Nervi saldi e nessuna isteria. È questo l’atteggiamento delle Borse europee dopo l’invio da parte di Donald Trump delle prime lettere con l’indicazione dei nuovi dazi doganali che intende applicare all’export di una serie di partner commerciali. Il presidente Usa ha rivisto al rialzo alcune tariffe, ma ha anche esteso al 1° agosto il termine ultimo per negoziare un accordo. Per Giappone e Corea del Sud, i dazi sono del 25%; per il Sudafrica, invece, del 30%. Tra i 14 Paesi che hanno finora ricevuto le missive Usa, non ci sarebbe però l’Unione Europea, con il commissario all’economia Valdis Dombrovskis che ha indicato che a lui non risulta “che la Commissione abbia ricevuto la lettera” di Washington. Dombrovskis ha aggiunto che “sono stati compiuti progressi verso un accordo di principio durante i negoziati della scorsa settimana” e che “l’obiettivo europeo è trovare un accordo prima della scadenza” del 9 luglio. I negoziatori stanno infatti lavorando a un’intesa preliminare che prevede un’aliquota del 10% sulla gran parte dell’export Ue, con imposte ridotte per prodotti strategici come alcolici e aerei.
E mentre nella seduta di lunedì Wall Street ha accusato il colpo, con il Dow Jones e il Nasdaq che hanno chiuso in calo, rispettivamente, dello 0,94% e dello 0,92%, i listini del vecchio continente preferiscono concentrarsi sulla proroga di tre settimane concessa dal presidente Trump per negoziare intese commerciali e procedono in leggero rialzo, con la sola eccezione di Parigi.
A Piazza Affari, l’attenzione degli investitori è tutta sul risiko bancario dopo le indiscrezioni di Bloomberg secondo cui la DgComp starebbe per inviare al governo italiano un’ordinanza formale nella quale afferma che il governo italiano non aveva di diritto di intervenire sull’operazione Unicredit-Banco Bpm e che, in base alle norme comunitarie sulle concentrazioni, solo la Commissione Europea ha il potere legale di imporre condizioni. Immediata la reazione dei titoli, con Banco Bpm e Unicredit che, dopo la pubblicazione della notizia, si sono portati in vetta al Ftse Mib.
Nel frattempo, sono state pubblicate le motivazioni che hanno portato l’Antitrust a concedere a Mps (in rialzo) il via libera senza alcuna condizione all’ops su Mediobanca che venerdì riunirà il suo cda per valutare l’offerta di Siena. La delibera dell’Autorità ha esaminato tutti i settori, dai prestiti alle imprese fino alla raccolta bancaria, senza evidenziare criticità particolari. Occhi anche su Generali, mentre si rincorrono voci su un calo della quota di Unicredit nel capitale della compagnia assicurativa. Nel frattempo, è in programma per oggi il cda della Popolare di Sondrio che risponderà a Bper dopo il rilancio dell’offerta.
Tornando all’azionario, positivi anche Buzzi e i petroliferi (Saipem ed Eni). In fondo al listino ci sono invece Amplifon, Diasorin e Stmicroelectronics, quest’ultima zavorrata anche dalle nuove previsioni di Samsung che prevede un crollo dell’utile operativo del secondo trimestre del 56% su base annua a causa delle restrizioni statunitensi all’esportazione di componenti avanzati in Cina.
Passando alle materie prime, si muove in leggero ribasso il petrolio con le preoccupazioni sull’offerta, dopo la decisione dell’Opec+ di accelerare il ritmo degli aumenti di produzione per il mese di agosto. Ad Amsterdam è invece in lieve rialzo il gas naturale, mentre è incerto l’oro, con le speranze di possibili accordi commerciali che potrebbero ridurre il fascino di bene rifugio del metallo prezioso.
L’euro si attesta a 1,1728 dollari, mentre sul secondario resta fermo sui minimi da 15 anni lo spread tra BTp e Bund rimane stabile rispetto alla chiusura di ieri a 87 punti base.