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Tim, botta e risposta Cattaneo-Vivendi. La situazione resta tesa

Dopo la dichiarazione dell’Ad sulla sua intenzione di restare fino a fine contratto, la replica risentita di Vivendi (“posizione unilaterale”) certifica lo scontro in atto. Si parla di un possibile triumvirato mentre Cattaneo tratta per l’addio anticipato. Indiscrezioni di stampa su un “rischio Opa” fanno salire il titolo ma sembrano poco credibili

Tim, botta e risposta Cattaneo-Vivendi. La situazione resta tesa

“Ho un contratto che scade nel maggio del 2020 ed è mia intenzione rispettarlo fino all’ultimo giorno”. Il comunicato diffuso martedì da Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Tim, era arrivato con l’intento per riportare serenità sul titolo ma così non è stato. Investitori e piccoli azionisti guardano con preoccupazione l’ennesimo scontro al vertice del gruppo, il primo in Italia per dimensioni e radicamento nelle tlc, monopolista fino alla fine degli anni ’90 e tuttora proprietario dell’ultimo miglio di rete, quello in rame, un’asset strategico messo sotto pressione dal piano del governo per la banda ultralarga.

Le considerazioni di Cattaneo hanno avuto vita breve. Non appena diffusa la nota di Tim, richiesta informalmente dalla Consob, è arrivata la replica ufficiosa e irritata di Vivendi che ha definito “Unilaterale” la posizione espressa dall’Ad e “Irricevibile” la richiesta di far valere il contratto d’ingaggio. In caso di rescissione prima del tempo il conto da pagare per il gruppo francese sarebbe molto alto, sui 50 milioni sommando bonus, compensi fino al termine del mandato e liquidazione. Una fonte a conoscenza della situazione, riportata da Reuters, ha spiegato che sui rapporti con i francesi pesa soprattutto il contrasto con il governo italiano proprio sul piano per la banda ultralarga. Le dichiarazioni di martedì mattina “non sono affatto piaciute e la situazione fra Vivendi e Cattaneo è tesa. Da qui a dire che si arrivi a una rottura però non è così semplice. L’obiettivo di Vivendi è di riavvicinarsi con il governo”.

Come andrà a finire e se Consob chiederà chiarimenti anche ai francesi, lo si vedrà nelle prossime ore o giorni. Quel che è certo, per ora, è che la tensione resta alta. Tanto che si parla di un riassetto che porterebbe ad una sorta di triumvirato: da un lato il presidente Arnaud de Puyfontaine per rappresentare la proprietà, dall’altro l’arrivo di Amos Genish (attuale chief convergence officer di Vivendi) con l’incarico di direttore generale e poteri da Ad ma con l’attribuzione di alcune deleghe a favore dell’attuale vice presidente Giuseppe Recchi.

Il titolo Telecom Italia a Piazza Affari è sotto i riflettori: dopo la caduta di martedì a 0,79 euro, alle 10,49 di mercoledì quota 0,802 euro con un rialzo dell’1,7%. “Il titolo sale perché il mercato ipotizza che ci sia un rischio Opa sulla contesa in atto con l’attuale AD, Flavio Cattaneo. Se così fosse, dovrebbe essere fatta al prezzo di carico delle azioni da parte di Vivendi”, dice un trader – sentito da Reuters -che si mostra comunque scettico su un’eventualità di questo tipo.

Secondo Il Messaggero in edicola, Vivendi rischia l’Opa su Telecom se dovesse sostituire l’attuale AD con un altro manager francese dopo che la presidenza di Tim è stata affidata a de Puyfontaine perché questo, scrive il quotidiano, sancirebbe il controllo di fatto della società indipendentemente dalla soglia di possesso delle azioni (23,9%) inferiore al tetto massimo del 25%. Ipotesi questa, che contrasta però con il Testo unico della finanza, secondo il quale l’unico elemento rilevante ai fini dell’obbligo di Opa è il superamento della soglia fissato al 25% del capitale per le società contendibili, cioè quelle di certe dimensioni prive di un azionista che detenga una partecipazione superiore al 25%. Da Consob al momento non emergono indicazioni per una interpretazione diversa.

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