frustrazione di un gruppo che sente lo scudetto scivolare via per colpe proprie, ma anche per una lunga catena di episodi arbitrali mai chiariti fino in fondo. Il rigore per il tocco di mano di Bisseck, il fallo non fischiato su Thuram nel derby, la rimessa laterale di Bologna battuta dodici metri più avanti. Dettagli, sì, ma che per molti, dalle parti di viale Liberazione, hanno portato via punti e deciso un campionato. Inzaghi non cerca alibi, ma il clima attorno alla squadra è diventato pesante, anche perché la testa non è solo a Como: il vero obiettivo, infatti, è la finale di Monaco del 31 maggio, che potrebbe spazzare via ogni residuo di tristezza e proiettare i nerazzurri sul trono d’Europa. Per arrivarci con energia mentale e slancio morale, però, serviva un finale diverso. L’Inter sta pagando gli sforzi, fisici e psicologici, di un’annata lunga e logorante. Anche la condizione fisica non aiuta: Mkhitaryan, Dimarco e Thuram non sono ancora al top, Lautaro tornerà venerdì e dovrà caricarsi tutto sulle spalle. Perché anche se i sogni scudetto sembrano affievoliti, non tutto è perduto. E l’Inter di Inzaghi, in questa stagione, ha già dimostrato di sapersi rialzare nei momenti più duri.
Conte sogna il ritorno alla Juventus, Inzaghi tentato dall’Arabia Saudita
Ma se il presente è incandescente, il futuro non è da meno. Antonio Conte, che ha legato il suo nome alla rimonta del Napoli e alla rincorsa scudetto, resta un uomo libero dentro, anche se sotto contratto. La voce che circola con sempre più insistenza lo proietta verso un clamoroso ritorno alla Juventus. Agnelli non c’è più, i ponti sembravano bruciati, ma il tempo cambia tutto e in casa bianconera si riflette su un nuovo ciclo, con una guida forte, identitaria e vincente, proprio come Antonio (poi resterebbe da capire cosa fare con Giuntoli, ma quella è un’altra storia). De Laurentiis farà di tutto per trattenerlo, ma Conte non ha mai avuto paura di scegliere strade scomode, se è convinto di poterne fare un’autostrada verso il successo. Dall’altra parte, anche il nome di Simone Inzaghi comincia a circolare lontano da Appiano Gentile. Il progetto all’Inter non è in discussione, ma il corteggiamento dell’Arabia Saudita è reale e potrebbe convincere Simone, soprattutto in caso di successo in Champions. L’Al Hilal sarebbe pronto a offrirgli 20 milioni a stagione, oltre che un calcio decisamente meno stressante, perfetto dopo quattro anni nella ‘centrifuga’ (Trapattoni dixit) Inter. La finale, insomma, può cambiare tutto: consolidarlo a Milano, facendone uno degli allenatori più vincenti della storia nerazzurra, oppure aprirgli le porte di un nuovo mondo, dorato ma lontano.