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Pil al top da 6 anni ma la Borsa non decolla. Saipem giù, vola A2A

A metà giornata Piazza Affari non aggancia il rimbalzo: soffrono i petroliferi con Saipem peggior titolo del FtseMib, e continua l’agonia di Telecom e Leonardo – Giù anche le banche – In controtendenza A2a dopo i buoni conti di lunedì – Bene anche Campari che entra nell’Msci. Carige sotto pressione nel giorno della riunione del Cda sull’aumento. Seconda giornata di collocamento del BTp Italia

Pil al top da 6 anni ma la Borsa non decolla. Saipem giù, vola A2A

Dopo la raffica di trimestrali dei giorni scorsi, è tempo di dati macroeconomici, che sono in chiaroscuro e pertanto non danno particolari scosse alle Borse: a metà giornata Piazza Affari è poco al di sotto della parità intorno ai 22.300 punti. Leggermente meglio va agli altri listini europei, anche loro intorno alla parità o poco sopra, a metà seduta. La migliore è Londra, che guadagna circa lo 0,2%.

Il dato più incoraggiante è quello del Pil italiano, ulteriormente cresciuto di mezzo punto percentuale e rivisto al rialzo dall’Istat su base annua: secondo le stime il dato è del +1,8%, il miglior risultato da 6 anni e un incremento quasi paragonabile a quello tedesco, cresciuto dello 0,8% nel terzo trimestre (meglio delle attese) e aggiornato al 2% nelle previsioni annue. Sempre dalla Germania è uscito l’indice Zew sulle aspettative economiche degli investitori: è salito a 18,7 punti dai 17,6 punti del precedente mese di ottobre. Il dato risulta però più basso del consensus di mercato che stimava un aumento fino a 20 punti.

Per quanto riguarda l’Eurozona, l’ultima stima flash diffusa oggi vede il Pil dell’area euro salire solo dello 0,6% nel terzo trimestre, mentre la produzione industriale è calata dello 0,6% rispetto ad agosto. Nella Ue è calata dello 0,5%. Ad agosto era aumentata dell’1,4% e dell’1,7% rispettivamente, ma rispetto a settembre 2016 è aumentata, secondo l’Eurostat, del 3,3% e del 3,6%. In Italia la produzione industriale è calata dell’1,3% rispetto ad agosto ed è aumentata del 2,4% rispetto a un anno prima.

In leggero calo il petrolio: Brent sotto i 63 dollari al barile, Wti intorno ai 56,5 dollari al barile a metà giornata. Entrambi registrano perdite decimali. Giù anche l’oro, mentre l’euro si rafforza sul dollaro salendo a 1.17 dall’1.16 dell’apertura di stamattina. Si riduce, di un paio di punti percentuali, lo spread Btp-Bund, scendendo sotto i 140 punti base e avvicinando il minimo del 7 novembre, quando ha toccato i 137.5.

Secondo giorno di collocamento per il BTp Italia, dopo il risultato positivo del lunedì: gli ordini arrivati dai piccoli risparmiatori sono stati pari a 2,185 miliardi di euro (spalmati su 33.495 contratti), in netto miglioramento rispetto a quanto registrato nell’emissione dello scorso maggio quando, il primo giorno, la domanda si fermò a 1,6 miliardi di euro. I risparmiatori hanno ancora a disposizione tutta la giornata di oggi e, se il Tesoro non deciderà per una chiusura anticipata, anche la giornata del 15 novembre. 

Tornando a Piazza Affari, i titoli più in luce sono quelli di A2a e Campari, con guadagni di circa il 4,5% e il 2,5% intorno a mezzogiorno. Ieri la utility lombarda ha pubblicato dei buoni conti, con l’utile netto a 319 milioni di euro: +14% rispetto al 2016. Campari beneficia dell’ingresso nell’indice Msci. Continua invece il momento difficile per Telecom Italia e Leonardo. La società industriale ha perso più del 20% nella seduta di venerdì, un altro 4,3% lunedì e ancora oggi perde il 3% a metà seduta: di questo passo scenderà sotto la soglia dei 10 euro per azione. Stessa sorte per Telecom Italia dopo il netto taglio di giudizio, subito lunedì, da parte di Goldman Sachs.

Il titolo peggiore a metà giornata è però quello di Saipem, che arriva a perdere più del 6% in una giornata complicata anche per gli altri petroliferi (Eni -0,77%, Tenaris -o,95%) dopo l’uscita dal Msci. Il titolo soffre innanzitutto il calo delle quotazioni del petrolio, ma anche risente probabilmente anche della notizia secondo la quale l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ha tagliato le previsioni di crescita della domanda di petrolio per il 2017 e 2018 a causa di temperature moderate e del rialzo dei prezzi. La crescita della domanda è stata rivista al ribasso di 0,1 milioni di barili al giorno nei due anni: dovrebbe raggiungere 97,7 mbg nel 2017 e 98,9 mbg nel 2018, ha indicato nel rapporto mensile.

Soffrono anche i titoli bancari dopo la buona giornata di lunedì: Unicredit -1,12% a 16,74 euro, Intesa Sanpaolo -0,7% a 2,788 euro per azione, Banco Bpm -1,61% a 2,69 euro, Ubi Banca -1% a 3,9 euro. La peggiore è Bper che cede il 2,6% a 4,158 euro per azione. Per Carige (-6,64%), al minimo dell’anno, oggi giornata campale con la riunione del Cda per decidere sull’avvio dell’aumento di capitale da 560 milioni.

Tra le poche trimestrali di oggi, da segnalare quella di Vodafone, che ha chiuso in positivo il primo semestre di esercizio e alzato gli obiettivi per fine anno. Nel dettaglio l’azienda ha registrato un utile netto di 1,1 miliardi di euro nel primo semestre fiscale terminato a settembre. L’ebitda adjusted si è attestato a 7,3 miliardi di euro, in progresso del 13%. I vertici della società per l’intero anno fiscale mettono in conto ora una crescita dell’ebitda del 10%, contro la precedente indicazione di un rialzo tra il 4 e l’8%. Il free cash flow è indicato a fine anno “oltre a 5 miliardi di euro”, contro la precedente indicazione di “circa 5 miliardi”. Il gruppo guidato da Vittorio Colao attribuisce il miglioramento delle previsioni a una dinamica migliore delle attese dei ricavi in Europa e allo slittamento del lancio di Iliad in Italia. E in Borsa vola: a Londra, dove è quotata, Vodafone guadagna più del 5%, avvicinando quota 222 sterline per azione e cioè i massimi da metà agosto.

Sul fronte internazionale, da segnalare anche che S&P’s ha annunciato il “default parziale” sul debito del Venezuela, a fronte dell’incapacità del paese di rimborsare 200 milioni di dollari. La decisione è stata presa lunedì dopo un’attesa di 30 giorni sul pagamento di due obbligazioni. L’annuncio arriva qualche ora dopo la riunione a Caracas dei creditori internazionali che hanno tentato di rinegoziare il debito del paese ed evitare il default. La riunione di appena 25 minuti si è chiusa senza accordo, anche se i creditori si vedranno di nuovo a breve.

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