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Borse 31 maggio pomeriggio: Piazza Affari è il listino peggiore. La frenata della Cina pesa più sull’Europa che sugli Usa

Imagoeconomica

Giornata nera per i mercati, che chiudono in calo in Europa dopo le perdite asiatiche e l’avvio stonato di Wall Street.

A fare paura è il rallentamento della manifattura cinese, mentre il raffreddarsi dell’inflazione in Germania, Francia e Italia non basta a sostenere l’umore degli investitori che guardano con preoccupazione al percorso al congresso Usa dell’accordo per l’innalzamento del tetto al debito. L’intesa ha ricevuto il via libera di una commissione alla camera e a breve dovrà essere votata dall’aula. Superato questo scoglio toccherà al senato chiudere la partita entro il 5 di giugno, data da cui si fa decorrere l’ipotetico default statunitense.

In questo contesto il dollaro torna a calamitare gli acquisti, respingendo l’euro sotto 1,07. Rimane debole il petrolio, in calo frazionale, mentre torna interesse per l’oro.

Piazza Affari in maglia nera

Al termine degli scambi odierni Piazza Affari è la peggiore in Europa, con una perdita dell’1,97% che la riporta sul filo dei 26mila punti base (26.051). Il quadro è comunque poco incoraggiante a Francoforte -1,55%, Parigi -1,54%, Madrid -1,27%, Amsterdam -1,03%, Londra -1,07%.

Le vendite hanno colpito i settori ciclici, auto e industria, il lusso e le materie prime.

Un quadro macro in chiaroscuro

Gli investitori europei hanno dovuto digerire oggi anche una pesante pagina macroeconomica, che si è aperta con la contrazione superiore alle attese della manifattura cinese nel mese di maggio (PMI a 48,8 da 49,2 di aprile e attese a 49,4. Sotto 50 è contrazione). Si sgasa leggermente persino il settore dei servizi a 54,5 da 56,4 di aprile e attese a 5,2. L’input è quindi che la seconda economia del mondo non sta vivendo la ripresa sperata dopo la fine della politica zero Covid.

La manifattura stenta poi negli Usa: l’attività industriale nell’area di Chicago si è rivelata in contrazione, a maggio, per il nono mese consecutivo. L’indice Pmi di Chicago è sceso da 48,6 a 40,4 punti, contro attese per un dato a 47,2 punti.

Buone notizie sono arrivate invece per l’inflazione nell’area euro, che può placare l’ansia di politiche monetarie eccessivamente restrittive da parte della Bce. In Germania a maggio il tendenziale è al 6,1% contro attese al 6,9% (e il 7,6% di aprile). In Francia si scende al 5,1% dal 5,9% del mese prima. In Italia si vola ancora alto, +7,6%, ma era l’8,2% in aprile.

Visco: avanti su Pnrr e riforme

La crescita economica italiana, dice l’Istat, si conferma solida nel primo trimestre, +0,6% sui tre mesi prima e +1,9% rispetto a un anno fa e Moody’s stima un rialzo del pil quest’anno dello 0,8% e un rallentamento a +0,4% nel 2024.

Prometeia però vede grigio per il secondo trimestre e forse anche per il terzo. “Il futuro continua () a rimanere gravato da rischi che si stanno riflettendo in maniera sempre più diffusa nei diversi indicatori qualitativi raccolti presso le imprese e le famiglie, in Italia come nel resto d’Europa” scrive il centro studi, che aggiunge: “Dopo il recupero della prima parte dell’anno, l’indicatore (Weip) nelle ultime settimane sta ripiegando, a supporto della previsione di un secondo trimestre, e forse anche di un terzo, di crescita molto debole, stagnante”.

Oggi ha parlato anche il governatore Ignazio Visco, che ha svolto le sue ultime considerazioni finali prima della scadenza del suo mandato durato 12 anni. Un “testamento” nel quale ha osservato come l’Italia abbia resistito ai tanti cigni neri di questi anni, ma ha anche invitato il paese a non perdere tempo su Pnrr e riforme.

Sulla politica monetaria il governatore ha detto che la Bce dovrà utilizzare la “necessaria gradualità”, proseguendo la sua azione per un “rientro progressivo, ma non lento” dell’inflazione entro l’obiettivo del 2%.

Spread e tassi in calo

Il raffreddarsi dell’inflazione ha incoraggiato gli acquisti sui titoli di Stato, che vedono rendimenti in calo.

Sul secondario lo spread tra Btp decennale e Bund di durata uguale è a 181 punti base (-0,64%) e i tassi sono indicati rispettivamente a +4,07% e +2,27%. 

Dalla relazione annuale di Bankitalia emerge però che, nel 2022, la spesa sostenuta dallo Stato per pagare gli interessi sui titoli del debito pubblico è schizzata ai massimi dal 2012, a 83,2 miliardi di euro, a causa dell’aumento dei tassi.

A Milano in luce Mps e pochi altri titoli

Sul principale indice milanese anche in una giornata come questa c’è qualche buona notizia. In particolare si conferma effervescente Banca Monte Paschi di Siena (+1,79%), dopo le considerazioni dei giorni scorsi del ministro Giorgetti e dell’ad Luigi Lovaglio che hanno mostrato la volontà di partecipare alla nascita di un terzo polo bancario per il paese. Sul tema ha risposto picche però Banco Bpm (-1,93%) per bocca del presidente Massimo Tononi: ”Non abbiamo alcuna intenzione di perseguire un progetto di aggregazione con il Monte dei Paschi di Siena. Abbiamo una strategia stand alone che ha consentito di conseguire risultati davvero positivi e con cui contiamo di creare molto valore per i nostri azionisti futuri”.

Tra i titoli finanziari archiviano una buona seduta anche Finecobank +1,02% e Nexi +0,91%. Si salvano dalle vendite inoltre Campari +0,41%, Inwit +0,38%, A2a +0,23%.

Per le altre blue chip l’ondata di vendite è stata intensa. Le più colpite sono Prysmian -4,15%, dopo i guadagni delle vigilia e Leonardo -4,06%. Nell’automotive giù Stellantis -3,52%, anche se Moody’s ha migliorato l’outlook del gruppo da stabile a positivo e ha confermato il rating Baa2 a lungo termine. Male Pirelli -3,12%.

Anche per le banche è stata una giornata no, con l’eccezione, come detto, di Siena. Sono in profondo rosso le big Intesa -2,47% e Unicredit -3,55%.

Perdono forte i titoli petroliferi: Eni -3,53% e Saipem -3,19%.

Nella lista dei dieci titoli peggiori del giorno ci sono inoltre Recordati -3,22%, Interpump -3,13% ed Enel -2,56%.

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