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Tari 2017 gonfiata: ecco come chiedere il rimborso

Il ministero dell’Economia conferma che molti Comuni hanno sbagliato a calcolare la tassa sui rifiuti – Chi ha pagato troppo può fare ricorso, ma attenzione a tempi e procedure.

Tari 2017 gonfiata: ecco come chiedere il rimborso

Molti italiani hanno pagato una Tari 2017 eccessiva. Lo ha certificato il ministero dell’Economia, rilevando che molti Comuni hanno moltiplicato in modo illegittimo la quota variabile della tassa sui rifiuti da applicare alla superficie totale dell’immobile.

I CHIARIMENTI DEL MINISTERO

Quota che va calcolata una sola volta, spiega il Tesoro in una circolare, perché “un diverso modus operandi da parte dei Comuni non troverebbe alcun supporto normativo”. Il motivo è “che condurrebbe a sommare tante volte la quota variabile quante sono le pertinenze, moltiplicando immotivatamente il numero degli occupanti dell’utenza domestica e facendo lievitare l’importo della Tari”.

Insomma, il Mef chiarisce che per “superficie totale dell’utenza domestica” si intende la somma dei metri quadri dell’abitazione e delle relative pertinenze (garage, box auto e cantine). Perciò la quota variabile va applicata al totale, non all’abitazione e alle singole pertinenze.

RIMBORSI E RICORSI

I contribuenti che si accorgono di aver pagato una Tari eccessiva possono chiedere il rimborso dell’importo versato in eccesso. Come? Innanzitutto bisogna inviare al Comune (o al gestore del servizio) una raccomandata con ricevuta di ritorno (o un messaggio di posta elettronica certificata) chiedendo il ricalcolo e il rimborso entro i 30 giorni.

Poi, se il Comune non accoglie la richiesta, si hanno 60 giorni per impugnare la risposta in Commissione tributaria. Nel caso in cui l’amministrazione non risponda affatto, il termine entro cui fare ricorso si allunga a 90 giorni.

Infine, se il rimborso Tari è inferiore a 3mila euro non è necessario farsi assistere da un avvocato: basta pagare un contributo unificato di 30 euro.

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