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Argentina, la riforma Milei passa alla Camera: deregulation del lavoro e 9 privatizzazioni. Ecco le principali novità

Un ramo del Parlamento ha approvato la “legge omnibus”, dopo mesi di trattative e correzioni. Ora rimane solo l’ok del Senato. Il testo riforma mercato del lavoro, tasse, privatizzazioni, pensioni e “super poteri” dell’Esecutivo. Esulta il presidente “Romperemo lo status quo”

Argentina, la riforma Milei passa alla Camera: deregulation del lavoro e 9 privatizzazioni. Ecco le principali novità

Beffardamente è stata approvata dalla Camera proprio alla viglia del 1° maggio, la Festa dei Lavoratori, la discussa “Legge Omnibus” voluta dal presidente argentino Javier Milei e che prevede, tra le tante riforme, anche quella del mercato del lavoro, rendendolo sempre più agile e vantaggioso per le imprese, a discapito dei diritti dei lavoratori. Dopo mesi di discussioni e di rinvii, in cui il testo originario è stato parecchio asciugato passando da 666  a 232 articoli e rinunciando a diverse norme, senza però mai perdere la sua impostazione turbo-liberista, il maxi pacchetto di riforme è dunque quasi diventato legge, essendo approvato alla Camera con 142 sì (maggioranza a 129) e 106 no, che fondamentalmente sono quelli del principale partito di opposizione, cioè i peronisti di Union por la Patria. Per Milei, seppur ridimensionata, è comunque una vittoria, considerando che il suo partito, la Libertad Avanza, conta solo 42 deputati alla Camera, poco più dei 38 dei liberali dell’ex presidente Mauricio Macri e meno dei seggi di formazioni centriste e delle opposizioni moderate messi insieme. Ora resta solo da passare l’approvazione del Senato, dove la maggioranza di Milei è ancora più risicata, visto che ha solo 7 senatori eletti. Ma ormai la strada è spianata: se il testo ha convinto dopo estenuanti trattative e correzioni anche una parte delle opposizioni alla Camera, così dovrebbe essere anche al Senato.

Riforma del lavoro in Argentina e 9 privatizzazioni

La parte sulla riforma del mercato del lavoro è stata quella più rivisitata, per forza di cose: i ricorsi dei sindacati hanno portato i giudici a bloccare negli ultimi mesi ben sei articoli della riforma originariamente proposta, cioè quelli che mettevano in discussione il primato della contrattazione collettiva, il potere dei sindacati e il loro diritto a trattenere automaticamente i contributi dei lavoratori, e soprattutto il diritto allo sciopero. Ciò che rimane, e che sarà ancora oggetto di altre polemiche e proteste di piazza ad incominciare proprio dall’occasione rappresentata dal 1° maggio, è l’estensione del periodo di prova dei contratti di altri 6 mesi fino al totale di un anno e la creazione di un fondo per i licenziamenti – utilizzando parte dei contributi del dipendente e dunque interamente a suo carico – che sostituisca (e evidentemente riduca) gli indennizzi previsti dalle precedenti leggi. Spariscono anche le multe per le imprese che non regolarizzano i propri lavoratori. Un’altra parte consistente della grande “deregulation” voluta da Milei era quella relativa alle privatizzazioni: inizialmente dovevano essere 40, poi il numero è stato ridotto a nove tra cui la compagnia aerea Aerolinas Argentinas, la Radio y Televisión argentina, le ferrovie e l’azienda idrica statale.

Sulle pensioni, è stato deciso di eliminare la moratoria che permetteva ad alcune categorie di lavoratori di interrompere l’attività prima di aver raggiunto 30 anni di contributi; mentre per quanto riguarda le tasse è stata abbassata la soglia dell’esenzione fiscale, il che porterà quasi 1 milione di argentini in più a dover dichiarare i redditi e pagarci le imposte, in un Paese dove il tasso di povertà secondo alcune stime ha superato il 50%.

I “super poteri” di Milei

Infine, la misura più discussa e più delicata, quella relativa ai “super poteri” da attribuire all’Esecutivo. La versione originale della riforma, inizialmente respinta dal Senato, prevedeva di fatto di poter bypassare il Parlamento per una intera legislatura: il capo del governo avrebbe potuto beneficiare di poteri straordinari in 11 ambiti (economia, sicurezza, difesa, energia etc) e per due anni, prorogabili di altri quattro. Ora invece il presidente potrà astenersi di passare dal Parlamento per un solo anno e solo negli ambiti amministrativi, economici, finanziari ed energetici. Milei ha festeggiato la vittoria sul social X, dove continua a motivare i suoi sostenitori al grido, sotto quasi ogni post, di “Viva la Libertad carajo!” (“Viva la Libertà, ca**o): “Ringrazio i deputati, la storia ricorderà chi è stato al lato del popolo e si dimenticherà dei politici che ci hanno portato nella situazione in cui siamo. Ci lasceremo alle spalle 100 anni di decadenza, romperemo lo status quo”.

Una cosa però va riconosciuta: le politiche aggressive di Milei stanno ottenendo il plauso della comunità finanziaria internazionale anche attraverso risultati concreti, come il primo avanzo primario raggiunto a gennaio dopo 12 anni e soprattutto come il visibile calo dell’inflazione. Dopo il picco di inizio anno, è notizia proprio di queste ore che ad aprile il tasso dovrebbe essere rallentato addirittura al 5% su base mensile. Quello di Milei è un estremismo che inizia a ottenere endorsement anche dalla severissima e politicamente corretta stampa statunitense.

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