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Consiglio Bce e aspettative del mercato, Lagarde in bilico

Imagoeconomica

La riunione del Consiglio della Bce di giovedì prossimo precede un’altra riunione decisiva, quella di dicembre, dove si decideranno previsioni economiche e tono della politica monetaria. E questa volta, a fare da sfondo, c’è l’ultimo peggioramento delle prospettive nel rapporto crescita-inflazione. «La Bce si trova sempre più tra l’incudine e il martello, poiché l’economia della zona euro attraversa un periodo di indebolimento, mentre l’inflazione è a un livello record e la pressione sui prezzi sta aumentando», taglia corto Martin Wolburg, economista senior di Generali Investments. In altre parole, lo scenario “goldilocks” della banca centrale dell’ultimo decennio, con un’inflazione (a volte in modo preoccupante) al di sotto dell’obiettivo, che giustificava misure politiche eccezionali e quindi sosteneva l’attività e i mercati, è giunto al termine. Continua Wolburg: «il compito principale della presidente Lagarde nella riunione politica di ottobre sarà quello di calmare le preoccupazioni del mercato sul fatto che la Bce stia attendendo troppo a lungo. La presidente dovrà procedere lungo una linea sottile per tenere sotto controllo le aspettative d’inflazione senza essere costretta dai mercati a una vera e propria azione politica». Il messaggio implicito sarà che la soglia per l’innalzamento dei tassi è ancora lontana. I mercati stanno attualmente prezzando un tasso di deposito di zero a 3 anni, di -0,15 a 2 anni e -0,43 a 1 anno. Conclude: «Tra le righe comunicherà che il (probabile) aggiustamento verso l’alto della traiettoria dell’inflazione alla riunione di dicembre non altererà le prospettive dei tassi e che i mercati si sono spinti troppo oltre nelle loro aspettative sul loro rialzo».

CONSIGLIO BCE: RIDUZIONE ACQUISTI MA NON SUBITO

Gli esperti non si aspettano dunque grandi modifiche alla politica monetaria e nemmeno l’anticipazione delle decisioni della riunione di dicembre. Alla riunione di dicembre, il Consiglio direttivo pubblicherà nuove proiezioni macroeconomiche, compresa la valutazione inaugurale per il 2024, oltre a comunicare il piano per l’allentamento quantitativo dopo la fine dell’attuale programma di acquisto per l’emergenza pandemica (Pepp) a marzo 2022. Attualmente la Bce acquista circa 70 miliardi di euro al mese nell’ambito del Pepp, più 20 miliardi di euro al mese nell’ambito dell’ordinario programma di acquisto di asset (App). «Pensiamo che il Consiglio direttivo sceglierà di ridurre gradualmente il ritmo dagli attuali 90 miliardi di euro al mese a un tasso stabile tra 40-60 miliardi di euro al mese nel corso del secondo trimestre del prossimo anno», dichiara Konstantin Veit, senior portfolio manager european rates di Pimco. Continua: «Pensiamo inoltre che la Bce manterrà l’attuale quadro di revisione del ritmo degli acquisti di asset su base trimestrale. Infine, ci aspettiamo che annunci ulteriori operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Tltro) a dicembre, anche se a condizioni meno generose rispetto alla fase della crisi pandemica».

Ciò che conta per l’orientamento di politica monetaria, insomma, è l’ammontare totale degli acquisti di asset, mentre la divisione tra i programmi rappresenta in gran parte una decisione politica. Aggiunge Veit: «Ci aspettiamo che il Pepp finisca a marzo 2022, e che l’App ordinario venga in compenso aumentato dagli attuali 20 miliardi di euro al mese, dato che i progressi verso l’obiettivo di inflazione a medio termine del 2% sono ancora incompleti. La Bce potrebbe certamente decidere di introdurre una serie di acquisti temporanei per facilitarne la transizione».

Ovvero: una volta che gli impatti della pandemia sul livello dell’inflazione saranno sufficientemente neutralizzati, attraverso misure politiche temporanee (come il Pepp) e le disposizioni agevolate in materia di liquidità (Tltro), strumenti di acquisto di asset più regolari torneranno alla ribalta per affinare l’assetto politico post-pandemia a partire dal 2022. E conclude: «la politica della Bce ha lo scopo di rassicurare i mercati. La Bce rimarrà paziente e non ripeterà gli errori da falco del 2008 e del 2011. L’obiettivo, comunque, è di ridurre gli acquisti di asset per tornare ai tassi di interesse come strumento primario di politica monetaria».

CONSIGLIO BCE: OTTOBRE COME TEST

«Nella prossima riunione la Bce potrebbe non solo ribadire la sua forward guidance, ma anche offrire maggiori informazioni sulle prospettive di acquisto di obbligazioni in Europa, prima dell’incontro chiave di dicembre», spiega Gergely Majoros, membro del comitato investimenti di Carmignac. Cosa dire, quindi, agli investitori in obbligazioni? «Gli investitori obbligazionari si trovano di fronte a un dilemma di breve termine. Un’ulteriore prudenza sui mercati dei tassi è certamente giustificata, perché il ciclo dell’inflazione potrebbe essere ancora sottovalutato, soprattutto negli Stati Uniti, il che porterebbe a una posizione di politica monetaria più aggressiva. Allo stesso tempo, alla prossima riunione la Bce potrebbe decidere di assumere una posizione più accomodante, indicando di essere in linea con l’attuale percorso di rialzo dei tassi, ma rimandando l’avvio del rialzo almeno fino all’inizio del 2023. Questo probabilmente spingerebbe di nuovo i rendimenti delle obbligazioni europee più in basso, almeno temporaneamente».

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Categories: Finanza e Mercati