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Borse: high tech e oro si spengono, brilla solo il Btp

Pixabay

“A deep hole”. L’economia globale presenta ancora un “buco profondo”, che, in assenza di nuovi stimoli, minaccia la ripresa. L’immagine del buco è stata usata ieri da Richard Clarida, vicepresidente e mente della Fed, il banchiere più ascoltato dai mercati, sceso in campo per ribadire il messaggio, finora inascoltato, lanciato alla politica fiscale: non bastano i prestiti, occorre un’iniezione di denaro fresco. E Wall Street, di fronte a Clarida, ha preso atto che la situazione è davvero seria. Ieri, dopo un avvio al rialzo, i mercati hanno rovesciato la tendenza, infiggendo al Nasdaq una perdita del 3%, di poco inferiore a quella dell’indice S&P, che ha ceduto il 2,4%, mentre il Dow Jones arretra dell’1,9%.

I BANCHIERI IN CORO: BASTA PRESTITI, CI VOGLIONO AIUTI

Un cambio di rotta? Semmai la conferma che, a mano a mano che si avvicina il voto per le presidenziali, i mercati, pieni zeppi di titoli sintetici con una funzione difensiva, reagiscono con estrema sensibilità e rapidità. Soprattutto se a parlare sono, come ieri, ben sette banchieri centrali, tra cui Clarida, alieno alle risse dell’ultimo Trump deciso a tutto pur di ribaltare i pronostici.

GIÙ ANCHE I LISTINI ASIATICI

L’effetto Fed si è fatto sentire con forza stamane in Asia. Hong Kong lascia sul terreno l’1,7%; fa peggio il Kospi coreano (-1,8%), il più sensibile al settore tech. I listini cinesi lasciano sul campo poco più di un punto. A Tokyo (-0,7%) un broker intervistato da Reuters dichiara: “Abbiamo sovrastimato il recupero dell’economia? Se Clarida parla così, credo di sì, abbiamo esagerato”.

DAI MASSIMI S&P SOTTO DEL 9,6%. INDICE VIX IN SALITA

Con il calo di ieri, l’indice S&P500 è arrivato a perdere il 9,6% dai massimi storici di questo mese, vicinissimo alla soglia della correzione già varcata dal Nasdaq (-11,8% dai massimi del record del 2 settembre). La discesa è stata accompagnata anche da un aumento della volatilità: l’indice VIX è salito del 6%, a 28,5.

I MERCATI GIÀ SCONTANO LE CONTESTAZIONI DI TRUMP AL VOTO

Stamattina JP Morgan scrive che i tweet di Donald Trump sulle elezioni presidenziali di inizio novembre dovrebbero accendere ancora di più la volatilità. I prezzi delle opzioni, aggiunge, già incorporano contestazioni al momento dello spoglio dei voti.

Le vendite hanno investito i titoli più amati dal mercato: perde colpi particolare Tesla (-10%), ma accusano ribassi nell’ordine del 4% Apple, Amazon e Netflix. Stamattina il future dell’S&P500 perde lo 0,5%.

L’oro è sceso sui minimi degli ultimi due mesi e mezzo a 1.851 dollari, -0,6%. Il petrolio Brent tratta a 41,3 dollari il barile, in calo dell’1%.

SI SPEGNE IL RIALZO DEI LISTINI UE

Le borse europee hanno chiuso ieri in lieve rialzo, pur lontane dai massimi della giornata, prima dell’indebolimento di Wall Street. A sostenere il mercato ha contribuito peraltro il calo dell’euro, ai minimi da un mese e mezzo, a 1,168 sul dollaro. L’incertezza generata dalla ripresa dell’epidemia si fa sentire sia sulla congiuntura che nelle risposte che governi ed autorità monetarie cercano di dare in un clima di crescente avversione al rischio che premia i titoli di Stato italiani: il rendimento è sceso all’1,75%, record storico, nel caso dei Btp trentennali. Primato anche per il dieci anni, sceso allo 0,85%, mentre lo spread si riduce a 135 punti: continua così l’effetto del voto di domenica.

Piazza Affari sale dello 0,18%, a 18.929 punti, pur con una modesta correzione nel finale. Il governo sta lavorando su un’ipotesi di un calo del Pil 2020 del 9%, seguito da un +6% nel 2021. Variazioni più marcate per gli altri listini: Francoforte +0,33%; Parigi +0,62%; Madrid +0,16%. Sale Londra (+1,21%), drogata dalla debolezza della sterlina.

RISALE LA PRODUZIONE, MA C’È L’ALLARME SERVIZI

Numerosi i dati macro, a partire dagli indici Pmi: quello sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere è salito a 53,7 da 51,7 di agosto, ben oltre le attese. L’indice curato da Markit relativo alle aziende del settore dei servizi (tra cui quelle legate agli spostamenti e all’intrattenimento) è precipitato a 47,6 da 50,5: il consensus si aspettava una conferma del dato del mese precedente.

BCE: LA UE DEVE RAFFORZARE IL FONDO D’EMERGENZA

Grandi manovre nelle capitali dell’eurozona, alla ricerca di misure anticrisi. La Bce ha sollecitato l’Unione Europea a rendere permanente il fondo d’emergenza da 750 miliardi di euro varato quest’estate per rilanciare un quadro economico messo in ginocchio dalla pandemia. Nel comunicato, c’è anche una classifica sui maggiori beneficiari dei 390 miliardi di euro di aiuti a fondo perduto stanziati. Per Croazia e Bulgaria, i trasferimenti valgono poco più del 10% del Pil pre Covid 19, per la Grecia il 9%, per il Portogallo il 5,4%, per la Spagna il 3,4% e per l’Italia l’1,9%.

Per effetto delle dichiarazioni del membro del board della Bce, Yves Mersch, perde però quota la possibilità di un rafforzamento del programma di acquisto legato alla pandemia (Peep). Nel corso di un’intervista rilasciata ad alcuni media, il responsabile dell’ufficio legale della Banca centrale ha messo in guardia sui rischi di allontanamento dai vincoli del mandato istituzionale, connessi all’estensione dei poteri di emergenza varati questa primavera.

SNAM ED ENEL DANNO LA CARICA AL LISTINO

A Piazza Affari è stata la giornata delle utility. In testa al plotone Snam (+3,12%), promossa da Goldman Sachs a buy da sell, con un prezzo obiettivo che sale da 4,25 a 5 euro. Seguono a ruota Enel (+1,9%), Terna (+1%) ed Hera (+0,37%).

VOLA ATLANTIA, MA C’E ARIA DI ROTTURA

I riflettori tornano ad inquadrare Atlantia (+3,02%), in attesa del cda di oggi che dovrà decidere se procedere con la scissione di Aspi o la vendita diretta. Si respira clima di rottura tra la società e il governo. Uno dei nodi è legato alla manleva sui potenziali danni indiretti legati a Genova, che a quanto pare Atlantia non è disposta a dare nelle forme richieste dalla Cassa. Il governo dal canto suo a quel punto non approverebbe il Pef, il documento che si porta dietro il nuovo piano tariffario, e lascerebbe indeterminata la procedura di revoca della concessione: un modo per bloccare qualsiasi processo di riassetto di Aspi. Senza certezze sulle tariffe e con la spada di Damocle della revoca, Aspi difficilmente troverebbe un compratore e altrettanto complesso è lo sbarco in Borsa.

Dopo una mattina all’insegna del rialzo (fino a +2,4%) rallenta Stm (+0,8%), uno dei titoli più “dollar sensitive” del listino.

BANCHE IN PROFONDO ROSSO, MPS FA ECCEZIONE

Le vendite affossano le banche: Banco Bpm -3,76%; Bper -2,97%; Intesa -1,8%. Resta in denaro invece Mps, +1,19%, dopo le indiscrezioni stampa dei giorni scorsi su una sollecitazione del governo a Unicredit per l’acquisto dell’istituto senese. La banca guidata da Mustier (-2,8%) lavora intanto alla cessione delle attività tedesche di leasing e dovrebbe partire all’inizio del mese prossimo anche il processo di vendita della controllata tedesca Wealthcap che offre soluzioni di investimento nel settore immobiliare.

Nexi (+0,5%) ha messo a segno un nuovo record storico.

FCA, PIENA OCCUPAZIONE A TORINO CON LA 500 E

Fiat Chrysler+2,4%. In accordo con i termini della fusione, stamattina Peugot PSA ha annunciato il riacquisto di un pacchetto di sue azioni dalla cinese Dongfeng Motor Group. Intanto, a Mirafiori spuntano le assunzioni per merito della 500 elettrica. Da ottobre torna la piena occupazione per i 4.200 dipendenti dell’impianto torinese

Leonardo -2,3%. La società ha annunciato di aver ricevuto una commessa per la fornitura di simulatori di volo all’esercito di Israele.

DIASORIN CRESCE IN CINA, BOOM DI VENDTE PER OVS 

Diasorin (+0,5%9 ha allargato il perimetro della joint venture con il governo il cinese, che ha in programma di aprire un sito produttivo in Cina.

Ovs (+13%) ha chiuso il primo semestre con vendite nette in calo del 42% su anno, a 375 milioni, per effetto del lockdown, a dispetto di un aumento dell’80% delle vendite dei siti Ovs e Upim. L’Ebitda rettificato si è attestato a 36 milioni, o 13,2% delle vendite, poco variato su anno grazie ai minori sconti e alle azioni di contenimento costi. I dati sulla redditività sono leggermente migliori delle aspettative. Kepler Cheuvreux ha confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 1,3 euro sul titolo, citando l’outlook “incoraggiante”. Segue Danieli (+3,37%): l’azienda ha finalizzato la vendita di una linea di trattamento termico per laminati della russa Metalloinvest.

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