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Esuberi Telecom Italia: al via la Cigs per 30.000 dipendenti

Tim ha inviato al ministero del Lavoro la lettera per avviare la Cigs per 12 mesi – Ogni dipendente sarà interessato per un massimo di 26 giorni nel periodo che si concluderà a giugno 2019. A fine Cassa sono previsti 4.500 esuberi che saranno accompagnati all’uscita in modo non traumatico. Esclusi licenziamenti. L’azienda: “Cigs inevitabile” – Sindacati: “Decisione unilaterale” – Genish apre sull’Ipo della rete

Esuberi Telecom Italia: al via la Cigs per 30.000 dipendenti

Tornano sotto i riflettori gli esuberi da gestire in casa Telecom Italia.  All’indomani dalla presentazione dei conti trimestrali, l’azienda decide di andare avanti per la sua strada con il piano di riorganizzazione del personale, comunicando ai sindacati l’imminente avvio della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale (Cigs). “Questa mattina l’azienda ha informato i segretari generali che partirà unilateralmente la richiesta di procedura di cassa integrazione”,  ha dichiarato all’Ansa Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom Uil. La lettera di Tim è dunque stata spedita al ministero del Lavoro allo scopo di dare il via alla procedura. Dall’inizio dell’iter al dicastero partiranno 25 giorni di trattativa tra azienda, ministero e organizzazioni sindacali per esaminare soluzioni alternative. E’ quindi prevedibile che la Cigs diventi operativa a giugno: durerà un anno e interesserà complessivamente 29.736 dipendenti. Al termine del periodo di Cigs l’azienda prevede rimangano 4.500 eccedenze di personale che saranno accompagnate in modo non traumatico verso l’uscita, utilizzando perciò tutto il pacchetto di ammortizzatori sociali previsto dalle leggi sul lavoro.

COME SI ARTICOLA IL PIANO CIGS

La procedura avviata dal gruppo telefonico parte da lontano e cioè dal mese di gennaio quando venne sottoposto ai sindacati un piano che prevedeva 6.500 esuberi nell’arco del piano 2018-2020, l’utilizzo della cosiddetta solidarietà espansiva, il tutto per assicurare 2.000 assunzioni di giovani e sostenere il ricambio generazionale all’interno dell’azienda, decisa a spingere sulla digitalizzazione.

“Malgrado le numerose occasioni di approfondimento congiunto e le disponibilità manifestate dall’azienda ad un costruttivo e risolutivo confronto – afferma oggi il comunicato diffuso da Tim – non è stato possibile raggiungere una soluzione condivisa e adeguata alle sfide di trasformazione dell’azienda”. Da qui la decisione di procedere con la Cigs “per salvaguardare gli obiettivi industriali”.

La Cigs è previsto durerà 12 mesi a decorrere, probabilmente, dal 18 giugno 2018 (circa un mese da oggi) fino al 17 giugno del 2019. In totale saranno coinvolti quasi 29.736 lavoratori, che andranno incontro ad una sospensione dal lavoro per un numero massimo di 26 giorni da distribuire su base mensile nel periodo di applicazione e comunque in linea con i fabbisogni del programma di riorganizzazione. Alla conclusione della Cigs, gli esuberi che l’azienda si attende dovrebbero invece essere circa 4.500. Ma, come si è detto, poiché sono legati a specifici contesti produttivi, saranno accompagnati all’uscita in modo non traumatico utilizzando gli ammortizzatori sociali disponibili. Nessun licenziamento, quindi.

In una nota inviata da Tim si legge che la società “ha avviato fin dal mese di gennaio 2018 un confronto con le Organizzazioni Sindacali per individuare le misure a sostegno del Piano Industriale DigiTIM ed in particolare definire un piano organici coerente con le finalità e i target annunciati”.

“Tale progetto verrà analizzato e discusso con le Organizzazioni Sindacali nell’auspicabile prospettiva di pervenire ad un accordo in tempi rapidi”, conclude TIM.

Nella conference call che Tim ha tenuto oggi con gli analisti finanziari dopo la presentazione della trimestrale, l’ad Amos Genish ha inoltre sostenuto che la compagnia non incoraggerà operazioni rischiose per cassa e dividenedi e che Tim Brasile “non è in vendita ma consideriamo i consolidamenti”. Genish ha poi aperto alla possibilità di Ipo per la rete fissa, a condizione che Tim mantenga il controllo.

 

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