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AUTOMOBILISMO F1 – Alonso, al Gran Premio di Monza miracolo cercasi

Monza non poteva sorridere di più: la Ferrari c’è, Alonso c’era il Gran Premio d’Italia si presentava aperto a un capolavoro rosso e a un Mondiale farcito di sogni dello stesso colore. Ce n’era abbastanza per iniziare a progetti veri, non soltanto fantasticherie a occhi chiusi, per questo campionato che era iniziato in salita e anche ripida. Una Ferrari bruttina ma vincente, negli auspici del presidente Luca di Montezemolo il giorno della presentazione della monoposto. E invece bruttina e anche lenta, poco sensibile alle correzioni tecniche, fu il responso dei primi test. Fino ad arrivare al quasi secondo al giro rimediato al debutto di campionato in Australia: una voragine, nei confronti della iridata in carica Red Bull ma anche dalla McLaren, per non parlare della Mercedes che sembrava avviata a usurpa il ruolo di terza forza.

Poi, il recupero. Inizialmente a opera del solo Alonso e del suo genio maturo di campione in velocità ma anche in pazienza, strategia, capacità di trainare un intero team forse fiaccato dal peso esagerato dello svantaggio iniziale. Quindi, anche grazie a un lavoro strenuo e lucido messo in campo dall’intera Ferrari: tecnici e strateghi, meccanici al box e a casa, a Maranello, a studiare e calcolare e sperimentare su modelli di calcolo ciò che e’ poi andato in pista a dare vita (parole di Alonso, venerdì in conferenza stampa a Monza) alla rimonta tecnico-sportiva più eccezionale che la Formula 1 moderna ricordi. E rimontare tale distacco nel corso di campionato, ricordiamolo, e’ un’impresa spesso al di la’ dello sperabile, poiché legge per chi ha aspirazioni iridate impone che si migliori, di media, un minimo di un decimo a gara, ovvero un paio di secondi nello spazio di una stagione. Cosa che gli avversari sanno fare e hanno fatto, così che la risalita delle Rosse e’ stata ancora più miracolosa.

Risultato: a Monza, gara più veloce dell’intero campionato, un festival di curve quasi da fermo e accelerazioni fino a ben oltre i 330 chilometri l’ora, la Ferrari si è presentata nella forma migliore di stagione per dare la caccia alla peculiarità tecnica di importanza fondamentale per vincere sul circuito dell’Autodromo, la velocità massima record. E tutto sembrava perfetto: Alonso imprendibile nelle due prime manche della sessione di qualifica; una tattica nell’assalto finale tale da consentire al campione spagnolo di ‘tirare’ ilcompagno Massa fino al secondo miglior tempo, poi diventato il terzo. Purtroppo alle spalle delle due temutissime McLaren, con Hamilton in pole position davanti al gemello Button. E ancora più purtroppo, con Alonso impotente a combattere: un problema tecnico alla sospensione posteriore della F2012 lo ha limitato al deimo tempo finale, quando -per dirla con le sue parole amareggiate appena uscito dall’abitacolo- quella di Monza si presentava per lui come “la pole position più semplice di stagione”.

Ora, vincere la gara sarà molto, molto più difficile. A Monza, nelle ultime 12 edizioni, 9 volte ha vinto chi è partito dalla prima posizione al via. Resta tutto: una Ferrari oggi fortissima, un Alonso in forma strabiliante, al volante e al cervello del team. Ma la doccia fredda resta: vincere a Monza dalla decima posizione al via sarebbe un capolavoro al di la’ della possibile concezione di capolavoro. Anche se Fernando Alonso, nelle condizioni più proibitive, spesso ha regalato giornate al di la’ del credibile. Anche se Vettel, oggi avversario più vicino in classifica iridata, parte quinto con una RedBull non più geniale e forse recuperabilissima. E il campionato è ancora lungo. Molto lungo.

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