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Enel festeggia 10 anni di rinnovabili e punta alla tripletta

Sono passati dieci anni dalla nascita di Enel Green Power che oggi è un gruppo con 1250 impianti nel mondo e 40 GigaWatt di potenza installata. Nei prossimi anni, piano di investimenti da 3,5-4 miliardi l’anno e integrazione al consumo. Starace: “L’ecotassa non serve, meglio semplificare la burocrazia”

Enel festeggia 10 anni di rinnovabili e punta alla tripletta

E’ stata una sterzata radicale e una scommessa che oggi si può dire vinta. Enel festeggia i primi 10 anni di rinnovabili da quando è nata Enel Green Power e le fonti di produzione elettrica verdi sono entrate in concorrenza con l’altra Enel, quella più matura, che era orientata sulle fonti fossili. Un decennio che sembra un secolo se si confronta il mondo dell’energia com’era allora e come è diventato oggi, in piena transizione verso l’addio alle fonti fossili e la decarbonizzazione programmata per il 2050. Non solo, ma gli obiettivi di Egp sono di crescere ancora e parecchio: “Puntiamo a detenere una quota al 2030 intorno al 5% della quantità aggiuntiva installata nel mondo” ha detto l’Ad Antonio Cammisecra. Tradotto in numeri significa che in una prospettiva di crescita a 4.700 GigaWatt di capacità installata mondiale rispetto ai 2.300 Gigawatt attuali, il delta che Egp conta di intercettare è di circa 120 Gigawatt che sommati ai 40 GW attualmente operati dal gruppo portano il totale a 200 GW complessivi. In sostanza, l’obiettivo è di triplicare la “forza d’urto” del colosso verde.

DIECI ANNI A TUTTA VELOCITA’

Da zero a 44 Gw installati, con 7.700 persone impiegate sugli impianti nel mondo: come è stato possibile? “Run, run, run” è la sintesi di Francesco Venturini, nato in Egp e ora alla guida di Enel X, per descrivere i primi anni di attività. Una corsa che Francesco Starace, Ad di Enel, ricorda e spiega: “Avevamo un visione e cioè che le rinnovabili sarebbero diventate un business competitivo globale e non incentivato; ma non l’abbiamo dichiarata esplicitamente perché ci avrebbero preso per matti. Oggi la nostra visione è diventata realtà. I 7 GW di capacità aggiuntiva previsti nel piano 2008 sono stati raggiunti e superati: oggi sono 8. Non solo ma sulle rinnovabili, nell’ultimo piano industriale 2019-21 prevediamo di investire 11 miliardi per una capacità aggiuntiva di 11,6 GW in più. Si tratta di un piano da 3,5 miliardi di investimenti l’anno”. “Che questo potesse avvenire in 10 anni non ne avevamo idea. E’ avvenuto e siamo contenti di averlo anticipato” ha concluso Starace.

Per il futuro le rinnovabili restano dunque centrali per la realizzazione dell’Ebitda e diventeranno un business sempre più globale. Il balzo in avanti sarà rappresentato dall’integrazione tra generazione e consumi finali cioè dal fatto che l’energia verde diventi un’opzione di scelta per il consumatore per il trasporto, per la casa e via dicendo.

LE RINNOVABILI E IL POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA

“Il sistema Paese nel confronto Ue parte bene perché abbiamo una percentuale di rinnovabili importante rispetto al resto d’Europa. Siamo tra i pochi Paesi che rispetteranno gli accordi del 20-20 quindi l’Italia si presenta assolutamente in regola. E adesso aspettiamo l’uscita del decreto sulle rinnovabili che mi pare arrivato alla fine e, quindi, da lì in avanti partirà una seconda stagione di crescita che si è fermata negli ultimi tre anni perché non si sapeva in che direzione andare. Siamo ancora ben messi e con impazienza aspettiamo di poter ripartire”, così Francesco Starace ha commentato il fatto che nei piani Enel la gran parte degli investimenti finirà in Sud America, America del Nord e Africa. Già oggi “gli impianti operativi nel mondo sono 1.250 e per visitarli tutti – ha detto Cammisecrea – non basterebbero cinque anni”.

Oltre alle prospettive che si apriranno in Italia con l’atteso decreto rinnovabili, è qui che si concentra gran parte dell’innovazione. Nell’impianto 3SUN a Catania, ha detto Cammisecra, Enel “produrrà i moduli fotovoltaici più evoluti al mondo, in plastica riciclata a doppia faccia”. Altro fattore di sviluppo, è la scelta di concepire impianti che possano essere sostituiti velocemente (Adaptive life sizing) in modo da catturare l’evoluzione tecnologica molto rapida nel settore e la riduzione di costi collegata.

NON SERVE L’ECOTASSA

“Le tasse non servono più per questo tipo di sviluppo. Cosa servirebbe è semplificare il modo di diffusione di questa nuova tecnologia” rinnovabile. E’ questa la posizione di Enel e degli stessi produttori elettrici associati a Elettricità Futura. “Il problema non sono i soldi, è la difficoltà reale di fare diventare le rinnovabili una cosa di tutti i giorni. Quindi la semplificazione e facilitazione nei processi burocratici sono più importanti delle tasse” ha chiarito Starace. Alla domanda se anche gli incentivi siano inutili, ha replicato: “Non credo siano fondamentali per niente. Noi non siamo per gli incentivi”. Gli ha fatto eco Cammisecra. “Il nostro Paese è dotato di una buona risorsa solare ed eolica che permetteranno una buona competitività delle fonti rinnovabili nella matrice energetica italiana, fino a rappresentare l’assoluta maggioranza della generazione nel 2030. Uno dei fattori chiave per lo sviluppo delle rinnovabili nel breve-medio periodo in Italia resta lo snellimento e la velocizzazione degli iter autorizzativi, non servono incentivi, ma quadri regolatori chiari. Nel frattempo festeggiamo il nostro decennale con il superamento per la prima volta dei 100 TWh di energia rinnovabile prodotta in un anno“.

A proposito di prospettive per l’Italia e di nuovi strumenti. Andrea Péruzy Presidente e AD di Acquirente Unico ha sollecitato “scelte chiare di politica industriale per i PPA (Power purchase agreement), i contratti di lungo termine per le rinnovabili,  altrimenti i  target europei clima-energia al 2030 rimarranno obiettivi lontani”.

A fine mattinata Egp ha comunicato l’uscita dall’Uruguay attraverso un accordo con la società energetica Atlantica Yield per la cessione di 50 MW a Cerro Largo, a circa 320 km da Montevideo. L’operazione è valutata circa 120 milioni di dollari USA, l’equivalente dell’enterprise value della società venduta.

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