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Calcio, boom del mercato della sponsorizzazione tecnica: Puma guida l’assalto a Nike e Adidas

Se la crisi ha colpito persino la roccaforte del mercato immobiliare, non lo stesso si può dire riguardo all’inossidabile industria del calcio. Mentre infatti in Italia e in Europa si rinuncia alla casa, ma anche agli investimenti, all’abbigliamento di marca e si sta attenti persino a cosa mettere nel carrello della spesa, nulla può invece scalfire l’appeal di un gol, una parata, una giocata da fuoriclasse di questo o quel campione, e magari il desiderio di emularlo indossando la sua maglia o i suoi scarpini.

A rivelarlo è uno studio di Repucom/Pr Marketing: il mercato dell’equipaggiamento sportivo delle società calcistiche professionistiche ha raggiunto in Europa un giro d’affari da 390 milioni di euro nel 2013, con una crescita del 18% rispetto all’anno precedente. Alla faccia della crisi, alla maglia del beniamino non si rinuncia.

A rendere l’idea basterebbe la notizia riportata ieri dal britannico Mirror, per cui il marchio Puma, nel tentativo di contrastare l’egemonia dello storico binomio Nike-Adidas (che da sole si accaparrano ancora circa un terzo dei club dei cinque maggiori campionati continentali), ha appena firmato un accordo monstre con l’Arsenal, soffiandolo dopo 20 all’azienda del “baffo” per la cifra record di 36 milioni di euro all’anno per i prossimi cinque anni: quattro volte quanto percepito dai Gunners con il vecchio accordo con Nike.

Del resto, che la Premier League sia il campionato che tiri di più lo confermano ancora una volta i numeri: sempre secondo Repucom, sono stati firmati quest’anno in Inghilterra contratti di sponsorizzazione tecnica per 145,5 milioni di euro, in ulteriore netta crescita rispetto ai 110 milioni della passata stagione (+33%). In media per vestire questo o quel marchio, una squadra di Premier incassa 7,3 milioni a stagione, contro i 4,2 dei team spagnoli, comunque in aumento rispetto al 2011-2012 così come la Bundesliga (57 milioni totali, da 48,1) e la Ligue 1 francese (33,1 milioni contro 25).

La Serie A italiana è al terzo posto (3,42 milioni in media a squadra) ma è l’unica in leggera controtendenza, registrando un calo di quasi un milione di euro complessivo rispetto a un anno fa. Eppure le sue maglie restano le più care: per andare in giro vestiti con il 10 di Totti, il 7 di Cavani o il 4 di capitan Zanetti occorre infatti sborsare (per l’abbigliamento ufficiale) una media di 75 euro, la più alta dei top-campionati europei. In Germania infatti ne bastano 73, in Francia 71 mentre in Inghilterra è possibile con meno di 60 euro, anche se proprio in virtù del boom del mercato i prezzi sono saliti del 19% quest’anno.

Insomma, l’assalto di marchi giovani come Puma ai soliti Nike e Adidas sta rendendo il mercato dell’equipaggiamento sempre più concorrenziale e dunque appetibile per i grandi club, come testimonia l’accordo dell’Arsenal proprio con Puma ma anche quello degli americani di Warrior, che hanno strappato il Liverpool ad Adidas dopo 27 anni per la cifra di 25 milioni di sterline (circa 30 di euro) annue.

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