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Borsa chiusura 22 maggio: addio al rally? In Europa le prese di beneficio affondano i listini, a Wall Street occhi su Nvidia e Fed

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La debolezza dei titoli energetici e di molti bancari, porta Piazza Affari a chiudere la terza (o volendo quarta) seduta consecutiva in ribasso, con una perdita odierna dello 0,41% che ridimensiona leggermente l’indice principale a 34.460 punti base.

Niente di clamoroso, per la verità, in un contesto europeo simile e con Wall Street poco mossa dopo i record di ieri, ancora in attesa della pubblicazione dei verbali della Fed (alle 20, ora italiana) e soprattutto della trimestrale di Nvidia (-0,46%), il gigante dei chip per l’intelligenza artificiale che ha assunto il ruolo di stella polare dei mercati con la corsa degli ultimi anni. Una galoppata che ha incoronato Nvidia terza come capitalizzazione dietro a Apple e Microsoft, con le azioni che rappresentano ormai il 5% nello S&P500 e il 6,5% del Nasdaq 100. I conti saranno diffusi alla chiusura della borsa di New York.

Europa debole, il settore auto teme una guerra dei dazi con la Cina; l’inflazione Uk rallenta meno del previsto

Il quadro è lievemente negativo nel resto d’Europa, in una seduta ancora interlocutoria, ma pure condizionata dal timore di una guerra dei dazi con la Cina sul settore auto e dalla delusione per l’inflazione britannica.

Londra cede lo 0,56%, appesantita dalla corsa della sterlina dopo che l’inflazione di aprile è risultata in netto rallentamento, ma in misura inferiore a quanto stimato dai mercati, con le scommesse su un taglio dei tassi a giugno da parte della BoE che si ridimensionano. L’indice dei prezzi al consumo su base mensile è salito dello 0,3% mensile (+0,6% a marzo) mentre su base annua ha segnato un progresso del 2,3% dal +3,2% di un anno fa.

Sempre in tema di inflazione, dato attentamente monitorato dai mercati per le sue conseguenze sulla politica monetaria, dall’Europa arriva anche un allarme dalla Bundesbank, secondo cui i salari in Germania stanno aumentando più rapidamente del previsto, mettendo in dubbio le attese di un calo continuato dell’inflazione.

A far impensierire gli investitori hanno contribuito poi alcune notizie provenienti da Pechino. Il quotidiano cinese Global Times rivela infatti che il Dragone potrebbe aumentare le tariffe di importazione sulle grandi auto a benzina al 25%, mentre il paese sta fronteggiando dazi di importazione di auto statunitensi nettamente più alti e probabili dazi aggiuntivi per entrare nell’Ue.

Così Francoforte cede lo 0,27%, Parigi lo 0,61%, Amsterdam -0,11%, Madrid -0,06%.

Wall Street è anche oggi poco mossa a metà giornata, ma pur sempre su livelli record (Nasdaq +0,09%). Tra i titoli del giorno Target crolla del 7,7% a causa dei deboli risultati del primo trimestre e delle stime su utili e vendite comparabili per il secondo trimestre, inferiori alle aspettative.

I dubbi sulle azioni delle banche centrali

Il dubbio sui tempi e l’entità di un allentamento della stretta monetaria serpeggia su entrambe le sponde dell’Atlantico e questo contribuisce a mantenere i mercati in stallo e induce una certa volatilità sull’obbligazionario.

Christine Lagarde, presidente della Bce, sostiene che un taglio dei tassi nelle prossime settimane è molto probabile e anche il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, in un’intervista al Corriere conferma che un taglio a giugno è “plausibile”, ma chiarisce “ciò non significa che li ridurremo di nuovo nelle successive riunioni”. L’incertezza futura è ancora alta e, ribadisce, i banchieri decideranno di volta in volta.

A stupire positivamente è il Canada, che mostra un quadro di disinfezione alimentando le speranze di un taglio dei tassi il mese prossimo. I governatori della Fed invece continuano a raffreddare le attese sulle mosse della banca centrale Usa. Christopher Waller ha parlato ieri di “molti altri mesi” di monitoraggio dell’inflazione prima di poter agire e Loretta Mester “ancora qualche mese”.

Questa sera si conoscerà il punto di vista dei banchieri nell’ultima riunione, ma forse quelle riflessioni sono ormai superate dai fatti.

Dollaro poco mosso, sale la sterlina, in rosso le materie prime

Nell’attesa il dollaro tratta poco mosso e l’euro cambia in area 1,083, in lieve calo rispetto alla vigilia. La sterlina sale dello 0,2% a 1,2736 dollari dopo i dati sull’inflazione britannica, portando gli investitori a ritirare le scommesse su un taglio dei tassi il mese prossimo.

Tra le criptovalute, l’ether perde l’1,5% a 3.691 dollari, dopo aver registrato un balzo del 22% nelle due sedute precedenti per via delle speculazioni sull’esito delle richieste di Etf.

La seduta è negativa per le materie prime. Dopo i recenti massimi lo spot gold cede oggi l’1,25%, per un prezzo poco sopra 2390 dollari l’oncia.

Il petrolio cede circa mezzo punto percentuale, per i contratti di luglio di Wti e Brent.

Piazza Affari, bene Stm, realizzi su Saipem

Sul principale listino milanese svetta Stmicroelectronics +3,11%. L’assemblea dei soci della società di microchip ha oggi rinnovato il mandato all’ad Jean-Marc Chery per il prossimo triennio, che vede nel 2024 un anno di transizione.

Il settore bancario è contrastato. Monte Paschi mostra un rialzo del 2,27%, mentre Popolare di Sondrio cede il 2,19%. Male anche Unicredit -1,51%. 

Anche il settore auto si è mosso in ordine sparso. Ferrari sale dello 0,13%, mentre Stellantis cede lo 0,2%, ridimensionando nel finale le perdite di giornata a fronte di una chiusura nettamente in rosso delle rivali tedesche, in particolare a Francoforte Bmw segna un ribasso dell’1,81% e Mercedes dell’1,41%.

I titoli energetici sono deboli a Piazza Affari.

Tra i petroliferi i realizzi pesano su Tenaris -2,04% e Saipem -1,77% e arretrato molte utility: Snam -1,85%, Italgas -1,65%, Erg -1,38%, Hera -1,17%.

Fuori dal paniere principale debutta positivamente Next Geosolutions, +5,7%. L’azienda si occupa di attività d’indagine nell’ambito delle geoscienze marine e nel supporto alla costruzione di infrastrutture offshore nel settore energetico.

Spread stabile, rendimenti in rialzo

Anche i titoli di Stato della zona euro risentono dell’inflazione britannica, così i rendimenti salgono, anche se lo spread tra Btp e Bund decennali risulta poco mosso a 127 punti base.

In chiusura il tasso del titolo italiano è indicato al 3,78% (da 3,76%) e quello del Bund al 2,51% (da 2,48%).

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