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Auto: le vendite crollano (-85%) e tornano agli anni 60

Photo by Jace Grandinetti on Unsplash

È stato un marzo da film dell’orrore per il mercato dell’auto in Italia. Secondo i dati del ministero dei Trasporti, il mese scorso le vendite nel nostro Paese sono cadute a pitto dell’85,4%: appena 28.326 immatricolazioni. Il tracollo era atteso, vista l’emergenza coronavirus che ha bloccato le compravendite (non solo di automobili, ovviamente), ma le proporzioni fanno comunque impressione.

Un dato negativo come quello di marzo non era mai stato registrato in oltre 100 anni di storia di motorizzazione. In termini assoluti, le vendite sono tornate ai livelli dei primi anni Sessanta: solo che all’epoca in Italia circolavano meno di due milioni e mezzo di automobili, mentre adesso viaggiamo oltre i 38 milioni.

Se allarghiamo lo sguardo all’intero primo trimestre del 2020, le vendite di automobili si sono fermate sotto quota 350mila, a 347.193 immatricolazioni, ovvero il 35,47% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (538.067).

Sempre fra gennaio e marzo sono stati effettuati 818.618 trasferimenti di proprietà di auto usate, per un calo del 26,98% su base annua (da 1.121.098).

Quanto alle previsioni sull’immediato futuro, sono a dir poco nere: si stima che nel bimestre marzo-aprile il mercato subirà una contrazione del 60% su anno.

In questo scenario, Fca a marzo ha venduto in Italia appena 4.649 auto, con un calo del 90,34% rispetto ai 48.109 dello stesso mese del 2019. La quota di mercato è scesa così dal 24,76 al 16,41%. Nel primo trimestre, Fiat Chrysler ha immatricolato 85.875 veicoli, il 35,04% in meno su base tendenziale, ma con una quota di mercato sostanzialmente stabile su anno (dal 24,57 al 24,73%).

“Servono circa tre miliardi di euro in 18-24 mesi per ripartire – avverte Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere che operano in Italia – È necessario mettere in campo tutte le misure possibili, anche perché è a rischio il 15-20% dei 150mila addetti al comparto in Italia. Il settore muove circa il 10% del Pil italiano. Pensiamo a un piano di stimolazione e protezione. Le Case vogliono fare la loro parte, ma l’input fondamentale deve arrivare dal governo. Nessun piano di protezione è utile se non c’è stimolo nella domanda”.

Sulla stessa linea Gian Primo Quagliano, direttore del Centro Studi Promotor: “In sostanza bisogna prevedere senza indugio un meccanismo di incentivazione della domanda in grado di favorire non solo l’acquisto di auto verdi, ma anche di auto ad alimentazione tradizionale di ultima generazione, a fronte della rottamazione di modelli di generazioni precedenti, non escludendo la rottamazione incentivata di auto usate molto inquinanti con auto usate più recenti”.

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Categories: Economia e Imprese