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Borse: Unicredit e banche rimbalzano. E Goldman Sachs consiglia di acquistare i Btp

Avvio decisamente positivo per la Borsa di Milano, che a poco più di mezz’ora dall’apertura guadagna oltre due punti percentuali. Bene anche gli altri principali listini europei, con Londra in rialzo dello 0,74%, Parigi dell’1,27% e Francoforte dell’1,08%.

Fra i titoli migliori a Piazza Affari, Azimut (+3,08%) e Pirelli (+2,98%). In rimbalzo i bancari, con Unicredit che recupera oltre un punto e mezzo dopo i disastri dei giorni scorsi. Mediobanca fa segnare +0,84% e Intesa +2,91%. Crolla invece Montepaschi (-3,50%).

UNICREDIT NELLA TRAPPOLA DEGLI HEDGE

L’EUROPA NELLA TRAPPLA DELLA LIQUIDITA’

Altro che trappola della liquidità. I forzieri delle banche europee abbondano di denari che, di fronte ad una fiducia in geometrico calo, invece di prender la via degli investimenti fanno rotta verso il caveau della Bce (ieri depositi record per 463 miliardi di euro) oppure non esitano a pagare il biglietto d’ingresso per il “porto sicuro” della Bundesbank: per la prima volta ieri, infatti, l’asta dei titoli di Stato tedeschi a sei mesi si è chiusa con un interesse negativo 0,0122 per i depositanti. Intanto, lo spread del Btp sul Bund si riporta in serata oltre quota 530. Eppure Goldman Sachs ha suggerito ai clienti una strategia speculativa che, una volta tanto, premia i titoli italiani: comprare Btp, vendere in parallelo gli Oat francesi.

Il rovescio della medaglia sta nell’accoglienza catastrofica dell’aumento di capitale di Unicredit: l’azione ordinaria è scesa del 12,8% a 2,286 euro. Il diritto è stato più volte sospeso per eccesso di ribasso e ha chiuso a 0,47 euro, in ribasso del 65%. La capitalizzazione dell’istituto, a questi prezzi (intorno ai 6 miliardi), è oggi largamente inferiore alla richiesta di 7,5 miliardi di nuovi capitali. Con understatement britannico, il Financial Times rileva che non giova alla banca il fatto che nel prospetto “siano necessarie 39 pagine per illustrare tutti i possibili fattori di rischio: si va dal temuto collasso dell’eurozona alle conseguenze delle azioni di revocatoria dei clienti traditi da Bernie Madoff”. L’azione “piena” (titolo più diritti) vale 2,756 euro contro 3,982 di venerdì: in una sola seduta è stato perduto il 30% del valore.

MontePaschi non è stato più fortunato:- 14% nel timore che l’istituto di Siena sia costretto a lanciare un altro aumento. Ma il ribasso ha colpito anche le altre banche quotate a Piazza Affari a partire da quelle in odore di aumento: Banco Popolare è scesa del 5,3% , Ubi -3.01%. Ma vanno sotto anche Mediobanca – 6,8% e Intesa -3,17% che capitalizza ormai meno di 18 miliardi (contro un patrimonio di 59 iliardi). Insomma, nonostante le iniezioni di quattrini da parte della Bce, il sistema europeo è refrattario a nuovi investimenti mentre da New York e Londra si abbatte un vero e proprio tsunami di vendite che non tengono in alcun conto i valori fondamentali: alla fine, è il calcolo, qualcuno raccoglierà i cocci. Dalle filiali di Unicredit, intanto, giungono segnali drammatici: l’erogazione di impieghi e mutui è in pratica sospesa.

I tempi della diplomazia mal si conciliano con quelli del’emergenza. Eppure ieri il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno dato un colpo di acceleratore all’architettura della nuova Europa: l’iter per l’approvazione del nuovo trattato intergovernativo, hanno detto in coro, deve concludersi entro gennaio, per potere così arrivare alla firma del trattato il prossimo 1 marzo, in tempo per sbloccare (almeno così spera Sarkozy) i nuovi fondi per il sostegno dei partners a rischio. I mercati non si entusiasmano: l’euro in serata è scambiato a 1,274 contro il dollaro (1,271 venerdì). Importante, almeno sul piano psicologico, anche l’accordo fiscale sulle transazioni di Borsa: Sarkozy accantona il progetto di una Tobin tax unilaterale, la Merkel appoggerà una tassa sul bollo già applicata nel Regno Unito

METEOBORSA. ASIA E WALL STREET SORRIDONO. Difficile pensare positivo, almeno in Europa. in una situazione così esasperata. Ma i risultati di Alcoa, la prima trimestrale di fine anno, sono piaciuti. Il colosso dell’alluminio chiude in rosso ma sale il fatturato. E le previsioni sui nuovi ordini alimentano l’ottimismo sulla ripresa. L’Asia ha subito reagito: il Nikkei 225 a Tokyo sale del 0.44%, il coreano Kospi +1.60%. In ascesa anche Hong Kong +0.35% e Shanghai + 0.81%. Il rialzo dovrebbe trasmettersi a Londra, la piazza più sensibile alle materie prime. Da non trascurare il fatto che Wall Street ieri aveva preso atto con soddisfazione dell’esito del vertice Merkel-Sarkozy, segno tangibile della volontà di difendere la credibilità dell’euro. Gli indici Usa hanno chiuso in salita : Dow Jones +0,27%, Standard & Poor’s 500 +0,23% e Nasdaq +0,08% .

E’ ufficiale: l’economia del Drago ha il fiato grosso. Nel 2011 il surplus commerciale cinese si è ridotto a 155 miliardi di dollari, ai livelli più bassi dal 2005.

La crisi di Unicredit ha condizionato la Borsa di Milano, che ha chiuso la seduta con l’indice FtseMib in discesa dell’1,6%. Ma la discesa dei titoli finanziari, banche (Stoxx del settore -2,2%) e assicurazioni (-1%), è stata netta in tutta Europa. La Borsa di Londra ha chiuso in calo dello 0,5%, Parigi è scesa dello 0,2%, Francoforte ha perso lo 0,6%.

Anche nel resto d’Europa le banche sono state maltrattate: la francese SocGen ha perso il 3,6%, Deutsche Bank -2,3%, a Londra Barclays ha perso il 4,4. A Zurigo, nel giorno delle dimissioni del governatore della banca centrale Philip Hildebrand (pizzicato a speculare, tramite la moglie, su informazioni insider sulle valute),  Ubs è scesa del 3,5%.

PREMAFIN-UNIPOL ALE BATTUTE CONCLUSIVE

Al clima negativo sfugge Premafin: dopo una seduta sospesa per eccesso di rialzo riapre a fine seduta con un guadagno dell’8,6% a 0,3155 euro: il titolo della holding controllata dalla famiglia Ligresti è raddoppiato la scorsa settimana, dopo avere perso l’81% nel corso del 2011. In settimana è attesa la scelta dl nuovo partner: Unipol, in pole position, precipita -14,26%. In una lunga riunione notturna presso banca Leonardo si sarebbero compiuti grossi passi in avanti sulla definizione dell’accordo a tre, Premafin-Fondiaria-Unipol. I Ligresti, ormai, pongono una sola condizione: la sistemazione anche dei 300 milioni di debiti di Sinergia ed Imco, casseforti di famiglia che cederanno a fondi specializzati (Hines o Fimit) il patrimonio in mattoni.

FIAT A CACCIA DI UN NUOVO PARTNER: IN ASIA O A PARIGI

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Giornata no anche per Fiat che ha perso il 6,2% dopo che il Ceo Sergio Marchionne ha detto che il 2012 in Europa non sarà meglio del 2011. Il gruppo rivedrà quest’anno le previsioni di vendita della “500” a 40mila auto in Nord America. L’a.d. inoltre si aspetta che se arriverà un finanziamento dal dipartimento dell’energia Usa per promuovere l’auto ecologica, questo sarà inferiore a 3,5 miliardi di euro. Infine, dal Brasile non arrivano buone notizie: a dicembre le immatricolazioni di nuove auto sono calate del 12,7% a 251,6mila unità e Fiat si è comportata in linea con il mercato, con vendite scese del 12,7% a 56mila unità. A Detroit, intanto, Sergio Marchionne in versione barbuta conferma che Fiat-Chrysler è aperta alla “ricerca di un nuovo partner”. Torna d’attualità lo schema già studiato ai tempi dell’operazione Opel. L’obiettivo, stavolta, sarebbe Peugeot, altro big in cattive acque.

Fiat Industrial è finita in ribasso del 2,4% ed Exor del 3,1%.

Il petrolio è sceso leggermente a 100,7 dollari al barile (-0,8%) ed Eni è scesa dello 0,5%, Saipem, invece, ha guadagnato il 2%. Marcia indietro, intanto, da Teheran : la compagnia Nioc ha assicurato che i debiti verso il gruppo italiano (2 miliardi di dollari in forniture di greggio) verranno regolarmente onorati.

Diasorin è salita del 3,8%. In rialzo anche Impregilo +0,1% e Mediolanum +0,9%.

WALL STREET RESTINGE I BONUS

La stagione delle trimestrali si chiuderà con un drastico taglio dei bonus dei manager di quasi tutte le principali banche e imprese Usa. Secondo il Wall Street Journal l’ammontare complessivo sara’ probabilmente il piu’ basso dal 2008, con le prebende in molti casi dimezzate. Proprio in questi giorni – spiega il prestigioso quotidiano – nelle principali imprese di Wall Street si sta discutendo sull’entita’ dei bonus da erogare, destinata ad essere inferiore rispetto al 2009 e al 2010: a Goldman Sachs circa 400 collaboratori si attendono di vedere le proprie remunerazioni quantomeno dimezzate rispetto al 2010, con decurtazioni che in alcuni casi arrivano anche al 60%. Non diversa la situazione a Morgan Stanley, dove si attende un taglio di bonus e superbonus pari al 30-40%. Aspettative simili anche per JP Morgan Chase.

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