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Transizione energetica: da dove passa in Italia? Cosa dice il Rapporto sulla geografia produttiva di Symbola

Il Rapporto della Fondazione Symbola, che si intitola “Filiere del futuro: rapporto sulla geografia produttiva delle rinnovabili in Italia”, fotografa una situazione in progresso e tutto sommato positiva. Il governo faccia l’hub delle rinnovabili, dice però Legambiente

Transizione energetica: da dove passa in Italia? Cosa dice il Rapporto sulla geografia produttiva di Symbola

Il dibattito su come l’Italia sta procedendo sulla transizione energetica poche volte si sofferma sull’articolazione territoriale delle risorse e degli attori veri di questa sfida epocale. Nonostante l’Ue abbia fissato traguardi precisi per i prossimi anni, per un Paese come il nostro è importante sapere chi, come e su cosa è impegnato per modificare l’assetto produttivo verso la sostenibilità ambientale. Ci portiamo dietro differenze storiche, sociali ed economiche che nella sfida energetica, come in quella digitale, non possono essere ignorate. Il lavoro che ha svolto la Fondazione Symbola, presieduta da Ermete Realacci, insieme a Italian Exhibition Group e in collaborazione con le principali Associazioni di categoria, fa da guida a quanti vogliono capire il punto in cui siamo. Lo stato dell’arte è nel Rapporto “Filiere del futuro: rapporto sulla geografia produttiva delle rinnovabili in Italia” presentato al K.EY. The Energy Transition Expo di Rimini. È il primo documento circostanziato che, in verità, avrebbe potuto anche predisporre il governo, peraltro, recentemente richiamato dalla Ue.

La transizione energetica a dimensione territoriale

L’Italia con 2,5 GW fotovoltaici sta recuperando il terreno rispetto agli anni scorsi. Sono più di 21mila le imprese che dichiarano attività legate alla filiera delle rinnovabili. Guardando ai territori, quasi un terzo delle imprese si concentra in Lombardia, Lazio e Veneto. “C’è molto da fare ma da qui possiamo partire per affrontare non solo i nostri mali antichi ma il futuro e le sfide che ci pone. Possiamo farlo dentro la missione che si è data l’Europa con il Next Generation EU, per rispondere alle crisi tenendo insieme coesione, transizione verde, digitale”, ha detto Realacci. Ci vuole, però, anche cooperazione e pacificazione internazionale. Il Rapporto rappresenta un primo tentativo di identificazione delle imprese attive e potenzialmente attive nel sistema energetico. Nel 2022 gli investimenti delle rinnovabili hanno toccato il record di 495 miliardi di dollari. Le aziende investono mentre gli esperti prevedono per i prossimi cinque anni una potenza rinnovabile pari a quella degli ultimi venti.

Transizione energetica: dove crescono le rinnovabili in Italia?

Lombardia, Lazio, Veneto, Campania ed Emilia-Romagna costituiscono nell’insieme il 53,6% del totale delle imprese censite da Symbola. A livello provinciale Roma è prima (1.735 imprese) seguita da Milano (1.510), Napoli (833), Torino (659) e Brescia (542). Nei segmenti produttivi green ai primi posti ci sono: Milano Brescia, Vicenza, Padova e Treviso “Puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza – ha aggiunto Realacci – fa crescere il Paese, dà forza all’economia, lo rende più libero. C’è un’Italia che eccelle in molti segmenti della nuova economia sostenibile e il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo tutto italiano di fare economia”. Il quid va ricercato nella sintesi tra innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, senza perdere legami con territori e comunità. Ovviamente bisogna guardare al futuro sperando anche in una guida politica più fiduciosa nella transizione. Per ora una buona, pragmatica idea di futuro, è la costruzione a Catania della più grande gigafactory d’Europa per moduli fotovoltaici (3 GW all’anno) che sarà attiva dal 2024.

Legambiente: “Il governo costruisca l’hub delle rinnovabili”

Allora, tutto risplende nell’universo delle rinnovabili? Per Legambiente in Italia nel 2022 le rinnovabili – fotovoltaico a parte – hanno fatto registrare, tutte, segno negativo. “In Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli”, ha detto sempre a Rimini, il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani. Lo evidenziano i numeri del nuovo report “Scacco matto alle rinnovabili 2023”. L’ostacolo più grande continua ad essere la burocrazia con 1364 impianti in lista d’attesa, cioè in fase di verifica di Assoggettabilità a VIA. Il 76% è distribuito tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna e in un anno solo l’1% dei progetti di impianti fotovoltaici ha ricevuto l’autorizzazione. Se Symbola ha tracciato un quadro rassicurante, Legambiente si rivolge direttamente al Governo di Giorgia Meloni. “Torniamo a ribadire che il Paese deve diventare l’hub delle rinnovabili – ha spiegato Ciafani -. Se davvero si vuole contrastare la crisi climatica, accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dall’Europa, l’Italia deve puntare con fermezza su rinnovabili, efficienza, autoproduzione, reti elettriche e accumuli”. Ora che si conoscono gli attori della transizione verde, dove sono e cosa fanno, la politica può anche tendergli una mano in più per avere numeri migliori. In particolare il governo per guadagnare una piccola medaglia verde.

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