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Borse Asia: Giappone ok, male Australia

Il primo maggio è una giornata quieta, anche sui mercati asiatici (sono chiusi Cina, Hong Kong, India, Corea del Sud e Singapore), ma qualcosa succede egualmente. Un rafforzamento dello yen sotto 0.80 contro il dollaro ha danneggiato la borsa di Tokyo. L’indice PMI per la Cina è stato rilasciato questa mattina, e migliora da 53.1 a 53.6, sopra quel livello di 50 che separa espansione da recessione: un’altro scampolo di evidenza statistica sul fatto che il rallentamento cinese è più fisiologico che patologico. L’indice delle (rimanenti) borse asiatiche è leggermente negativo ma poco significativo in queste circostanze.

In Australia l’allentamento della politica monetaria è diventato realtà. L’Australia ha sempre avuto uno dei tassi-guida più alti fra i paesi avanzati, ma questo tasso (cash rate) era diminuito dal 6% dell’ottobre 2008 al 3% dell’aprile 2009, salvo poi risalire fino al 4.75% nel novembre 2010. Sei mesi fa è iniziata una nuova fase calante, suggellata oggi da un calo di mezzo punto, al 3.75%, al limite alto di quanto atteso dai mercati. E la borsa ha reagito positivamente, con un rialzo dell’1% circa.

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