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Borse, il vero freno alla furia di Trump può diventare il mercato obbligazionario in difficoltà. Bitcoin a nuovi record e dollaro pesante

FIRSTonline

Il maggior oppositore di Donald Trump non è il suo rivale politico al Congresso mentre è in discussione un mega pacchetto fiscale, bensì il mercato obbligazionario che gli sta dando segnali molto chiari. Mentre il presidente Usa sta cercando di far approvare il suo ampio disegno di legge che richiederà un’espansione del già enorme debito pubblico di parecchie migliaia di miliardi, gli investitori preoccupati si sono mostrati tiepidi all’asta di ieri sera su titoli a 20 anni e i rendimenti dei Treasury sono nuovamente schizzati. Un brivido corre nelle sale operative e quella voce “Sell America” è tornata a suggerire agli investitori ad allontanarsi dagli asset Usa provocando un nuovo calo a Wall Street e pesando sul dollaro. Alla ricerca di altri asset, gli investitori si son rivolti al Bitcoin che vede un nuovo record sopia 111.000 dollari all’oro, ma anche alle borse europee che stanno dimostrano molta più fermezza. Le borse asiatiche deboli. Borse europee attese aprire in calo. A Piazza Affari occhi a Generali, Unicredit.

L’asta tiepida sui titoli a 20 anni spinge i rendimenti oltre il 5%

Il sentiment degli investitori nei confronti dei titoli del Tesoro, che avevano già subito un duro colpo dopo che Moody’s Ratings aveva privato gli Stati Uniti del loro massimo grado di credito alla fine della scorsa settimana, è ulteriormente peggiorato ieri in seguito a un’asta di Treasuries a 20 anni per un valore di 16 miliardi di dollari che ha attirato una domanda sorprendentemente tiepida.

L’asta, per quanto non si tratti di una scadenza particolarmente significativa, ha visto la vendita di titoli di debito a un rendimento salito al 5,047%, circa un punto base in più rispetto al livello di mercato precedente la vendita. Gli offerenti indiretti, tra cui governi, gestori di fondi e compagnie assicurative, hanno acquisito una quota superiore alla media, pari al 69%, a indicare che la domanda estera è rimasta solida. La domanda complessiva è stata leggermente inferiore alla media, pari a 2,46 volte l’importo del debito in offerta, il livello più basso da febbraio. Dopo l’asta, i rendimenti sul debito a 20 anni sono saliti al 5,127%, il livello più alto da novembre 2023.

I rendimenti dei titoli del Tesoro trentennali di riferimento fino al 5,1%, portandoli poco al di sotto del massimo degli ultimi due decenni e innescando cali delle azioni e del dollaro.

Si sta delinendo lo scenario peggiore indicato dal Segretario del Tesoro Usa

Al Congresso Trump sta cercando di far approvare, probabilmente entro questa settimana, un mega disegno di legge con tagli fiscali non finanziati, mentre l’economia sembra destinata a rallentare. Secondo analisti indipendenti, aggiungerebbe un importo compreso tra 3000 e 5000 miliardi di dollari al debito del Paese che è già di circa 37 trillioni di dollari.

Mentre gli attuali rendimenti statunitensi, compresi tra il 4% e il 5%, sono prossimi ai livelli prevalenti precedenti alla crisi finanziaria del 2007, la vera differenza la fanno il debito e il deficit che ora sono esponenzialmente più grandi.

Uno sguardo al saldo negativo fiscale rafforza il motivo per cui il mercato obbligazionario è in ansia. Il rapporto tra debito pubblico totale degli Stati Uniti e dimensioni dell’economia si aggira intorno al 100%, secondo il Congressional Budget Office. I soli pagamenti per interessi ammontavano a circa 880 miliardi di dollari nel 2024, secondo i dati del CBO, superando il bilancio della difesa.

L’ammontare dei titoli del Tesoro in circolazione è salito vertiginosamente a quasi 30.000 miliardi di dollari, dai meno di 14.000 miliardi di dollari di fine 2016, a seguito dei tagli fiscali approvati durante il primo mandato di Trump e dell’esplosione dei prestiti durante la pandemia di Covid, sia sotto Trump che sotto l’ex presidente Joe Biden. Secondo Sifma, l’organismo di controllo del mercato obbligazionario, le vendite lorde annuali di titoli di Stato hanno raggiunto la cifra record di 2.600 miliardi di dollari lo scorso anno.

Si rafforza così lo scenario peggiore dipinto dal Segretario al Tesoro Scott Bessent che questo mese ha dichiarato ai legislatori statunitensi che “il percorso del debito nazionale è insostenibile“, aggiungendo che è “molto difficile sapere” il punto di svolta in cui gli investitori si “ribelleranno“.

L’attenzione sarà inoltre rivolta alla riunione del G7 in Canada, dove i ministri delle finanze daranno una svolta positiva alle discussioni per cercare di raggiungere un accordo su un comunicato congiunto che riguarderà in gran parte questioni non tariffarie.
Anche gli investitori sono alla ricerca di indizi che suggeriscano che i mercati valutari potrebbero essere coinvolti nei negoziati commerciali, nonostante mercoledì Stati Uniti e Giappone abbiano concordato che il tasso di cambio dollaro-yen riflette attualmente i fondamentali.

Bitcoin sale a un nuovo record. Pesante il dollaro

Nel frattempo, Bitcoin è salito per la quinta sessione consecutiva e ha segnato un nuovo massimo storico a 111.862,98 dollari, con un rialzo del 3,3% rispetto alla chiusura di ieri.

Il dollaro che si aggira vicino al minimo delle ultime due settimane rispetto alle altre principali valute. Nelle ore dell’Asia il dollaro è in calo a 143,27 yen, il livello più debole dal 7 maggio. Un sollievo di breve durata è arrivato dopo che il ministro delle finanze giapponese Katsunobu Kato ha dichiarato di non aver parlato dei livelli dei cambi durante i colloqui con il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent a margine degli incontri del G7 in Canada. La valuta sudcoreana ha raggiunto il livello più alto dal 4 novembre mercoledì, a 1.368,90 per dollaro, dopo che il Korea Economic Daily ha riportato che Washington aveva chiesto a Seul di adottare misure per rafforzare il won. Giovedì si è leggermente indebolita a 1.377,00. L’euro è rimasto invariato a 1,1330 dollari, dopo essere salito dello 0,4% mercoledì, segnando la terza sessione consecutiva di guadagni. La sterlina è rimasta stabile a 1,3426 dollari.
Il franco svizzero è salito dello 0,1% a 0,8245 per dollaro.

I prezzi del petrolio hanno rallentato oggi, dopo il forte aumento registrato nella sessione precedente, dopo che gli inattesi accumuli di greggio e di carburante negli Stati Uniti hanno sollevato preoccupazioni sulla domanda.

I prezzi dell‘oro sono aumentati per la quarta sessione consecutiva, favoriti dal rafforzamento del dollaro e dalla domanda di beni rifugio e raggiungendo il massimo di quasi due settimane a 3.325,79 dollari, portandosi a soli 175 dollari dal picco record di aprile.

Wall Street versus Europa

L’andamento dei listini azionari sulle due sponde dell’Atlantico continua a mostrare andamenti opposti.
Ieri a New York, il Dow Jones ha registrato un forte calo (-1,91%), che ha toccato 41.860 punti. Sulla stessa linea, l’S&P-500 è crollato dell’1,61%, scendendo fino a 5.845 punti. In ribasso il Nasdaq 100 (-1,34%); come pure, in rosso l’S&P 100 (-1,43%).

Invece i profitti europei finora dimostrano che la salute delle aziende è stata migliore di quanto inizialmente temuto e che le azioni hanno cavalcato l’onda della sospensione temporanea dei dazi doganali statunitensi e dei segnali che la Cina, uno dei principali clienti delle aziende europee, sta cercando di rilanciare i consumi. Ciò ha fatto sì che l’indice paneuropeo STOXX 600 abbia sovraperformato l’S&P 500 e il Nasdaq quest’anno. Il benchmark tedesco, fortemente orientato alle esportazioni ha chiuso ieri a un livello record e risulta il mercato azionario più performante al mondo.

In Asia, Tokyo debole, Cina continentale piatta

Anche le borse asiatiche mostrano preoccupazione per ciò che sta avvenendo sui mercati statunitensi. L’indice giapponese Nikkei perde l’1,09%, in scia alla contrazione a Wall Street. I titoli della Cina continentale sono sostanzialmente fermi, mentre i guadagni delle banche e delle società minerarie contrastano le preoccupazioni per la salute fiscale della più grande economia del mondo.

L’indice Shanghai Composite è piatto a 3.387,63 punti, mentre l’indice blue-chip CSI300 appare in rialzo dello 0,13% a 3.921,28 punti.

Le banche hanno sovraperformato, guidando i guadagni nelle contrattazioni mattutine, con il sottoindice in aumento dello 0,85 per cento. La recente decisione della Cina di abbassare i tassi di riferimento, compresi quelli sui depositi presso i principali istituti di credito statali, dovrebbe guidare gli istituti di credito più piccoli ad adottare misure simili per alleviare la pressione sui margini di interesse in diminuzione. L’indice di riferimento Hang Seng di Hong Kong ha perso lo 0,55% a 23.695,88 punti, mentre l’Hang Seng China Enterprises Index è sceso dello 0,48% a 8.619,15 punti.

Borse europee attese aprire in calo. Occhi a Generali, Unicredit

Le borse europee sono viste aprire in calo: -0,64% il futures sull’Eurostoxx50

Oggi saranno al centro dell’attenzione i sondaggi sui settori manifatturiero e dei servizi per maggio, e le previsioni indicano che l’attività economica nell’eurozona e in Germania è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente. Più tardi anche negli Stati Uniti.

Generali: l’utile netto normalizzato nel primo trimestre arriva a 1,2 miliardi (+7,6%). La raccolta netta vita è stata di oltre 3 miliardi (+30%), con premi complessivi pari a 26,5 miliardi grazie soprattutto al ramo Danni. Scelti gli advisor per l’ops di Mediobanca su Banca Generali.

Unicredit. La Consob ha deliberato una sospensione di 30 giorni dell’offerta di scambio lanciata da Unicredit su Banco Bpm alla luce dell’incertezza generata dalla decisione governativa in materia di golden power di cui i legali di Unicredit sono impegnati a dimostrare l’inattuabilità. Una fonte governativa parla di indisponibilità del governo a rivedere le condizioni.

Bper-Banca/Popolare di Sondrio. La Commissione Ue ha deciso di non avviare un’indagine approfondita sull’ops lanciata dall’istituto emiliano sulla banca valtellinese per ciò che riguarda le sovvenzioni estere distorsive del mercato interno.

Enel. Si tiene l’assemblea ordinaria su bilancio, dividendo, buyback e straordinaria sull’annullamento di azioni proprie senza riduzione del capitale sociale e modifiche statuto.

Mfe ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 51,4 milioni di euro, in netto aumento dallo stesso periodo del 2024 grazie al balzo del risultato delle partecipazioni valutate a patrimonio netto. L’ebit è sceso a 6,3 milioni di euro da 23,5 milioni di un anno fa.

Sole24Ore. L’opa volontaria di Confindustria su Il Sole 24 Ore partirà il 3 giugno e si chiuderà il 30 giugno, salvo proroghe

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