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Borse e banche da incubo: peggio che ai tempi del crack Lehman

Si apre una nuova giornata di passione. Questa mattina la Borsa di Tokyo è nuovamente in picchiata del 4,8%. L’azionario giapponese patisce la corsa ai porti sicuri innescata dai timori sulla crescita globale: gli acquisti si sono così riversati sullo yen, che è salito a quota 112 sul dollaro pesando sulle prospettive delle aziende esportatrici giapponesi, ma anche sul Bund, con lo spread Btp-Bund che ha infranto quota 150 punti. Oggi è l’ultima giornata di chiusura per i listini asiatici per il Capodanno cinese.

A Bruxelles si riunisce l’Ecofin, cui partecipa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, mentre a Roma il presidente del Consiglio Matteo Renzi incontra il presidente del Parlamento europeo, Martin Shulz. E il mercato guarda agli importanti dati macroeconomici in calendario, tra i quali spiccano i dati sull’andamento del Pil nel quarto trimestre in Italia, Germania e nell’intera Eurozona. Dagli Usa sono attesi i numeri sulle vendite al dettaglio e la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan. La Federal Reserve di New York pubblica il rapporto sul debito delle famiglie nel quarto trimestre.

RIMBALZA IL PETROLIO

Ieri a Wall Street il Dow Jones ha ceduto l’1,6% e l’S&P500 l’1,23%. Gli indici hanno ampliato le perdite con il calo del greggio. Sempre ieri, il Wti è sceso del 4,12%, a 26,32 dollari al barile, il Brent del 2,33%, archiviando un brevissimo passaggio in territorio positivo dopo le indiscrezioni riportate dalle agenzie internazionali circa l’ipotesi di un intervento da parte di alcuni Paesi Opec sugli attuali livelli produttivi. In base alle indiscrezioni circolate, alcuni Paesi del cartello starebbero cercando di raggiungere un’intesa che coinvolgerebbe anche produttori non-Opec per congelare ai livelli attuali la produzione di greggio.

Oggi il petrolio Wti rimbalza del 4,62%, a 27,42 dollari al barile, e il Brent del 4,46%, a 31,4 dollari al barile. L’oro rallenta la corsa e questa mattina rintraccia dello 0,17% a 1244,56 dollari l’oncia.

La valanga ieri ha travolto le Borse europee: il Ftse Mib è crollato del 5,63% (sotto i 16mila punti), Londra -2,39%, Francoforte -2,92% e Parigi -4,05%.

BANCHE BERSAGLIATE

Il sell off ha riguardato nuovamente finanziari e titoli energetici. A Parigi le vendite hanno colpito Socgen dopo che la banca ha detto di non poter confermare gli obiettivi di redditività per il 2016. Le banche sono bersagliate, Credit Suisse è ormai ai minimi da 27 anni.

In Italia in fondo al Ftse Mib ci sono soprattutto istituti di credito: Ubi Banca -12,11%, Bmps -9,88% dopo che il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah, ha chiuso la porta a possibili aggregazioni in particolare con la banca senese. Bper -9,59%. Vendite anche su Mediobanca (-5,27%) nonostante i conti siano stati giudicati positivamente dagli analisti.

Per il ministro dell’Economia Padoan le vendite sono motivate dalla frenata del Pil mondiale, non da un fattore specifico italiano né dalle regole sul bail in. Secondo alcuni rumors che circolano sul mercato, la Bce starebbe pensando di includere acquisti di titoli bancari nell’ampliamento del Qe a marzo.

Tra le peggiori blue chip anche Saipem, -12,02% nell’ultimo giorno dell’aumento di capitale, e Cnh, -9,14%.

Chiude sul Ftse Mib in territorio positivo solo A2A (+0,83%) mentre sullo Star si mettono in evidenza Fidia (+6,16), Landi Renzo (+2,44%) e Bolzoni (+1,24%).

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