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Borse, niente rimbalzino in Europa sulla spinta di Wall Street

La paura del caos dopo le presidenziali americane innervosisce i mercati finanziari e il recupero di Wall Street non contagia l’Europa – A Piazza Affari recuperano i titoli petroliferi e le banche ma il Ftse Mib chiude in territorio negativo

Borse, niente rimbalzino in Europa sulla spinta di Wall Street

Clima volatile a settembre, anche nell’ultima seduta: i listini europei chiudono in calo, dopo aver tentato la via degli acquisti nel finale, al traino di Wall Street, positiva e nuovamente fiduciosa nel piano di aiuti per famiglie e imprese negli Stati Uniti.

Piazza Affari perde lo 0,24% e scende a 19.015 punti base, benché petroliferi e alcune banche rialzino la testa. Su una lunghezza d’onda analoga sono Francoforte -0,5%; Parigi -0,59%; Madrid +0,05%; Londra -0,47%. 

Negli Usa invece le preoccupazioni per le elezioni presidenziali, dopo il caotico faccia a faccia Trump-Biden, lasciano spazio alla speranza che democratici e repubblicani trovino un accordo sul piano di aiuti, restituendo un po’ di sprint ai mercati. Il segretario al Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, dice che parlerà con la speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi ed è  “ottimista” su una soluzione. L’obiettivo è un “compromesso ragionevole” dopo che i democratici hanno presentato un progetto da 2.200 miliardi di dollari su cui intendono votare in settimana.

Questo sta mettendo in ombra la lettura finale del pil del secondo trimestre, il peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale, con un calo del 31,4% (stime e seconda lettura a -31,7%). Una spinta al rialzo viene poi da altri dati macro: cresce l’occupazione nel settore privato, con 749.000 i posti di lavoro creati a settembre contro 600mila attesi; l’indice Chicago Pmi sale a 62,4 punti a settembre ed è il miglior dato dal dicembre 2018.

In questo contesto l’euro-dollaro è poco mosso e scambia intorno a 1,173. Si rianima invece il petrolio, anche grazie a un calo delle scorte settimanali americane superiore alle attese: Brent +0,67%, 41,84 dollari al barile; Wti +1,17%, 39,75 dollari.

Da soppesare l’intervento della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde che, in scia alla Fed, apre a un possibile, importante, cambio di strategia sull’inflazione. La formulazione dell’obiettivo di inflazione della Bce, indicato nel 2003 come ‘al di sotto ma vicina al 2%’ “era adeguata a un periodo in cui la Bce stava cercando di affermare la propria credibilità e un’inflazione troppo alta era la principale preoccupazione” sostiene Lagarde. Ma “nella situazione attuale di bassa inflazione, le preoccupazioni sono diverse e questo deve riflettersi nel nostro obiettivo d’inflazione”.

Sul secondario italiano migliora leggermente lo spread, a 138 punti base (-0,45%) e il rendimento del Btp decennale scende a +0,86%, mentre cominciano a circolare le prime cifre della prossima manovra di bilancio: 40 miliardi tra margini di deficit e anticipo dei fondi del Recovery Plan, che dovrebbero portare a un rimbalzo del pil del 6%. 

Tornando all’azionario milanese: la blue chip migliore di oggi è Saipem, +4,93%, che sembra una pallina magica questa settimana, per gli alti e i bassi che ha messo a segno. Bene anche Tenaris +3,15% (più arretrata Eni +0,35%). Sui titoli potrebbero incidere le speculazioni legate alle dichiarazioni del ministro allo Sviluppo Economico, Patuanelli, che ha parlato di investimenti destinati all’idrogeno per 3 miliardi nel mar Adriatico e “le oil service potrebbero avere un ruolo importante nel realizzare piattaforme di stoccaggio”, osserva un trader interpellato da Reuters.

Tornano sulla breccia anche alcuni titoli bancari. In particolare Banco Bpm, +3,92%.

Molto positiva anche Bper, +195%, al termine di una seduta a due facce, prima in calo e poi in rialzo. La banca modenese ha reso noti i termini dell’aumento di capitale da circa 800 milioni destinato a finanziare l’acquisto del ramo d’azienda nell’operazione Intesa (-0,24%)-Ubi, con uno sconto sul Terp del 30,97%.

In fondo al listino chiude Banca Generali, -4,35%, che paga pegno alla delusione per il disinteresse di Mediobanca (+0,18%). Secondo quanto riportato da Bloomberg ieri, l’istituto di Piazzetta Cuccia avrebbe valutato nei mesi scorsi l’acquisizione di Banca Generali salvo poi accantonare il progetto a causa di condizioni non favorevoli per un’offerta.

Le prese di beneficio mandano in rosso Amplifon, -2,64%, dopo i recenti guadagni. Lettera anche per Recordati -1,99% e Snam -2,05%.

Fra i titoli che restano al centro dell’attenzione, Atlantia perde l‘1,32%, dopo che ieri il cda ha confermato la disponibilità a negoziare la cessione del controllo di Aspi a Cdp ma con una operazione di mercato, ritenendo inoltre non accettabili, in questo contesto, le condizioni poste dalla controparte, tra cui garanzie e manleve.

Fuori dal paniere principale s’impenna Massimo Zanetti, +29,17%, dopo l’annuncio di un’opa volontaria finalizzata al delisting da parte della controllante.

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