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Borse incerte su tassi e Covid, scintille per Tim in vista di Cda bollente

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Sale, sale: senza strappi ma con continuità si alza il livello dei T bond, ormai vicino a 1,7% (decennale a 1,684), il trentennale su di 6 punti, il due anni ai massimi da 18 mesi. Movimenti tutto sommato modesti e che in parte si spiegano con il calo dell’attività in vista della Festa del Ringraziamento. Ma si fa strada la sensazione che, agli occhi dei mercati, l’avvio del Powell 2, dopo la conferma dei vertici della Fed, voglia dire guerra all’inflazione anche a costo di frenare un’economia che di suo non brilla. Di qui la prudenza dei listini – specie verso i titoli tecnologici, i più esposti all’aumento dei tassi – e l’attesa per i dati di oggi, dal pil Usa dei terzo trimestre fino alla pubblicazione delle minute della Fed, una traccia per capire tempi e modi del “tapering”.

Intanto, salgono i tassi della Nuova Zelanda e lo stesso potrebbero fare oggi quelli della Corea. In Europa non se ne parla ancora, ma solo perché il contagio infuria. E non è una buona notizia. Segna il passo a Milano la partita su Telecom, ma la pausa sarà di breve durata. Anzi, in attesa dello sbarco a Roma del presidente Macron (cui non pare vero di festeggiare un flop di Bolloré) si scalda l’atmosfera attorno alle Generali. 

TOKYO IN ROSSO DOPO LA VACANZA, PIATTA LA CINA

Poco mossi i listini asiatici. Anche ad Hong Kong (+0,5%) prosegue la crisi del tech: Alibaba è al sesto ribasso di fila. Giù anche Evergrande.

La borsa di Tokyo, ieri chiusa per festività, si avvia a terminare la seduta in ribasso dell’1,7%, mentre i mercati azionari della Cina sono intorno alla parità. L’Indice MSCI Asia Pacific, che non include il Giappone, segna un calo dello 0,2%.

SINGAPORE: PIL +7,1%, AUCKLAND AUMENTA I TASSI

L’indice Straits Times della borsa di Singapore guadagna lo 0,2% dopo la pubblicazione dei dati sul Pil della città Stato: il +7,1% del terzo trimestre è meglio delle aspettative. Le autorità locali prevedono per il 2022 una crescita al massimo del 5%, in calo dal +7% stimato per il 2021.

Il dollaro della Nuova Zelanda è in calo dello 0,6% sul dollaro degli Stati Uniti dopo l’annuncio del secondo rialzo dei tassi (allo 0,75%) da parte della Banca centrale, accompagnato da un comunicato dai toni morbidi.

Giovedì la Bank of Korea potrebbe portare il costo del denaro all’1%.

FUTURE USA IN RIBASSO, CROLLA BEST BUY

I future di Wall Street sono in lieve ribasso. Ieri è stata ancora una seduta contrastata, con il Nasdaq in ribasso dello 0,5% e il Dow Jones in rialzo dello 0,5%. S&P500 -0,2%.

Il comparto migliore è stato quello dei bancari (+2%). Il titolo peggiore è stato Best Buy (-12%).

Tesla ha chiuso in ribasso del 4%. Elon Musk ha comunicato alle autorità di sorveglianza di aver venduto poco meno di un milione di azioni, pari a un incasso di 1,05 miliardi di dollari. Per far fronte al pagamento delle tasse sulle plusvalenze generate dalla transazione, il fondatore ha esercitato opzioni su 2,15 milioni di azioni.

Cambio euro dollaro poco mosso a 1,124.

IL PIANO BIDEN NON FRENA IL PETROLIO

Il petrolio Brent e WTI è in lieve rialzo. L’annuncio degli Stati Uniti relativo alla messa sul mercato di una piccola parte delle loro riserve strategiche ha avuto un effetto opposto a quello che forse si aspettavano l’amministrazione Biden e i grandi Paesi consumatori che hanno seguito la stessa via: ieri il greggio del Texas ha chiuso in rialzo del 2,3%. C’è l’aspettativa che l’Opec+ risponda con una rimodulazione del suo piano di progressivo aumento della produzione. Il cartello si riunisce il due dicembre.

LA LIRA TRACOLLA. ERDOGAN: BENE COSÌ

Cose turche. “Stiamo combattendo la guerra per l’indipendenza economica”, ha sillabato il presidente turco Erdogan, elogiando la decisione della Banca centrale di Istanbul di abbassare i tassi di interesse nonostante l’inflazione al 20%. La valuta di Ankara ha perso il 15%.

PMI, L’EUROPA TIENE, MA SUI CONTAGI VEDE NERO

La quarta ondata non ha piegato, per ora, il vento della ripresa nel Vecchio Continente. Gli indici anticipatori su industria e servizi in Francia e Germania hanno chiuso sopra le attese. L’indice PMI di Markit e BME sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere tedesche in novembre tiene le posizioni a 57,6: il consensus si aspettava un calo a 56,9. Meglio delle aspettative l’indice riguardante la componente servizi. Sorprendono in positivo anche gli indici PMI sulla Francia, sia quello sulla manifattura che quello sui servizi. Ma l’ottimismo non abita qui. Secondo Chris Williamson, Chief Business Economist di Ihs Markit, “è difficile scongiurare una decelerazione, soprattutto in vista di un aumento dei contagi”. Per giunta, “la combinazione tra i ritardi nelle forniture, i forti aumenti dei costi e le rinnovate preoccupazioni per il Covid-19, hanno fatto crollare l’umore delle imprese ai minimi da gennaio, aggiungendo notevoli rischi a breve termine per l’economia dell’Eurozona”.

SUI TASSI I FALCHI CHIEDONO UNA MINISTRETTA, SPREAD IN VOLO

Cross euro/dollaro a 1,1270, vicino ai massimi. Ma si rimette in forza l’euro, anche per effetto di alcune dichiarazioni rilasciate da esponenti del board della Bce. Per il presidente della banca centrale olandese, Klaas Knot, l’andamento dell’inflazione giustifica l’interruzione degli acquisti sui mercati da parte della Banca centrale.

Anche la tedesca Isabel Schnabel e Gabriel Makhlouf, governatore della banca centrale irlandese, hanno riconosciuto i rischi di inflazione.

C’è ancora tensione sui bond. Btp a 1,05% di rendimento, +5 punti base, il più alto dal 3 novembre, rispetto a 0,97% dell’avvio. Lo spread sale a 128 punti.

EUROPA IN ROSSO, MILANO SOTTO QUOTA 27 MILA

Chiusura in profondo rosso per Piazza Affari, che riavvolge il nastro fino a 26.939 punti, -1,62%, scendendo sotto quota 27mila per la prima volta dal 29 ottobre scorso. Nella seduta di oggi Milano tenta però di reagire, tornando in apertura sopra i 27mila punti.

Tornando a ieri, Solo Londra (+0,2%) chiude il terreno positivo. Sugli altri listini pesa la crescita dei contagi e la tensione sui tassi in arrivo da oltre Oceano: Francoforte -1,1%, Parigi -0,85%, Amsterdam -1,61%.

ThyssenKruP cede il 6,7% dopo che il fondo attivista svedese Cevian ha quasi dimezzato la propria partecipazione nel gruppo tedesco.

Il retailer d’elettronica britannico Ad World è crollato del 24,6% dopo aver tagliato l’outlook per gli utili nel 2022, a causa dei disagi nella catena d’approvvigionamento.

TELECOM: VIVENDI DICE NO A KKR, BATTAGLIA SULL’AD

Il no di Vivendi ha raffreddato, per ora, i bollenti spiriti su Telecom Italia, che ha archiviato la seduta del 23 novembre con un ribasso del 4,72% dopo un avvio positivo. Il titolo però torna a fare scintille e a metà mattinata guadagna oggi oltre il 9%. Il gruppo francese ha ribadito l’intenzione di non cedere la quota nell’ex incumbent a KKR. Vivendi “è un investitore di lungo termine e non intende dismettere la propria quota”, ha detto un portavoce, precisando che l’azienda “ribadisce la propria volontà di collaborare con le autorità e le istituzioni italiane per il successo della società”. Inoltre, l’offerta, secondo Vivendi, “non rispecchia il reale valore di Tim”.

La novità, pur prevista, ha fatto arretrare la quotazione a 0,43 euro, ben al di sotto della potenziale offerta del private americano (0,505 euro). Vivendo, comunque, insiste nel chiedere un cambio di management per andare avanti con un piano industriale di lungo periodo. A questo proposito, a ore alcuni consiglieri vicini ai francesi potrebbero chiedere di integrare l’ordine del giorno del cda di venerdì con la sfiducia dell’amministratore delegato.

A nome dell’esecutivo ha parlato il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti: pur apprezzando l’interesse degli investitori esteri per l’Italia (“è molto positivo”) ha assicurato che “il governo valuterà giustamente l’interesse pubblico che è sotteso a una rete che ha profili anche strategici”. Naturalmente, “quando l’Opa ci sarà e il piano sarà dettagliato”, ha aggiunto il ministro.

Ancora in terreno positivo Inwit (+0,71%).

JUVE, TRACOLLO IN BORSA E SUL CAMPO

Prima dell’imbarcata in Champions League contro il Chelsea, la Juventus ha vissuto una giornata ancor più amara sul listino: -7,27% dopo il via libera del cda alle condizioni definitive dell’aumento di capitale da 400 milioni di euro, con il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni in opzione che incorpora uno sconto del 35,32% rispetto al prezzo teorico ex diritto (Terp) sulla base del prezzo di chiusura di Borsa della vigilia. Per Exor, che ha già anticipato 75 milioni per consentire di saldare i conti della passata stagione, l’operazione comporta un esborso complessivo di 255 milioni a fronte del 63,8% del capitale.

L’AUMENTO NELLE MANI DEL CONSORZIO

Sarà probabilmente necessario un forte impegno del consorzio di garanzia (Goldman Sachs, Mediobanca, JP Morgan ed Unicredit) che si è impegnato a sottoscrivere, disgiuntamente tra loro e senza vincolo di solidarietà, le nuove azioni eventualmente rimaste invendute al termine dell’asta dei diritti inoptati, per un valore massimo di 144,9 milioni di euro.

SOFFRE IL LUSSO, FRENA FERRARI

Non consola John Elkann la seduta di Ferrari (-3,78%, in flessione dai massimi).

Prese di beneficio anche nel lusso (Moncler -3,78%). Deboli le banche salvo Unicredit (+0,62%): Bper -0,22%, Banco Bpm -0,91%, Intesa SanPaolo -1,07%. Mediobanca arretra del 2,28%.

NEXI CORRE CON BIGCOMMERCE, ENI OK

Pochi i titoli in controtendenza: Nexi (+1,52%) ha reso noto di aver stretto un accordo strategico con BigCommerce, piattaforma e-commerce leader a livello mondiale nel supporto alle vendite online degli esercenti.

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(Ultimo aggiornamento: ore 11 del 24 novembre).

Categories: Finanza e Mercati